27 Gennaio 2015

Serve un “piano Marshall” per i paesi colpiti da Ebola

 
Sierra Leone

Oxfam: “Necessario un “Piano Marshall” per i paesi africani colpiti da Ebola. Urgente una Conferenza internazionale per coordinare gli aiuti”.


In Africa occidentale crolla l’occupazione e schizza in alto il prezzo dei beni alimentari: 180 mila nuovi disoccupati in Sierra Leone, metà dei capofamiglia senza lavoro in Liberia, dove il prezzo del riso è aumentato del 40 per cento. Il direttore di Oxfam Italia, Roberto Barbieri: “sono passati attraverso l’inferno: adesso non possiamo abbandonarli”.


Un “Piano Marshall” per un impegno economico che sostenga la ripresa dei paesi africani messi in ginocchio dall’epidemia di Ebola. E’ l’appello lanciato oggi da Oxfam, secondo cui la comunità internazionale non può più rinviare, come successo durante l’emergenza, un aiuto diretto a far ripartire le economie di Liberia, Sierra Leone e Guinea.


I paesi colpiti dall’epidemia versano infatti in condizioni socio-economiche sempre più preoccupanti. E’ prioritario perciò garantire aiuti immediati a milioni di famiglie colpite dalla crisi e investimenti in grado di risollevare l’occupazione, garantendo in parallelo il funzionamento delle strutture sanitarie e l’erogazione di beni e servizi essenziali come salute, istruzione e acqua potabile. Un piano di intervento che richiede un attento lavoro di preparazione.


Ecco perché Oxfam chiede che quanto prima venga convocata una Conferenza Internazionale che si impegni a trovare e mantenere un accordo su piani di intervento che permettano la ripresa dei tre paesi maggiormente colpiti dall’emergenza Ebola: assicurando il supporto degli stati più ricchi nella ricostruzione di una normale vita quotidiana per la popolazione, e rimettendo così le economie dell’area sulla strada della crescita.


“La popolazione ha bisogno di aiuti economici, e ne ha bisogno ora. – spiega il direttore generale di Oxfam Italia, Roberto BarbieriLa gente ha bisogno di lavoro per mantenere le famiglie e di altri servizi essenziali come sanità e istruzione”.


La comunità internazionale non se ne può andare abbandonando la popolazione proprio ora che, fortunatamente, la mortalità della malattia sta diminuendo – continua il responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Riccardo SansoneNon riuscire a sostenere questi paesi, dopo che sono riusciti a superare la crisi scatenata dall’epidemia, significherebbe condannarli a un doppio disastro. Il Mondo è intervenuto in ritardo per fronteggiare l’epidemia: adesso non ci sono scuse per non supportare la ripresa economica e di una normale vita quotidiana”.


La popolazione nella zone colpite dall’epidemia sta facendo di tutto per riuscire a sopravvivere, nonostante il drammatico crollo dei salari. Una ricerca di Oxfam condotta in tre regioni della Liberia ha rilevato che il 73 per cento delle famiglie ha subito una contrazione dei propri redditi, con una perdita media del 39 per cento.

Una caduta verticale dei redditi, che ha come prima conseguenza l’impossibilità di acquistare cibo. Secondo quanto rilevato da Oxfam, nell’ultima settimana il 60 per cento della popolazione non ha avuto cibo a sufficienza: una persona su quattro ha affermato che ciò è dovuto al calo degli stipendi, mentre uno su cinque ha affermato che i prezzi dei generi alimentari sono troppo elevati.

A farne le spese sono prima di tutto le famiglie, con i genitori costretti a chiedere aiuto ad amici e parenti, a ridurre il numero di pasti consumati in un giorno o a rinunciare a mangiare per poter sfamare i propri figli.


Secondo i dati della Banca Mondiale, dallo scoppio dell’emergenza Ebola in Sierra Leone quasi 180.000 persone hanno perso il lavoro e in Liberia la metà dei capofamiglia è disoccupata. Sempre in Liberia, aggiunge la Banca Mondiale, le conseguenze maggiori sono ricadute sulle donne, che hanno perso il lavoro più dei colleghi uomini. Il crollo dei redditi è esacerbato inoltre dalla crescita dei prezzi dei generi alimentari. In Liberia il prezzo del riso è aumentato del 40 per cento rispetto alla media stagionale.


A complicare il quadro si aggiunge il fatto che i tassi di povertà nei paesi colpiti dall’Ebola erano già molto elevati prima dello scoppio dell’epidemia. In Sierra Leone il 56 per cento della popolazione viveva sotto la soglia di povertà, mentre in Liberia e in Guinea rispettivamente il 64 e il 40 per cento.


Prima dello scoppio dell’epidemia, Liberia e Sierra Leone avevano due dei più alti tassi di crescita economica di tutta l’Africa, con percentuali oltre il 5% in Liberia e una previsione di crescita dell’11,3 per cento in Sierra Leone. Entrambi i paesi stavano uscendo da una grave crisi economica dovuta ad anni di guerra devastanti. Anche in Guinea, prima dell’Ebola, il tasso di crescita previsto per il 2014 era pari al 4,5 per cento. Adesso però è necessario ripartire.

 


Costa sta facendo Oxfam


Parallelamente al lavoro di prevenzione tuttora in corso, Oxfam sta progettando di incrementare il suo lavoro per aiutare la ripresa delle comunità colpite dall’epidemia, puntando soprattutto sulla fornitura di aiuti economici alle famiglie più vulnerabili e risanando le infrastrutture idriche e igienico-sanitarie.

Finora, nella sua risposta alla crisi, Oxfam ha aiutato 650.000 persone in Sierra Leone, 445.000 in Liberia e 33.000 in Mali. Ha inoltre aiutato altre 15.000 persone con attività di prevenzione in Guinea Bissau, Gambia e Senegal.
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