19 Maggio 2016

Open Europe: assistenza ai migranti respinti dagli hotspot

 

[vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”34283″ img_size=”medium”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]Un ragazzino di 11 anni e altri minori non accompagnati trattenuti nell’hotspot di Pozzallo da oltre 2 mesi: è quanto ha documentato nella sua prima uscita l’unità mobile che offre assistenza legale, informazione e supporto ai migranti respinti dagli hotspot, per questo esclusi dal sistema di accoglienza per richiedenti asilo.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]L’iniziativa, nell’ambito del progetto OpenEurope, è promossa da Oxfam Italia insieme alla Diaconia Valdese e all’associazione Borderline Sicilia con l’obiettivo di garantire i diritti dei migranti che sono stati violati durante le procedure di identificazione e registrazione che seguono agli sbarchi.

Le testimonianze raccolte nel dossier Hotspot, il diritto negato, pubblicato oggi, mostrano infatti come i respingimenti collettivi di migranti e il loro trattenimento prolungato negli hotspot di Pozzallo e Lampedusa violino la normativa internazionale sull’asilo e abbiano creato in questi mesi una vera e propria emergenza sul territorio siciliano.[/vc_column_text][vc_raw_html]JTNDcCUzRSUzQ2NlbnRlciUzRSUzQ2lmcmFtZSUyMHdpZHRoJTNEJTIyNjAwJTIyJTIwaGVpZ2h0JTNEJTIyMzM4JTIyJTIwc3JjJTNEJTIyaHR0cHMlM0ElMkYlMkZ3d3cueW91dHViZS5jb20lMkZlbWJlZCUyRmI0UXR2WkxoMjdRJTNGcmVsJTNEMCUyMiUyMGZyYW1lYm9yZGVyJTNEJTIyMCUyMiUyMGFsbG93ZnVsbHNjcmVlbiUzRSUzQyUyRmlmcmFtZSUzRSUzQyUyRmNlbnRlciUzRSUzQyUyRnAlM0U=[/vc_raw_html][vc_column_text]I dati sono eloquenti e restituiscono un’idea precisa del fenomeno. Secondo i numeri riportati dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione ed espulsione dei migranti, ad esempio la sola Questura di Agrigento ha emanato decreti di respingimento per 1.426 persone da settembre a gennaio, e di queste solo 311 sono finite in un CIE (Centro di identificazione ed espulsione). Tutti gli altri sono stati messi per strada con un foglio che li invita a lasciare il territorio nazionale entro 7 giorni:  “E’ ovvio che nessuna di queste persone, se anche ne avesse la volontà, avrebbe i mezzi economici per arrivare a Roma e acquistare un biglietto aereo di ritorno nel proprio paese, né potrebbe farlo, in assenza di documenti e titoli di viaggio. – denuncia il rapporto –  Le persone respinte non possono quindi che andare a ingrossare le fila degli irregolari, costretti in alloggi di fortuna, senza nessuna prospettiva”.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]A questi migranti, il team mobile costituito da un operatore socio-legale e da un mediatore linguistico-culturale offre quindi assistenza legale per presentare ricorso verso il decreto di respingimento e per fornire supporto per l’eventuale richiesta di protezione internazionale.[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”34284″ img_size=”medium”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]I decreti sono infatti impugnabili, perché di fatto la “procedura” che ha portato al respingimento non ha base giuridica e si fonda su prassi non contenute in documenti di carattere normativo.
Il team mobile fornisce inoltre informazioni sui diritti e sulle strutture di accoglienza oltre ad un sostegno materiale attraverso la distribuzione di kit igienico-sanitari differenziati per gli uomini e per le donne, di abiti, calzature, indumenti intimi, cibo confezionato, acqua, schede telefoniche locali e internazionali. Ai soggetti più vulnerabili, quali minori non accompagnati, donne che viaggiano sole o in stato di gravidanza, persone che hanno subito traumi fisici o psichici, malati o portatori di handicap, viene inoltre offerta una degna accoglienza assieme a servizi di orientamento e inclusione in strutture dedicate.

Non possiamo accettare che persone vulnerabili siano abbandonate in strada. Questo progetto nasce in primo luogo per far fronte a un’emergenza di tutela dei diritti che ad oggi non viene affrontata dalle istituzioni, ma anche per portare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei decisori politici su un problema sociale che deve essere affrontato tempestivamente e nel modo più inclusivo possibile” dichiara Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia.

Massimo Gnone, referente area migranti della Diaconia Valdese, aggiunge: “Vogliamo supportare le persone in fuga dalla guerra e dalla violenza affinché possano esercitare il diritto all’asilo, accedendo alle misure d’accoglienza previste dalla normativa italiana. Questo accompagnamento legale e umanitario va a beneficio delle comunità locali e di tutta la popolazione, riducendo la presenza di persone senza documenti che vagano sul territorio senza alcuna assistenza e facilmente sono agganciate dalle organizzazioni criminali o entrano nel giro del caporalato”.

Paola Ottaviano, avvocato referente di Borderline Sicilia, afferma: “Nessuna prassi amministrativa dettata da una decisione politica può porsi in contrasto ed in violazione di norme nazionali ed internazionali, quali quelle relative al diritto d’asilo. L’esercizio di tali norme non può essere arbitrariamente negato attraverso sommarie e frettolose procedure messe in atto dalla polizia italiana e da Frontex al momento dell’arrivo e negli hotspot come è avvenuto nei mesi scorsi”.

Per far fronte alla situazione Oxfam Italia, Diaconia Valdese e Borderline Sicilia chiedono quindi che:

  • la procedura hotspot sia precisata dalla normativa comunitaria e nazionale;
  • tutti i migranti, come stabilito dalla legge, ricevano informazioni circa i loro diritti, compreso quello di poter richiedere protezione internazionale, in forma e lingua a loro effettivamente comprensibile;
  • le procedure di identificazione e registrazione si svolgano nel pieno rispetto dei diritti umani;
  • sulle navi, presso i punti di sbarco e i centri dove avvengono le prime operazioni di identificazione siano presenti operatori e mediatori qualificati appartenenti a organizzazioni della società civile, indipendenti, non finanziate dal Ministero dell’Interno, con funzioni di supporto, facilitazione e monitoraggio del rispetto dei diritti dei migranti;
  • nessun migrante sia respinto o espulso senza che il suo caso sia stato valutato singolarmente, considerato che nessuna norma attribuisce alle forze dell’ordine la facoltà di distinguere un richiedente protezione internazionale da un migrante cosiddetto economico;
  • nessun migrante sia trattenuto nei centri di accoglienza al solo fine di essere identificato;
  • il numero dei centri di accoglienza sul territorio sia commisurato al numero degli arrivi, evitando così le ormai sistematiche situazioni di sovraffollamento. Le condizioni di vita dentro i centri devono rispettare la dignità e la privacy dell’individuo, soprattutto se in condizioni di vulnerabilità;
  • nessun migrante sia costretto con misure coercitive a sottostare alle procedure di identificazione e foto-segnalamento;
  • siano garantiti specifici percorsi protetti alle categorie vulnerabili, quali minori non accompagnati, donne che viaggiano sole o in stato di gravidanza, persone che hanno subito traumi fisici o psichici, malati o portatori di handicap.

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Chiedi con noi ai Governi Europei di agire. Chiedi che si metta fine a questa tragedia che sta costando troppe vite. Diciamo basta, insieme. #adessobasta
Chiedi a governi e istituzioni europee di rispondere all’emergenza e affrontare le cause delle migrazioni.

Unisciti a noi: firma la petizione

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