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Il nuovo rapporto lanciato oggi a livello mondiale denuncia governi e multinazionali

Uganda. Lokuda, 60 anni, 8 figli, sostiene che la sua terra è stata presa violentemente dalla NFC. Credits: Oxfam
Lokuda, padre di 8 figli

Sono 227 milioni gli ettari di terra venduti, affittati o concessi in uso in tutto il mondo dal 2001. Una superficie equivalente all’Europa nord-occidentale.

Il rapporto che abbiamo diffuso oggi, stima le dimensioni mondiali del fenomeno land grabbing, l’accaparramento incontrollato delle terre effettuato in particolare da investitori internazionali con accordi su larga scala.

L’espandersi del fenomeno mette in pericolo le comunità più povere, che perdono case e mezzi di sostentamento – a volte a seguito di violenze – senza essere consultate, risarcite e senza avere mezzi per fare ricorso.

Non tutti i 227 milioni di ettari sono classificabili come land grabbing, ma dietro le acquisizioni di terreni si cela spesso questo fenomeno. La scarsa trasparenza e la segretezza che circondano tali compravendite di terra rendono difficile calcolare i numeri esatti. Ciononostante, Oxfam e i suoi partner hanno analizzato circa 1.100 accordi relativi all’acquisizione di 67 milioni di ettari: il 50% delle compravendite sono avvenute in Africa e coprono un’area quasi pari alla superficie della Germania.

”Il numero senza precedenti delle compravendite e la crescente competizione per la terra sta avvenendo sulla pelle dei più poveri del mondo. In questa nuova corsa all’oro, gli investitori ignorano i diritti delle comunità locali le cui economie si fondano sulla terra”, dichiara Francesco Petrelli, presidente di Oxfam Italia. “Lo scandalo è che l’80% delle terre accaparrate rimane inutilizzato. Questa nuova corsa all’oro si intensificherà nel futuro, a causa della crescente domanda di cibo, dei cambiamenti climatici, della scarsità d’acqua e dell’incremento della produzione di biocarburanti che sottrae migliaia di ettari alla produzione di cibo”.

Tutti gli indicatori economici fanno prevedere un’accelerazione della corsa alla terra nei prossimi anni. Basti pensare che quasi tre miliardi di persone vivono in regioni dove la domanda di acqua supera l’offerta. L’economia globale, inoltre, triplicherà le sue dimensioni entro il 2050 con una domanda crescente di risorse naturali. L’olio di palma è il più consumato al mondo ed è utilizzato in circa metà del cibo confezionato e dei prodotti per l’igiene. Si prevede che la sua produzione raddoppi entro il 2050, incrementando le aree coltivate di 24 milioni di ettari, sei volte la superficie dell’Olanda.

Il rapporto lanciato nell’ambito di Coltiva, la campagna globale di Oxfam, fa chiarezza su alcuni dei “miti” associati all’investimento sui terreni del Sud del Mondo e descrive inoltre gli effetti devastanti che il land grabbing ha in Uganda, Sud Sudan, Indonesia, Honduras e Guatemala. In Uganda, per esempio, almeno 22.500 persone hanno perso casa e terra.  Nel caso è coinvolta la New Forest Company (Nfc), un’azienda britannica specializzata nella produzione di legname. Molte persone sono state allontanate e non hanno più mezzi di sostentamento, né possibilità di mandare i figli a scuola. Ci sono state ordinanze del tribunale contro la Nfc e testimoni oculari hanno riferito che i dipendenti dell’azienda hanno preso parte essi stessi ad alcuni espropri. Tuttavia, la Nfc nega di essere coinvolta.

“Il caso dell’Uganda mostra chiaramente come l’accaparramento di terre privi le popolazioni vulnerabili di qualsiasi rete di protezione. Migliaia di persone sono in grande difficoltà dopo esser state trasferite ed espropriate dei loro beni, senza essere consultate o ricompensate”, avverte Jeremy Hobbs, direttore generale di Oxfam. “Oxfam chiede agli investitori, ai governi, e alle organizzazioni internazionali di porre  fine al land grabbing, cambiando le attuali politiche che non garantiscono procedure partecipate e un equo trattamento delle comunità locali, né il rispetto delle norme internazionali.”

I dati sono raccolti dalla Land Matrix Partnership, una coalizione di organizzazioni accademiche, scientifiche e non governative di cui Oxfam fa parte insieme a International Land Coalition, le università di Berna e Amburgo, l’istituto di ricerca francese Cirad, l’agenzia tedesca per la cooperazione tecnica Giz.

Marzo 2013: Progressi nella mediazione tra la comunità di Mubende in Uganda e la società britannica di legname

Nel settembre 2011 molti di voi hanno firmato il nostro appello per chiedere giustizia per gli abitanti della comunità di Mubende, nel sud-ovest dell’Uganda, i quali, a seguito di un’acquisizione di terra da parte della compagnia britannica di legname New Forest Company (NFC), sono stati sfrattati.

Dopo un anno di trattative, è stato raggiunto un passo importante tra la comunità di Mubende e la New Forest Company: entrambe le parti hanno firmato un accordo che definisce gli impegni assunti finora nella mediazione condotta dal Compliance Advisor/Ombudmsan (CAO), che gestisce i reclami delle comunità colpite dagli investimenti dell’International Finance Corporation, il ramo del settore privato della Banca Mondiale. Ulteriori discussioni avranno luogo prima della firma dell’accordo definitivo.

Per sapere di più sul progresso raggiunto nella mediazione leggi il CAO Progress Report:

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