Famiglia in un accampamento in Nepal

I terremoti, come quello accaduto in Nepal, sono vissuti in modo uguale da donne e uomini?


I disastri non colpiscono tutti in egual misura, e il nostro lavoro deve tenerne conto.


Sangita Kafle stava dormendo quando è battuto il terremoto. “I bambini erano a casa a giocare quando tutti i mobili hanno cominciato a dondolare e mi sono caduti vicino”, ricorda “Mi sono trovata coperta dai libri e dalle fotografie cadute dagli scaffali. Ho afferrato i miei figli e ho preso il telefono e sono corsa fuori. Siamo usciti senza fare in tempo a prendere niente altro”.
Sangita, suo marito e i suoi due figli – un maschio di 3 anni e una femmina di 7 – sono sopravvissuti al terremoto che ha colpito il Nepal il 25 aprile scorso, ma hanno dovuto abbandonare il loro appartamento danneggiato a Kathmandu. Quando un fotografo di Oxfam l’ha incontrata il 28 aprile, la famiglia di Sangita si era rifugiata nell’accampamento di Tundikhel, condividendo un telone con altre 17 persone. Nel frattempo, Sangita si sta prendendo cura di diversi parenti ricoverati in ospedale. “Vado su e giù ogni giorno a far loro visita e cercare di recuperare il cibo e le medicine di cui hanno bisogno” ci dice.


Una emergenza importante come il terremoto ha colpito tutti – donne, uomini e bambini. Ma non tutti ne vengono colpiti in egual misura. Le donne, incluse le madri come Sangita, devono affrontare particolari difficoltà quando il loro mondo viene capovolto.


Una madre che si rifugia in un accampamento temporaneo potrebbe infatti avere grosse difficoltà a mantenere i bambini piccoli puliti, nutriti e al sicuro. Una donna più anziana potrebbe non avere accesso o riuscire a usare le strutture igieniche comuni. E una giovane donna potrebbe essere vittima di molestie sessuali, o peggio. Questa settimana, per esempio, il giornale britannico Guardian ha riferito che decine di migliaia di giovani donne provenienti dalle regioni colpite dal terremoto sono ora a rischio di essere prese di mira dai trafficanti di essere umani. “Non c’è niente come una situazione di emergenza per scatenare la violenza: quando si scatena il caos si creano opportunità per i trafficanti di donne”, ha detto un operatore di emergenza.


Ad aggravare questa situazione di difficoltà vi è un problema ormai incancrenito nel tessuto sociale di molte comunità, dove non è semplice per le donne far sentire la propria voce e assicurarsi che le proprie esigenze vengano trattate come prioritarie.
Ecco perché, in caso di emergenza, Oxfam cerca di focalizzare l’attenzione sulle esigenze di donne e ragazze. Ci chiediamo: sono al sicuro? Se la risposta è no, esiste un sistema che permetta loro di sentirsi al sicuro? Nei posti dove andremo a posizionare latrine e bagni le donne e le ragazze saranno al sicuro? Di cosa hanno bisogno in particolare? Come possiamo assicurarci che le donne più vulnerabili possano avere accesso al cibo o rimettere in piedi le loro attività? E la domanda che ricomprende tutte le altre, le donne hanno possibilità di influire nel processo decisionale su come rispondere all’emergenza, e come ricostruire?


Nell’assistere le comunità nel fronteggiare le conseguenze del terremoto, queste domande – e le risposte delle donne – ci aiutano a guidare il nostro lavoro. Abbiamo la speranza che le donne in Nepal e in tutto il mondo rendano responsabili i loro governi e siano benvenute anche come leader.
Tutto è racchiuso in una parola che usiamo molto qui a Oxfam: empowerment. L’empowerment è un processo per ottenere il controllo sopra le cose che riguardano chi è coinvolto, al di là delle ideologie e delle risorse che determinano il potere. L’empowerment femminile è un processo attraverso cui le donne acquistano consapevolezza di come le strutture di potere influiscono sulle loro vite e ottengono la fiducia per sfidare le diseguaglianze di genere.


L’empowerment a volte è un processo lungo. Può essere difficile. Ma anche durante le crisi – come il terremoto in Nepal – è un obiettivo che assolutamente non dobbiamo perdere di vista.

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