Un anno in immagini:
cosa abbiamo realizzato insieme nel 2021

Quando la seconda ondata di COVID-19 ha colpito l’India a fine aprile, ha messo in crisi la sanità pubblica lasciando gli ospedali sopraffatti e persone letteralmente lasciate a morire per strada.
In meno di un mese il paese ha visto più di 100.000 morti, portando il totale delle vittime a 300.000 – il terzo numero più alto del mondo, dopo Stati Uniti e Brasile.

Per aiutare gli ospedali governativi a far fronte a questa mortale seconda ondata, Oxfam ha garantito strumenti e dispositivi medici quali ossigeno, generatori, termometri e serbatoi di ossigeno, letti, dispositivi per la protezione personale per gli operatori sanitari di primo soccorso. Abbiamo anche assistito coloro che avevano perso i mezzi di sostentamento e aiutato lavoratori migranti bloccati lontano da casa senza lavoro, soldi e cibo durante i lockdown.

Salem e suo figlio Omar (nomi cambiati) sono sfollati quattro volte prima di arrivare al campo di Alswidan a Marib, Yemen, dove ora vivono con altri cinque membri della famiglia in una minuscola tenda. Ogni volta si sono dovuti lasciare tutto alle spalle tutto e hanno camminato per giorni per raggiungere il luogo sicuro più vicino. Omar è nato nel 2015, l’anno in cui è iniziata la guerra, e questa è la vita che ha sempre conosciuto.
Da quella data, sono più di tre milioni di yemeniti che hanno ricevuto acqua pulita e kit igienico sanitari per lottare contro il Covid-19 e il colera, cibo, sostegno economico, aiuto nella riabilitazione di infrastrutture.
La guerra dura ormai da sei anni in Yemen, distruggendo ogni mezzo di sussistenza e lasciando 13,5 milioni di persone a soffrire la fame. Quasi il 70% della popolazione ha urgente bisogno di assistenza umanitaria. Oxfam fornisce acqua pulita e beni per l’igiene personale per prevenire la diffusione di colera e Covid-19, denaro per acquistare cibo e sostegno per guadagnarsi da vivere attraverso l’agricoltura e le piccole imprese.

Abdelsamad Alquanou, funzionario di Oxfam per acqua e igiene, segue l’implementazione dei lavori di manutenzione degli impianti idrici e delle acque reflue in un quartiere di Beit Lahia, nel nord di Gaza.
Dopo 11 giorni di intensi bombardamenti sulla striscia di Gaza, il 21 maggio è stato indetto un cessate il fuoco. Secondo il ministero della salute, 242 palestinesi sono stati uccisi e 1.900 sono rimasti feriti. Gli attacchi israeliani hanno causato gravi danni a edifici residenziali e commerciali, scuole e infrastrutture, comprese strade, reti elettriche, impianti idrici e terreni agricoli. Oltre 2.500 persone sono rimaste senza casa a causa della distruzione delle loro abitazioni.
Per soddisfare i bisogni urgenti, Oxfam ha fornito servizi idrici e igienici con i relativi pezzi di ricambio utili al loro funzionamento e manutenzione durante le emergenze, inclusi tubi dell’acqua e delle fognature, valvole, pompe, filtri e olio.

Letay Berthe è tra i milioni di persone colpite dai combattimenti nella regione del Tigray settentrionale in Etiopia, da novembre 2020. Questa madre di 9 bambini vive in una casa abbandonata e lotta per mantenere la sua famiglia con piccoli commerci nei mercati circostanti. Una serie di emergenze disastrose l’hanno lasciata letteralmente senza nulla.
Un anno dopo lo scoppio della guerra nella regione del Tigray, le comunità stentano a riprendersi a causa degli effetti combinati del conflitto in corso, della siccità prolungata, dell’invasione di locuste del deserto e della pandemia di Covid-19. Sette milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria. Secondo gli ultimi dati, 400.000 persone vivono in condizioni di carestia. Oxfam e le organizzazioni locali stanno fornendo acqua potabile, denaro e cibo, distribuendo kit igienici, costruendo latrine e altre strutture igienico-sanitarie.

A luglio, molti giorni di forti piogge monsoniche nel sud-est del Bangladesh hanno provocato gravi inondazioni e smottamenti nei campi profughi di Cox’s Bazar. Le piogge hanno costretto intere famiglie a sfollare inondando strade e ponti, rifugi e infrastrutture, e aumentando il rischio di contrarre malattie trasmesse dall’acqua sporca o contaminata.
Le comunità colpite sono state circondate dall’acqua, acqua impossibile da bere. L’inondazione si è verificata quando il Bangladesh registrava un picco record di casi Covid-19, mettendo i rifugiati, le comunità ospitanti e i soccorritori a un rischio maggiore a causa del virus.
Con i nostri partner abbiamo riparato le strutture idriche e igienico-sanitarie, distribuito taniche di acqua potabile di emergenza e pastiglie per la purificazione dell’acqua, condiviso informazioni essenziali sulla sensibilizzazione sanitaria per mantenere i rifugiati al sicuro durante le emergenze.

Winnie (nome cambiato), 17 anni, è una studentessa diplomata grazie al programma Education for Life di Oxfam a Juba, nel Sud Sudan. Molte ragazze nella zona hanno lasciato la scuola durante il lockdown, ma con il supporto di Oxfam tante di loro sono state in grado di tornarvi. “Sapevo che alla fine sarei tornata a scuola dopo il lockdown. Il mio più grande sogno è diventare un avvocato, per risolvere i problemi della mia comunità”, ci ha detto Winnie.
Le donne e le ragazze sono state le più gravemente colpite da conflitti, dalla pandemia di Covid-19 e dalle conseguenze di cambiamenti climatici nel Sud Sudan. La pandemia e la conseguente chiusura delle scuole nel marzo 2020 hanno esacerbato molte delle sfide che devono affrontare nel perseguire un’istruzione, come i matrimoni precoci e forzati, le gravidanze tra adolescenti e la violenza di genere.

Sono trascorsi quattro anni da quando la città di Mousul e i dintorni sono stati restituiti dal controllo dell’ISIS a quello del governo iracheno. Migliaia di famiglie, fuggite alle violenze e vissute nei campi per sfollati, vi stanno tornando. Si uniscono ad altri che vivono tra case distrutte, senza accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione e all’acqua. Le sfide sono immense. Abbiamo sostenuto gli abitanti di Mosul garantendo denaro, prestiti per attività, ripristino reti idriche ed edifici scolastici.
Farah (nome cambiato) ha aperto il suo salone di parrucchiera dopo la liberazione della città. Questa è oggi la principale fonte di reddito per lei e per la sua famiglia. “Dopo l’ISIS tutto è cambiato. Ho acquistato maggiore indipendenza, perchè ora la nostra società ha finalmente capito che le donne posso provvedere non solo a sé stesse, ma anche ai loro figli e all’intera famiglia”, ha affermato.

In emergenza, i metodi tradizionali che prevedono la distribuzione di cibo, ripari e altre forniture non sono sempre i migliori o i più efficienti per garantire aiuto. Oxfam è una delle prime organizzazioni umanitarie a utilizzare la tecnologia blockchain per il trasferimento del denaro in modo più rapido, economico e trasparente che mai.
La soluzione UnBlocked cash consiste in carte “tocca e paga”, una app attraverso cui i fornitori ricevono i pagamenti e una piattaforma online in cui le ONG come Oxfam possono monitorare le transazioni da remoto e in tempo reale.
Dopo aver messo in atto un progetto pilota a Vanuatu, abbiamo ampliato il programma per distribuire assistenza in contanti e voucher a oltre 35.000 beneficiari colpiti dal ciclone Harold, di categoria 5 e dal Covid-19.

Quando il devastante tifone Goni ha attraversato le Filippine nel novembre 2020, è arrivato nel momento peggiore possibile – la stagione del raccolto del riso – e mentre la regione era ancora sconvolta dagli effetti del tifone Quinta di una settimana prima. Questi tifoni sono un evento comune nel paese. Sono cresciuti per gravità e frequenza e sono principalmente dovuti ai cambiamenti climatici. Ogni volta, sono necessari mesi affinché gli agricoltori possano riprendersi.
Dopo il tifone Goni, Rice Watch Action Network (RWAN) ha offerto il proprio aiuto ai leader della comunità del villaggio di Carangcang per iniziare a coltivare ortaggi in modo idroponico (senza utilizzare il suolo) attraverso un progetto finanziato da Oxfam. Invece di distribuire semi, RWAN e Oxfam hanno distribuito piantine. In questo modo, non solo la comunità avrebbe avuto semi, ma avrebbe avuto anche la possibilità di coltivare piante che potrebbero fornire semi ad altri agricoltori.

Immagina di coltivare ortaggi a temperature che si avvicinano a 50 gradi con siccità ricorrenti. In Burkina Faso, dove gli agricoltori lottano per sopravvivere agli effetti del cambiamento climatico, è una questione di sopravvivenza per gran parte della popolazione che dipende dall’agricoltura e dal cibo che ne trae. “Per tutta la vita ho coltivato” dice Alizeta Sawadogo, 55 anni, “coltivavo cereali, ma piove sempre meno e la stagione secca si allunga e diventa più calda. Le rese sono sempre più basse”.
Con il supporto di Oxfam e del partner locale ATAD, Alizeta si è unita ad un gruppo di 50 donne vulnerabili e senza terra in una fattoria collettiva di due ettari, dove ha imparato riguardo all’adattamento ai cambiamenti climatici. Per Alizeta è un’opportunità per reinventarsi: “Ho imparato a produrre alimenti biologici utilizzando tecniche rispettose dell’ambiente”, afferma. “Posso sfamare la mia famiglia tutto l’anno”.

La disuguaglianza nel sistema alimentare non è mai stata così alta. Nonostante l’industria alimentare generi trilioni di dollari all’anno, il gran numero di persone che vanno a letto affamate sono esse stesse produttori di cibo o lavoratori agricoli. Il Covid-19 ha acuito queste disuguaglianze e condannato molti lavoratori del settore alimentare e agricolo nel Sud del mondo a una maggiore povertà.
Felipe (nome cambiato), ha 33 anni e vive nel Nord dello stato di Minas Gerais, dove si guadagna da vivere con lavori temporanei. Con la pandemia le opportunità sono diventate scarse. Ha lavorato in condizioni di schiavitù in una fattoria di caffè nel Sud dello stato, dove con un collega raccoglievano circa 2,5 tonnellate di caffè al giorno senza ricevere alcuno stipendio. Hanno bevuto acqua contaminata, dormito per terra e non hanno ricevuto alcuna attrezzatura per proteggersi dal Covid-19.

Il cambiamento climatico non ha confini e riguarda tutti noi. Colpisce soprattutto coloro che vivono nei paesi più poveri, che sono anche quei paesi che meno contribuiscono alla creazione del fenomeno. Il prossimo decennio è fondamentale per metterci su una strada più sicura. Ci restano solo otto anni per invertire le sorti e prevenire un catastrofico aumento della temperatura globale.
Mentre i leader mondiali si sono riuniti alla COP26 di Glasgow, ci siamo uniti alla marcia mondiale per il Clima per spingerli ad agire ora sulla crisi climatica. Il 6 novembre, il Global Day of Action ha visto migliaia di persone marciare per la giustizia climatica nelle città e nei paesi di tutto il mondo. A Glasgow e a Londra la nostra marcia ha portato in strada le voci di migliaia di attivisti, in particolare delle persone e delle aree più colpite, attraverso schermi video, ad-bike e pedicab.