30 Luglio 2010

Haiti, il lavoro all’ospedale

 
Donna nel campo sfollati, Haiti. Credits: OxfamInternational
Nel campo sfollati

Ci troviamo nell’ospedale da campo istallato dalla Piattaforma della Società Civile dominicana a Leogane, a ovest di Port au Prince, che fornisce cure mediche alla popolazione di questa città, una delle più colpite dal sisma, e assistenza psicologica ai bambini degli orfanatrofi della zona.
Nell’accampamento ci sono un dottore, un farmacista e personale di appoggio, che trattano una media di 45 pazienti al giorno, per un totale di più di 1100 pazienti al mese in media. Nei mesi di maggio e giugno, grazie all’aiuto di tanti di voi, della provincia di Firenze e della Regione Toscana, siamo stati in grado di fornire prima assistenza a quasi 4000 persone; più di 800 sono state curate nell’avamposto di emergenza. Grazie alla collaborazione di altre associazioni, ad esempio “Pompieri senza frontiere” siamo potuti arrivare anche fuori dal campo, dove era difficile accedere per raggiungere quei malati impossibilitati a recarsi presso la struttura.
Le cartelle cliniche parlano chiaro: la maggioranza dei pazienti sono donne, con infezioni e parassiti intestinali. La cattiva igiene, l’acqua sporca e l’alimentazione scarsa ne sono i principali responsabili.
Durante questi mesi si è aggiunto al campo anche un programma di prevenzione dentale; 7 tecnici dentisti inviati dal Guatemala in meno di 30 giorni hanno visitato 1000 pazienti.

Una parte importante del nostro lavoro qui riguarda i bambini, con un programma di assistenza psicologica agli orfani, ospitati dai numerosi centri della zona e laboratori di formazione e aggiornamento per il personale.
Nei mesi di maggio e giugno abbiamo trattato circa 150 bambini, focalizzandoci sulla loro vita affettiva ed emozionale e concentrandoci specificatamente nell’affrontare le conseguenze dei traumi psicologici riportati dopo il terremoto.
La maggior parte di essi, circa un centinaio, prova scarse capacità di far fronte a situazioni di stress e mostra una personalità molto introversa. Si tratta di bambini assai vulnerabili e depressi e ancora traumatizzati, che mostrano problemi di comportamento, specialmente a scuola. Una trentina di questi bambini, che si trovavano in luoghi particolarmente pericolosi al momento del sisma, manifestano tutt’ora impulsi suicidi.

Noi cerchiamo soprattutto di farli parlare, utilizzando anche giochi di ruolo e simulazione. Gli adolescenti ci raccontano come hanno vissuto il momento del terremoto, le frustrazioni e le difficoltà della vita nell’orfanatrofio.
Con i bambini più piccoli utilizziamo le immagini e la musica. I loro disegni raffigurano case distrutte, persone amputate e cimiteri. Esprimono in questo modo le paure, i problemi e le inquietudini che li accompagnano ogni giorno. La musica ha un grande effetto terapeutico per coloro che sono perseguitati dagli incubi notturni.
Sotto la spinta dei dirigenti degli orfanatrofi abbiamo organizzato un concorso di opere d’arte.

Sfortunatamente, gli orfanatrofi con cui lavoriamo non hanno appoggi istituzionali per acquistare alimenti e garantire le cure dei propri ospiti. In uno di questi, una tempesta ha distrutto le due tende gigantesche che ospitavano i bambini. Con le donazioni ricevute abbiamo quindi acquistato anche alimenti, vestiti e una tenda per l’orfanatrofio distrutto.

Rafael Taveras, Oxfam Italia, agosto 2010

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