La storia di Nyabiel

Nonostante un viaggio estenuante e la crescente scarsità di cibo, Nyabiel continua a lottare ogni giorno per dare ai suoi figli un futuro migliore.

Illustrazione: Francesco Chiacchio

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Mi chiamo Nyabiel, ho 35 anni. Ogni giorno è una lotta, ma continuo a resistere. La mia fede e i miei figli mi danno la forza per andare avanti.

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Fuggire era l’unica possibilità

A Malakal, in Sud Sudan, vivevo una vita modesta ma stabile. Lavoravo come addetta alle pulizie in ospedale, mentre mio marito serviva nell’esercito. I pasti condivisi, i vestiti puliti dei miei figli, i piccoli gesti quotidiani: tutto questo è stato spazzato via dalla guerra.

Quando il conflitto ha travolto la mia città, non ho avuto altra scelta che fuggire insieme ai miei cari.

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Nyabiel, 35 anni e madre di cinque figli, cura l’ingresso della sua casa per il Natale nel campo profughi sud-sudanese di Kule, a Gambella. Credit: Maheder Haileselassie Tadese. Illustrazione: Francesco Chiacchio

Nyabiel, 35 anni e madre di cinque figli, cura l’ingresso della sua casa per il Natale nel campo profughi sud-sudanese di Kule, a Gambella. Credit: Maheder Haileselassie Tadese. Illustrazione: Francesco Chiacchio

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Un viaggio di sopravvivenza

Abbiamo camminato per quasi un mese, affrontando fame, sete e paura. Non sapevamo dove avremmo dormito né se saremmo arrivati vivi.

Con mio fratello al mio fianco e miei figli da proteggere, abbiamo attraversato terre ostili insieme a migliaia di persone. Le canzoni, la preghiera e la solidarietà reciproca sono stati il filo che mi ha tenuta in vita.

Arrivati finalmente al campo per sfollati in Etiopia, abbiamo trovato un po’ di pace: un rifugio, dell’acqua e del cibo.

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Le sfide quotidiane non finivano

Ho attraversato momenti molto difficili, con ritardi negli aiuti alimentari dovuti a problemi di sicurezza e difficoltà logistiche nella regione.*

Quando trovavamo un po’ d’acqua, la usavamo soprattutto per bere. Altrimenti, dovevamo raccoglierla da una pozza.

Con l’arrivo della stagione secca, il caldo diventava davvero pesante. Per cercare un po’ di sollievo, preparavo un letto di fango dove poter riposare. La vita era dura, ma non mi sono arresa.

 

Grazie a chi ci ascolta

A chi legge la mia storia, voglio dire grazie. Il solo pensiero che qualcuno ci ascolti mi fa sentire meno sola.

Il futuro è incerto. La speranza è fragile. Ma ho ancora un sogno: poter tornare a casa, in Sud Sudan, con i miei figli.

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Illustrazione: Francesco Chiacchio

* I ritardi nella distribuzione degli alimenti nella regione di Gambella sono stati dovuti a problemi di sicurezza che hanno ostacolato l’accesso e la consegna delle scorte alimentari, aggravati da difficoltà nei trasporti. Per approfondimenti, si rimanda al rapporto completo di WFP Ethiopia Country Brief May 2024

Illustrazione: Francesco Chiacchio

* I ritardi nella distribuzione degli alimenti nella regione di Gambella sono stati dovuti a problemi di sicurezza che hanno ostacolato l’accesso e la consegna delle scorte alimentari, aggravati da difficoltà nei trasporti. Per approfondimenti, si rimanda al rapporto completo di WFP Ethiopia Country Brief May 2024

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