1 lavoratore su 8 vive, nel nostro Paese, in una famiglia con reddito disponibile insufficiente ai propri fabbisogni di base. Il lavoro è troppo spesso sottopagato, discontinuo, sfruttato, insicuro, dal valore sociale scarsamente riconosciuto, insufficiente a garantire, per troppi, un’esistenza dignitosa. Per scardinare questa ingiustizia, da oltre un anno, Oxfam è impegnata a riportare la dignità del lavoro al centro dell’attenzione pubblica, della vita economica e dell’agire istituzionale nel nostro paese, chiedendo l’introduzione per legge del salario minimo ed interventi volti a contrastare la precarietà e lo sfruttamento lavorativo.
Chi ha un’occupazione ma non può permettersi una vita dignitosa. Lavoratori “invisibili”, sfruttati, sottopagati, precarizzati, con diritti e dignità calpestati ogni giorno. Di recente un gruppo di esperti del Ministero del Lavoro ha calcolando che il fenomeno del lavoro povero riguarda oltre il 13% degli occupati nel nostro paese, quasi 3 milioni. Secondo l’ISTAT sono 5 milioni i lavoratori non standard, cioè poco tutelati dal punto di vista della durata dei contratti e dell’orario di lavoro: sono soprattutto giovani fino a 34 anni e donne.
Il nostro mercato del lavoro è profondamente iniquo – con ampi divari territoriali, generazionali e di genere – e produce strutturalmente povertà. Forti precarietà, discontinuità e saltuarietà lavorativa, stagnazione salariale di lungo corso, ampie e crescenti disuguaglianze, vecchie e nuove forme di sfruttamento, un valore sociale scarsamente riconosciuto: sono queste, e da tempo, le caratteristiche strutturali del mercato del lavoro italiano.
I fattori che hanno concorso al diffondersi del lavoro povero in Italia sono molteplici. Un ruolo non trascurabile è ascrivibile alle politiche di flessibilizzazione degli ultimi 25 anni, che hanno portato a una moltiplicazione delle tipologie contrattuali atipiche e a una progressiva riduzione dei vincoli per i datori di lavoro ad assumere con contratti a termine. Altro fattore è il processo di deindustrializzazione di lungo corso e l’espansione dell’occupazione che ha interessato negli ultimi 20 anni settori a bassa produttività del lavoro (i servizi, il turismo, la logistica) con salari orari più bassi. Pesano anche le strategie competitive di molte imprese basate sulla cronica compressione del costo del lavoro e l’indebolimento della rappresentatività del fronte sindacale e delle associazioni datoriali.
Le misure che chiediamo sono: limitazione all’esternalizzazione del lavoro e drastica riduzione delle forme contrattuali a tempo determinato, ricorrendo a poche e stringenti causali; estensione erga omnes dell’efficacia dei principali contratti collettivi; introduzione di un salario minimo legale; robuste e strategiche politiche industriali dello Stato a cui assegnare in via prioritaria il rilancio della buona occupazione.
Garantire salari adeguati è condizione necessaria per contrastare la povertà lavorativa di chi è impiegato con un contatto di tipo subordinato. Non è sufficiente da sola però a ridurre il fenomeno su cui pesa, in modo rilevante, la discontinuità lavorativa o il numero esiguo di ore lavorate durante l’anno. Minimi salariali validi per tutti i lavoratori dipendenti costituiscono lo strumento di tutela principale contro le situazioni di basso salario. Per garantirli nel contesto italiano le strade percorribili sono notoriamente due, attuabili in parallelo. In primis l’estensione dei contratti collettivi principali, stipulati tra soggetti maggiormente rappresentativi, a tutti i lavoratori del settore (erga omnes). In secondo luogo, la previsione di un salario minimo legale per i lavoratori dipendenti, in grado – non passi inosservato – di influenzare (“effetto faro”) anche i salari dei lavoratori formalmente autonomi, ma che condividono alcune caratteristiche dei dipendenti. A partire da un limitato potere negoziale.
https://www.oxfamitalia.org/davos-2020/
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Le persone fisiche possono pertanto detrarre le erogazioni effettuate a favore della nostra associazione nei limiti e con le modalità stabilite per legge (Art. 15, comma 1.1 del DPR 917/86)Le persone giuridiche possono dedursi le erogazioni effettuate a favore della nostra associazione nei limiti e con le modalità stabilite per legge (Art. 100 comma 2, lettera h del DPR 917/86) L’associazione attesta di possedere tutti i requisiti soggettivi ed oggettivi richiesti dalle normative citate.