Venerdì notte il ciclone Pam ha devastato l’arcipelago di Vanuatu, nel Pacifico, (1.750 km a est dell’Australia) con venti superiori a 250 km orari. Il numero delle vittime è ancora sconosciuto, ma interi villaggi e comunità sono state spazzate via, e 250.000 persone sono a rischio. Danni anche nella capital, Port Vila, recentemente riconosciuta come la città più esposta ai disastri naturali del mondo, perché soggetta a rischio combinato di terremoti, tsunami, alluvioni e cicloni tropicali, come Pam. La paura principale è comunque per le piccolo isole dell’arcipelago, difficili da raggiungere e con infrastrutture e abitazioni che non sono assolutamente in grado di resistere a venti così forti.
Gli aiuti di Oxfam sono già arrivati dall’Australia, dalla Nuova Zelanda e anche dalla Gran Bretagna, e molti altri arriveranno nelle prossime settimane. Contengono cisterne, coperte, material per rifugi, latrine portatili e kit igienico sanitari per scongiurare il diffondersi di epidemie legate all’acqua sporca o contaminata, il vero pericolo ora che la prima emergenza è finita. “Il governo di Vanuatu sta facendo di tutto per la sua gente, ma i bisogni sono enormi”, ha dichiarato il direttore paese di Oxfam a Port Vila, Colin Collett van Rooyen. “Ci sono circa 100.000 persone probabilmente rimaste senza casa, scuole distrutte, centri di evacuazione pieni, e ospedali danneggiati. Le notizie ci dicono che nelle isole di Erromango e Tanna vi sono edifici completamente rasi al suolo. Abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possible”.
Fino al 90% delle abitazioni nella capitale è stata seriamente danneggiata, e ancora non si hanno notizie certe su quanto sia successo nelle altre isole, in cui vivono 33.000 persone.