7 Dicembre 2012

A un anno da Durban

 

A un anno da Durban: la storia di Lindi e Ndivile a Doha

Quello che le persone là dentro devono capire – dice Lindi Nzwana puntando il dito verso la sala dove si svolgono le riunioni – è che non possiamo aspettare ancora a lungo. Per noi il cambiamento climatico è qualcosa che stiamo affrontando oggi, adesso”.



Le persone a cui Lindi si riferisce sono i rappresentanti dei governi riuniti questa settimana a Doha, in Qatar. Ma anche se Lindi condivide con i politici la possibilità di partecipare alla Conferenza, la sua storia, e soprattutto la sua esperienza diretta dei cambiamenti climatici, non potrebbero essere più diverse dalle loro.

Sapevamo esattamente quando piantare le nostre colture”, dice Lindi. “Piantavamo e poi vendevamo, e ciò ci metteva in grado di provvedere alle nostre famiglie. Ora invece i raccolti non sono più come prima”.

In Sudafrica Lindi contribuisce a gestire l’organizzazione Women, Energy and Climate Change Forum (WECCF), un gruppo di donne che lavora per spingere il governo Sudafricano a rendere conto del proprio operato, fa pressione per un maggiore sostegno alle donne in agricoltura, e fa campagne a favore di investimenti nello sviluppo a basse emissioni di carbonio.

Lindi è venuta in Qatar con la sua collega Ndivile Mokoena. Ma persino qui, alla Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima, dove non si fa altro che parlare di condizioni climatiche estreme, poche persone hanno sperimentato di persona quanto potente può essere la forza della natura come loro due. Durante i negoziati di Durban dello scorso anno, Lindi e Ndivile si sono unite a migliaia di altre persone in una vivace marcia che ha coinvolto centinaia di donne provenienti da tutta l’Africa.

Nei dodici mesi successivi ai colloqui di Durban, il WECCF ha coinvolto tante altre donne sudafricane, aiutandole a difendere i loro diritti, e si è battuto senza sosta per portare il paese su un percorso di sviluppo a basse emissioni di carbonio.

Ora, Lindi e Ndivile sono a Doha per continuare a raccontare la loro storia.

“Quando le cose vanno male, sono le donne a pagarne il prezzo”, dice Ndivile. “Sono loro che provvedono alla famiglia, e il cambiamento climatico sta rendendo più difficile coltivare la terra. E sono le donne che sentono la pressione maggiore”.

In Africa subsahariana la maggior parte degli agricoltori sono donne. Ma nonostante ciò, spesso non hanno il supporto del governo e gli investimenti necessari. In alcuni paesi, solo una piccolissima frazione del budget riservato all’agricoltura è destinato alle donne.

Ai colloqui sul clima di questa settimana a Doha, Oxfam – insieme a Lindi e Ndivile – chiede a i paesi ricchi non solo di ridurre le proprie emissioni, ma anche di fornire fondi per permettere alle comunità povere di evitare gli effetti peggiori del riscaldamento globale. Se effettuati in maniera sostenibile, i finanziamenti potrebbero essere utilizzati per progetti essenziali come sistemi di irrigazione o di raccolta dell’acqua piovana, per garantire cioè un futuro più sicuro ai più vulnerabili.

Sono state fatte delle promesse”, dice Ndivile quando le chiediamo se vi sia stato qualche progresso dai colloqui di Durban. “Ma i politici continuano a sostenere gli stessi argomenti. Per anni si sono riuniti dicendoci che ci avrebbero ascoltato, ma ancora è cambiato molto poco”.


Segui gli aggiornamenti live dall’ultimo giorno al COP18 a Doha.

Condividi l’articolo:
oxfam facebook oxfam Twitter oxfam Linkedin

unisciti a noi!

    informativa sul trattamento dei miei Dati Personali e di prestare il mio consenso (che potrò in ogni caso successivamente revocare) all’utilizzo dei miei dati personali.*

    L’assedio su Gaza rischia di trasformarsi in una catastrofe umanitaria

    A GAZA È CATASTROFE UMANITARIA

    AIUTA CHI HA PERSO TUTTO

    dona ora