Cannes, 2 novembre 2011 – Entro la fine del 2012 mancheranno all’appello 9,5 miliardi di dollari di aiuti allo sviluppo, la più drastica riduzione degli ultimi 15 anni. Cifre “vergognose e tristemente prevedibili” che mostrano quanto la crisi dei Paesi ricchi stia ricadendo sulle spalle dei più poveri, già gravemente colpiti dalla crisi economica e dai cambiamenti climatici. Se 9 miliardi di dollari possono assicurare l’istruzione di 67 milioni di bambini occorre trovare strade nuove per invertire la corsa ai tagli che colpisce paesi come Bangladesh, Benin e Mozambico con un budget per l’istruzione primaria già dimezzato.
Le cifre calcolate da Oxfam si basano sui budget degli aiuti dei Governi dell’OCSE nel biennio 2010-2012: il totale dei tagli ammonta a 11,2 miliardi di dollari con Italia, Stati uniti e Olanda principali responsabili, in parte riequilibrati dal grande impegno dell’Australia e i lievi incrementi di Gran Bretagna, Germania, e con gli altri Paesi, inclusi Francia e Canada, che conservano invariati i loro contributi.
Oxfam Italia, come già fatto da Bill Gates, chiederà ai leader del G20 di adottare una tassa sulle transazioni finanziarie, la cosiddetta Robin Hood Tax, e un’equa tassazione delle emissioni di carbonio nei trasporti marittimi internazionali, grazie alla quale si potrebbero raccogliere 25 miliardi di dollari l’anno.
“I tagli previsti sono un duro colpo per i Paesi più poveri, il cui sviluppo dovrebbe invece essere considerato un fattore chiave nella ripresa economica globale – dichiara Elisa Bacciotti, portavoce di Oxfam Italia – Gli aiuti allo sviluppo rappresentano una frazione infinitesima del reddito nazionale dei paesi ricchi, quindi i tagli sono solo simbolici e non risolvono la crisi economica. Al mondo il totale di coloro che soffrono la fame supera gli abitanti di Europa e America messi insieme. Come facciamo a dire che non ci sono più soldi, quando i banchieri intascano miliardi in termini di bonus?”
La tassa sulle transazioni ha già ricevuto il pieno sostegno di Francia e Germania, di George Soros e di 1.000 economisti tra cui i vincitori del Premio Nobel: serve ora che altri Paesi si uniscano e adottino questo innovativo strumento di reperimento fondi.
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