La Carovana con la delegazione italiana è arrivata a Rafah, al confine con la Striscia di Gaza, per rompere l’indifferenza, per accendere i riflettori sulla tragedia umanitaria che continua a causare vittime e per chiedere il cessate il fuoco e l’ingresso degli aiuti umanitari.
VALICO SBARRATO: RESTANO FUORI CIBO, ACQUA E SPERANZA
Insieme alla delegazione promossa da AOI, ARCI, Assopace Palestina, parlamentari dell’intergruppo per la pace tra Palestina e Israele, eurodeputati e docenti universitari, siamo partiti il 16 maggio fino ad arrivare al valico di Rafah. Il nostro obiettivo era chiaro: entrare a Gaza per contribuire a rompere il silenzio sullo sterminio del popolo palestinese, facilitare l’ingresso degli aiuti umanitari e raccogliere testimonianze dirette. Ma quel cancello è rimasto sbarrato. Con noi, fuori, sono rimasti anche acqua, cibo e medicinali. Intorno, continuano a risuonare le esplosioni dei bombardamenti israeliani.

IMMOBILISMO COMPLICE DAVANTI AL MASSACRO
Il governo Meloni ha scelto deliberatamente di non intervenire. Nessuna iniziativa diplomatica e nessuna pressione per l’apertura del valico. Solo complice immobilismo, responsabilità politica davanti alla tragedia in corso. Il tempo è finito. Se non si agisce subito quel valico verrà riaperto solo per deportare la popolazione palestinese e completare l’annessione della Striscia di Gaza.
I BOMBARDAMENTI CONTINUANO
Nel frattempo, l’esercito israeliano continua – anche con il sostegno militare e politico dei governi europei – a colpire indiscriminatamente civili, strutture sanitarie, scuole e rifugi, distruggendo le infrastrutture essenziali e assediando la popolazione con fame, sete e mancanza di cure. Annuncia piani per militarizzare la distribuzione degli aiuti, mentre si moltiplicano deportazioni forzate e uccisioni mirate di giornalisti e soccorritori.

BASTA COMPLICITÀ
Davanti a questo valico sbarrato abbiamo alzato uno striscione con scritto: “BASTA COMPLICITÀ”, accanto ai volti dei leader europei. La comunità internazionale osserva inerte uno sterminio in atto. I governi europei si sono voltati dall’altra parte. Questo silenzio è una responsabilità storica, politica e morale.
Solo in due magazzini della Mezzaluna Rossa che abbiamo visitato erano stoccati oltre 80 mila metri quadrati di aiuti umanitari essenziali che sono bloccati al valico di Rafah, senza poter entrare. – ha denunciato Paolo Pezzati, nostro portavoce per le crisi umanitarie – Tutto questo costituisce un crimine contro la popolazione di Gaza, dato che Israele continua a usare la fame come arma di guerra. Un elemento che sommato alla nuova operazione militare appena partita nella Striscia e al piano di sfollamento dei civili al sud punta a consolidare un’annessione de facto. Una strategia funzionale a una possibile futura deportazione dell’intera popolazione di Gaza. L’Italia, l’Europa, l’intera comunità internazionale quanto potranno restare ancora in silenzio di fronte a tutto questo orrore?’
Noi non ci fermeremo. Continueremo a denunciare, a mobilitarci, a portare la voce di chi è sotto assedio e costantemente minacciato dalle bombe.
Continuare a donare è importantissimo, perché dobbiamo essere pronti ad assicurare tempestivamente tutti i beni di prima necessità: acqua, cibo, kit igienici e riparo. Dovremo fare ancora di più perché la popolazione è stremata più che mai, popolazione è alla fame e centinaia di migliaia di persone stanno rimanendo senz’acqua, per la mancanza dell’elettricità necessaria a tenere in funzione le poche infrastrutture idriche rimaste.