14 Dicembre 2023

DUE DILIGENCE D’IMPRESA, L’UE FISSA NUOVE REGOLE MA NON RIGUARDANO IL 99% DELLE AZIENDE

 

Dopo un lungo negoziato, raggiunto l’accordo politico per nuove regole commerciali a difesa dei diritti umani e dell’ambiente con una nuova Direttiva europea che però lascia fuori diversi settori – tra cui il finanziario – dove dilagano fenomeni di sfruttamento verso lavoratori e ambiente

Roma, 14 dicembre 2023 – Dopo un lungo negoziato politico, l’Unione Europea ha finalmente raggiunto un accordo politico sulla Direttiva sulla due diligence delle imprese in materia di sostenibilità (CSDD), una nuova legge che introdurrà la responsabilità per i danni causati a persone e ambiente. Un passo in avanti importante, che però prevede un ambito di applicazione assai limitato.

“Si tratta di un traguardo significativo per iniziare ad imporre alle imprese il rispetto per i diritti umani e la tutela dell’ambiente nell’ambito delle catene del valore globali, ma le regole stabilite sono ancora troppo deboli per promuovere quel cambiamento necessario a contrastare lo sfruttamento lavorativo e ridurre le emissioni di Co2 – ha commentato Giorgia Ceccarelli, Policy Advisor di Oxfam Italia su imprese e diritti umaniQuesta legge lascerà fuori il 99% delle imprese, ignorando settori in cui lo sfruttamento del lavoro è ampiamente diffuso.”

Ad indebolire l’accordo finale in particolare le pressioni della Francia, che ha ottenuto l’esclusione del settore finanziario dal campo di applicazione della Direttiva, consentendo a banche e altre istituzioni finanziarie di continuare a finanziare investimenti e imprese senza l’obbligo di appurare se violano i diritti umani o distruggono l’ambiente.

La Germania, dal suo canto, ha invece reso più difficile per le vittime di abusi aziendali poter chiedere giustizia, sollevando le aziende dalle loro responsabilità.

Ufficio stampa Oxfam Italia

Mariateresa Alvino – 348.9803541 – [email protected]

David Mattesini – 349.4417723 – [email protected]

NOTE

La campagna

Oxfam insieme alle 13 organizzazioni che promuovono la campagna “Impresa 2030: Diamoci una regolata!” chiede obblighi di due diligence dell’UE che:  

  • si applichino a tutte le aziende. La legge riguarda solo le grandi aziende, ovvero le aziende europee con più di 500 dipendenti e oltre 150 milioni di euro di fatturato. Per una serie ristretta di settori a più alto rischio di sfruttamento tra cui il tessile, l’agricoltura, l’industria mineraria e l’edilizia, l’ambito di applicazione della Direttiva è esteso anche alle aziende con 250 dipendenti e 40 milioni di euro di fatturato;
  • si applichino all’intera catena del valore, coprendo cioè tutti i soggetti interessati dall’attività dell’azienda, compresi coloro che utilizzano i suoi prodotti e servizi. L’accordo raggiunto oggi riguarda solo i fornitori (a monte), mentre i clienti (a valle) sono coperti solo in misura molto limitata, poiché è esclusa la vendita e l’utilizzo di prodotti e servizi.;
  • includano il settore finanziario. Coloro che finanziano direttamente la distruzione dell’ambiente e le violazioni dei diritti umani, come le banche e gli investitori, non possono essere esentate dagli obblighi di due diligence. A seguito delle pressioni francesi, l’accordo di oggi non rende gli attori finanziari responsabili dell’impatto dei loro investimenti sui diritti umani e sul clima. Tuttavia, le grandi banche e gli investitori dovranno adottare un piano di transizione climatica;
  • obblighino le aziende ad adottare e attuare piani di transizione climatica in linea con l’Accordo di Parigi e vincoli la remunerazione dei dirigenti aziendali alla sua attuazione. La nuova legge obbliga le aziende a redigere un piano di transizione climatica, e a “compiere i migliori sforzi” per attuarlo, senza essere ritenute responsabili in caso contrario. Le aziende molto grandi (con più di 1.000 dipendenti) dovranno introdurre incentivi finanziari per il loro management per promuovere l’attuazione del piano;
  • eliminino gli ostacoli all’accesso alla giustizia per le vittime di abusi aziendali, dando ai sindacati e alle organizzazioni la possibilità di portare le richieste di risarcimento in tribunale e attribuendo alle aziende la responsabilità di dimostrare di aver rispettato gli obblighi di due diligence. L’accordo prevede la possibilità per le vittime di ritenere le aziende responsabili se non rispettano gli obblighi di dovuta diligenza e permette ai sindacati e le altre organizzazioni che operano nell’interesse pubblico potranno adire le vie legali per conto delle vittime, ma l’onere della prova rimane a loro carico;
  • ritengano le aziende responsabili di tutte le forme di lavoro minorile nelle loro catene di approvvigionamento. L’accordo lascia campo aperto alle eccezioni per i bambini fino ai 12 anni;
  • richiedano alle aziende di garantire ai lavoratori delle loro catene di approvvigionamento salari o redditi dignitosi. L’accordo raggiunto oggi richiede alle aziende di adattare i loro piani aziendali, le strategie, le operazioni e le pratiche di acquisto, per affrontare il rischio che i lavoratori della loro catena di approvvigionamento non ricevano un salario o un reddito

 

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