Roma, 18 marzo 2024 – Ormai da mesi le autorità israeliane impediscono l’ingresso a Gaza di aiuti fondamentali inviati da organizzazioni umanitarie di tutto il mondo, per soccorrere milioni di sfollati allo stremo. A soli 2,3 chilometri da Israele e a 40 chilometri da Gaza, in un magazzino ad Al Arish, sono stoccate bombole di ossigeno, incubatrici per neonati, attrezzature sanitarie per curare i feriti o impedire il dilagare di epidemie.
È l’allarme lanciato da Oxfam con un nuovo report, di fronte al respingimento arbitrario da parte delle autorità israeliane di beni indispensabili per la popolazione, classificati come beni “a duplice uso”, ovvero beni civili con potenziale uso militare.
Il dossier denuncia come gli aiuti rifiutati siano solo un esempio di come Israele abbia reso il sistema di risposta umanitaria a Gaza volutamente pericoloso o inefficace per salvare il maggior numero possibile di vite.
“Il Governo Israeliano sta venendo meno alle proprie responsabilità legali nei confronti della popolazione di Gaza in quanto Paese occupante, violando inoltre una delle disposizioni chiave della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, secondo cui l’accesso agli aiuti umanitari ai civili deve essere garantito alla luce del rischio di genocidio nella Striscia – sottolinea Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Siamo di fronte a una catastrofe umanitaria che Oxfam, come altre organizzazioni sul campo, cerca di fronteggiare nel modo più efficace possibile, date le enormi difficoltà del momento. I bisogni crescono esponenzialmente di giorno in giorno e se Israele non prenderà subito provvedimenti il numero di vittime causato anche da fame e epidemie potrebbe crescere ben oltre i 31 mila morti causati ad oggi dalla guerra”.
L’immobilismo della comunità internazionale
La cosa più grave – denuncia il rapporto – è che dalla pronuncia della Corte, che avrebbe dovuto scuotere i leader israeliani, non c’è stato nessun cambio di rotta, con ulteriore peggioramento della situazione umanitaria.
“Il fatto che gli altri Governi non stiano esercitando alcuna pressione su Israele, ma si siano limitati all’invio di aiuti del tutto insufficienti via mare o paracadutati dal cielo, la dice lunga su quanto sta accadendo. – aggiunge Pezzati – Le autorità israeliane non solo non facilitano lo sforzo umanitario internazionale, ma lo ostacolano attivamente, non prendendo tutte le misure necessarie per prevenire il genocidio che rischia di consumarsi a Gaza. Non importa se a Rafah, oltre 1 milione e mezzo di sfollati rischiano di morire di fame e sete. Nel corso della recente visita compiuta con le organizzazioni umanitarie e i parlamentari italiani, abbiamo visto oltre 1.500 camion di aiuti bloccati al valico che porta a Gaza. È una situazione insostenibile”.
Il rapporto pubblicato oggi evidenzia diversi modi in cui Israele sta impedendo l’ingresso degli aiuti internazionali, infliggendo una punizione collettiva a tutta la popolazione di Gaza:
Negli ultimi 157 giorni di guerra, Israele ha fatto entrare a Gaza 15.413 camion, ma ne servirebbero il sestuplo (90mila) per soddisfare i bisogni più basilari.
A febbraio, il dato è ancora più sconcertante perché l’autorizzazione è stata concessa ad appena 2.874 camion, con una riduzione del 44% rispetto al mese precedente.
Le decisioni di Israele impediscono di fatto ogni tipo di aiuto internazionale, ostacolato dalle operazioni militari che sono senza precedenti quanto a intensità, brutalità e portata. Gli stessi leader israeliani lo hanno definito un “assedio totale”. L’assalto di Israele ha praticamente reso “impossibile” l’intervento degli operatori umanitari che si sono ritrovati di fronte a condizioni di sfollamento e privazioni di massa, con il 75% dei rifiuti solidi scaricato in siti casuali, il 97% delle acque sotterranee reso inutilizzabile per uso umano ovunque all’interno della Striscia.
Quasi tutta la popolazione inoltre ha subito sfollamenti forzati e spesso multipli, il che rende impraticabile la distribuzione degli aiuti, compresa la capacità delle agenzie di contribuire a riabilitare i servizi pubblici vitali su larga scala.
Infine, gli attacchi sproporzionati e indiscriminati verso persone e beni – come impianti solari, idrici, elettrici o sanitari, sedi delle Nazioni Unite, ospedali, strade, convogli e magazzini di aiuti – hanno complicato ulteriormente la capacità di azione umanitaria. Ciò è avvenuto anche quando i beni sono stati classificati utili alla protezione di vite umane.
“Siamo al collasso del sistema umanitario e solo il governo israeliano, che ne è responsabile, può porvi rimedio”, continua Pezzati.
“La nostra organizzazione è stata sommersa di aiuti da tutto il mondo, ma è impossibile farli arrivare a Gaza – aggiunge Celine Maayeh, portavoce di Juzoor, una delle organizzazioni partner di Oxfam – Nel nord del Paese la situazione è disastrosa. Nell’ultimo mese si è registrato un allarmante aumento dei casi di malnutrizione tra i bambini, eppure l’unico cibo che l’équipe riesce a trovare per sfamare le persone che vivono in 45 rifugi sono solo verdure, perché il mercato interno è privo di tutto. C’è un’indiscutibile privazione di aiuti, del tutto intenzionale, che toglie ossigeno a qualunque iniziativa umanitaria, compresa la nostra”.
Oxfam chiede un cessate il fuoco immediato e incondizionato per porre fine a massacri e sofferenze, per rimettere in marcia la macchina dell’aiuto internazionale. I gruppi armati palestinesi devono rilasciare senza condizioni gli ostaggi civili che detengono, gli sfollati devono poter tornare a casa in sicurezza.
La comunità internazionale deve usare ogni mezzo – diplomatico, economico e politico – necessario per prevenire il genocidio a Gaza, favorendo l’ingresso di tutti gli aiuti necessari. Gli Stati dovrebbero inoltre interrompere la vendita di armi che aumenta il rischio di genocidio e i continui crimini di guerra e contro l’umanità da parte di Israele su Gaza.
Sedici anni di blocco illegale da parte di Israele hanno reso Gaza una grande prigione a cielo aperto, condannandola all’isolamento e a una cronica debolezza economica.
“La comunità internazionale ha fallito sia con il popolo palestinese che con quello israeliano, ignorando le cause profonde di questo conflitto che dura da decenni. – conclude Pezzati – È chiaro che la forza militare non sarà mai la soluzione, contribuendo a intensificare i cicli di violenza”.
Oxfam è intervenuta tempestivamente dopo l’inizio dell’offensiva nella Striscia, seguita agli attentati del 7 ottobre, per rispondere agli enormi e crescenti bisogni della popolazione. Un lavoro quotidiano che ha consentito di raggiungere oltre 250 mila persone, di cui 120 mila bambini, nelle zone più colpite. Vitale è stata la distribuzione di acqua pulita e cibo, o di coperte e abiti caldi per affrontare l’inverno. Nei campi profughi sono stati installati servizi igienici, mentre a Rafah è stato possibile avviare 11 impianti di desalinizzazione a energia solare, di cui 5 già operanti, per garantire acqua pulita a 25 mila sfollati costretti a sopravvivere in condizioni sempre più critiche.
Fino al 9 aprile si può fare la differenza con un SMS al 45593