11 Marzo 2016

EMERGENZA SIRIA: milioni di vite appese a un filo

 
Petizione #adessobasta #withSyria

Dall’11 al 16 marzo Oxfam e Comune di Firenze a fianco del popolo siriano con tante iniziative:

  • un’illuminazione straordinaria della fontana del Nettuno in Piazza della Signoria,
  • un’installazione artistica in Piazza della Repubblica,
  • una raccolta di indumenti da destinare a profughi e richiedenti asilo.

Oxfam e Comune di Firenze si stringono attorno alla popolazione siriana all’indomani del peggiore anno dall’inizio della crisi. Alla vigilia del quinto anniversario dello scoppio del conflitto in Siria, che ricorre il prossimo 15 marzo, il capoluogo toscano torna a puntare i riflettori sul dramma che ha già costretto oltre 5 milioni di persone ad abbandonare la propria casa per cercare una nuova vita, causato 250 mila vittime (di cui 50 mila solo nel 2015) e sta costringendo 12 milioni di siriani all’interno del Paese a vivere senza aver accesso all’acqua potabile e 9 milioni ad andare avanti con scarso accesso al cibo.

Un’emergenza umanitaria su cui Oxfam è al lavoro da ormai cinque anni per portare un aiuto concreto a centinaia di migliaia di persone all’interno della Siria, in Libano e in Giordania, occupandosi anche di sostenere le comunità ospitanti messe a dura prova dal forte afflusso di profughi.

Tante le iniziative, presentate questa mattina a Palazzo Vecchio dall’assessore alle relazioni e cooperazione internazionale del Comune di Firenze  Nicoletta Mantovani e dal direttore generale di Oxfam Italia Roberto Barbieri, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul conflitto siriano lanciando un appello al Governo italiano, ai leader e alle istituzioni europee e internazionali per un’azione concreta che garantisca la protezione dei civili martoriati dal conflitto siriano.

Le iniziative in programma

Per cinque giorni, uno per ogni anno dallo scoppio della crisi, dall’11 al 16 marzo, Firenze torna a fianco di Oxfam per “accendere le luci” sull’emergenza in Siria, con un’illuminazione straordinaria della fontana del Nettuno di Piazza della Signoria: un messaggio di solidarietà che dal capoluogo toscano, vuole raggiungere un intero popolo in fuga da guerra e atrocità.

Installazione “Appesi a un filo”

In programma inoltre in Piazza della Repubblica, sempre oggi 11 marzo, dalle 09:00 alle 17:00, l’installazione artistica “Appesi a un filo”: tanti indumenti appesi semplicemente ad un filo, come le vite di milioni di siriani. Un immagine evocativa per sensibilizzare la cittadinanza sulla condizione di precarietà che ogni giorno in Siria donne, uomini e bambini sono costretti a vivere.

Infine il 13 marzo, dalle 15:00 alle 20:00, si effettuerà nello spazio delle Murate una raccolta di indumenti che saranno destinati a profughi e migranti richiedenti asilo, che Oxfam sta accogliendo in Toscana.

 

 

 

Con queste iniziative vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tragedia che sta avvenendo in Siria.– afferma l’assessore alle relazioni e cooperazione internazionale del Comune di Firenze, Nicoletta Mantovani Il conflitto va avanti da cinque anni con esiti drammatici sulla popolazione civile, ad iniziare dai bambini. Sono stati 400.000 in più i piccoli che non sono potuti andare a scuola, solo l’anno scorso. Si tratta di una intera generazione esclusa dall’educazione con tutto quello che ne consegue per lo sviluppo di un popolo e di un paese. Come Amministrazione abbiamo voluto promuovere insieme ad Oxfam una serie di iniziative per non far calare il silenzio sulla tragedia che ogni giorno si consuma in Siria. E per chiedere ai governi un maggior impegno per far cessare il confitto. Invito quindi i fiorentini a firmare l’appello #WithSyria #Adessobasta indirizzato al governo italiano, ai leader e alle istituzioni europee e internazionali per un’azione concreta a favore della popolazione civile”.

Il 2015 è stato l’anno peggiore per la popolazione siriana dallo scoppio della crisi. E ciò è indicativo di quanto poco sia stato fatto dalla comunità internazionale per porre fine a questa tragedia e garantire la protezione della popolazione civile. – afferma Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia Il numero delle vittime continua ad aumentare, crescono le persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria, e in tanti continuano a fuggire dalla propria terra: tutto questo però deve finire ora. E’ per questo motivo che oggi chiediamo nuovamente alla comunità internazionale di trovare una soluzione stabile e duratura al conflitto. Le iniziative in programma a Firenze, per cui ringraziamo sentitamente tutta l’amministrazione comunale per la sensibilità dimostrata, devono diventare un megafono per portare queste richieste ai leader mondiali. Siamo di fronte alla più grande crisi umanitaria dal secondo dopo guerra ad oggi, il mondo non può più girarsi dall’altra parte”.

Il quadro umanitario all’indomani del peggior anno dall’inizio della crisi
Nonostante il fragile cessate il fuoco, entrato in vigore a fine febbraio, la situazione umanitaria dell’ultimo anno in Siria appare sempre più drammatica:
•        oltre 50 mila le vittime
•        la distruzione parziale o totale di oltre 200.000 abitazioni (con un aumento del 20% rispetto al 2014), che ha costretto oltre 1 milione di persone ad abbandonare le proprie case;
•        oltre 1,5 milioni di persone in più dipendenti dagli aiuti umanitari.
•        un aumento del 44%, rispetto al 2014, degli attacchi contro ospedali e strutture sanitarie;
•        oltre 500 mila civili costretti a vivere in zone sotto assedio, secondo le stime più recenti dell’ONU
•        oltre 400 mila bambini che non possono andare a scuola, portando il totale ad oltre 2 milioni
•           circa 500 mila persone costrette a vivere in aree sotto assedio (la comunità assediata più estesa è quella di Deir ez-Zor, con 200 mila persone ancora intrappolate senza alcun aiuto);
•        un blocco pressoché totale degli aiuti umanitari: le Nazioni Unite, per esempio, in cinque anni di conflitto sono riuscite a garantire assistenza sanitaria soltanto al 3,5% della popolazione in zone assediate, mentre meno dell’1% è riuscito a ricevere cibo.

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