14 Maggio 2025

GLI AGRICOLTORI DI GAZA SEMINANO IL FUTURO

 

La guerra a Gaza ha distrutto i raccolti e ucciso il bestiame; ogni giorno, gli agricoltori lottano per sopravvivere. Le storie di Rami e Mahmoud sono testimonianze di resilienza. Con il nostro aiuto, possono continuare a portare avanti le proprie attività, contribuendo allo stesso tempo a sfamare tante famiglie.

Mahmoud nella sua serra, mostra orgoglioso il suo raccolto. Foto: Alef Multimedia/Oxfam
Mahmoud nella sua serra, mostra orgoglioso il suo raccolto. Foto: Alef Multimedia/Oxfam

LA SERRA DI MAHMOUD, SPERANZA PER MOLTE FAMIGLIE

Mahmoud è un agricoltore appassionato, padre di quattro figli. Ha una laurea in economia, ma le limitate opportunità di lavoro a Gaza lo hanno spinto a dedicarsi all’agricoltura, settore in cui lavora da cinque anni. Attualmente gestisce una serra di un 1.000 m² dove coltiva pomodori, unica fonte di reddito per la sua famiglia. Impiega anche altre tre persone: “Il mio lavoro non sostiene solo la mia famiglia, ma anche le loro” dichiara orgoglioso.
Un lavoro che, purtroppo, è accompagnato da enormi difficoltà e rischi: “Ogni giorno è una lotta per la sopravvivenza“, racconta Mahmoud. “Ogni giorno mi preoccupo dei costi, ma anche della sicurezza, mia e dei miei operai”.

Secondo la FAO, il 75% delle terre coltivate e degli oliveti nella Striscia di Gaza sono stati danneggiati o distrutti dalla guerra. Questo significa una perdita immensa per migliaia di agricoltori, e anche l’impossibilità di procurarsi prodotti freschi per altrettante famiglie. A questo si aggiunge un esorbitante aumento dei costi degli attrezzi, dei fertilizzanti e dei concimi agricoli.

Costretto a rinunciare all’attività di allevatore, Rami ha destinato parte della sua terra all’agricoltura. Foto: Alef Multimedia/Oxfam
Costretto a rinunciare all’attività di allevatore, Rami ha destinato parte della sua terra all’agricoltura. Foto: Alef Multimedia/Oxfam

UN NUOVO INIZIO PER RAMI

Prima della guerra, Rami era un orgoglioso allevatore di polli e tacchini, un’attività cessata bruscamente con il conflitto. Senza nuovi pulcini, senza mangime, ha perso i suoi animali ed è stato costretto ad abbandonare la vita che aveva costruito per la sua famiglia di sei persone: “La guerra mi ha portato via tutto“, racconta, con la voce piena di rammarico: “Non mi ha lasciato altro che incertezza“.

La perdita del bestiame nella Striscia ammonta, sempre secondo i dati FAO, al 96%. La produzione del latte si è quasi fermata e solo l’1% del pollame è rimasto vivo.

Come Mahmoud, Rami non si è comunque lasciato abbattere dalla tristezza e dal rimpianto. Non avendo mai lavorato la terra, si è fatto ispirare e aiutare da altri agricoltori più esperti di lui. “Mi hanno guidato attraverso le sfide che incombevano come nuvole scure“, dice con gratitudine. Ha usato parte del suo terreno per coltivare cavolo rosso e, nonostante gli alti costi, non ha mai desistito. Osservando le piante crescere, immaginava il giorno in cui avrebbe raccolto i frutti del suo lavoro. “Sogno un raccolto abbondante che possa sostenere la mia famiglia e aiutare chi è nel bisogno“, ci ha confidato. “Ogni giorno sembra un nuovo inizio“, sorride, guardando il sole sorgere sul suo campo.

Gli agricoltori come Rami hanno bisogno di sistemi di irrigazione a basso impatto nel consumo delle risorse idriche. Foto: Alef Multimedia/Oxfam
Gli agricoltori come Rami hanno bisogno di sistemi di irrigazione a basso impatto nel consumo delle risorse idriche. Foto: Alef Multimedia/Oxfam

IL NOSTRO AIUTO AGLI AGRICOLTORI NELLA STRISCIA

Fin dall’inizio della guerra, grazie alla collaborazione con i partner locali, abbiamo aiutato gli agricoltori come Mahmoud e Rami, fornendo loro fertilizzanti e pesticidi essenziali, alleviando così il peso economico dell’acquisto di questi beni. “Le sfide della guerra e i costi elevati rendono tutto molto difficile, ma l’aiuto ricevuto ha alleviato questo carico” ci confida Rami. Solo nello scorso marzo, abbiamo consegnato a 150 agricoltori nel Sud della Striscia buoni per l’acquisto di prodotti agricoli, ciascuno del valore di 1.500 dollari, per coprire le forniture essenziali necessarie a sostenere le loro attività. 111 hanno invece ricevuto strumenti per l’irrigazione. Un aiuto che continua tra enormi difficoltà, anche di sicurezza.

È INDISPENSABILE UN CESSATE IL FUOCO PERMANENTE

Non passa giorno senza che Mahmoud e Rami sperino in un cessate il fuoco duraturo: “Sogno un giorno in cui potrò lavorare liberamente senza il timore dei bombardamenti“, dice Mahmoud, con gli occhi pieni di determinazione. “Immagino una Gaza dove i bambini possano scorrazzare liberamente, dove le famiglie possano coltivare la loro terra senza paura“, sogna Rami “Mentre coltivo le mie piante, coltivo anche un sogno di stabilità, crescita e una comunità fiorente”.

Chiediamo un cessate il fuoco permanente che garantisca un accesso umanitario completo e senza ostacoli, incluso un passaggio sicuro per i convogli di aiuti, la protezione del personale umanitario e la rimozione di tutte le barriere burocratiche e militari all’ingresso di carburante, materiali di riparazione e forniture per rifugi.

Continuare a donare è importantissimo, perché dobbiamo essere pronti ad assicurare tempestivamente tutti i beni di prima necessità: acqua, cibo, kit igienici e riparo. Dovremo fare ancora di più perché la popolazione è stremata più che mai, popolazione è alla fame e centinaia di migliaia di persone stanno rimanendo senz’acqua, per la mancanza dell’elettricità necessaria a tenere in funzione le poche infrastrutture idriche rimaste.

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