La feroce guerra in corso nella Repubblica Democratica del Congo orientale peggiora una crisi umanitaria già estrema nel Paese. Milioni di sfollati vivono in insediamenti sovraffollati, senza accesso ad acqua pulita, servizi igienici e cure mediche, mentre le epidemie si moltiplicano e il sistema sanitario è al collasso. La sospensione degli aiuti USAID ha ridotto ulteriormente la risposta umanitaria ed è sempre più difficile portare aiuti salvavita a una popolazione dimenticata.

LA TREGUA IN CONGO RESTA UN’UTOPIA
Nonostante l’accordo firmato a fine aprile dal Governo della Repubblica Democratica del Congo e il gruppo ribelle M23, che avrebbe dovuto portare a una tregua, la violenza nel Nord e nel Sud Kivu continua a dilagare. Da oltre 30 anni il Congo non conosce una vera pace, ma da maggio 2022 il conflitto si è riacceso: i combattimenti tra le forze armate della Repubblica Democratica del Congo e l’M23 sono ripresi, toccando livelli di ferocia senza precedenti e colpendo indiscriminatamente la popolazione civile.
VIVERE IN FUGA
Senza una tregua dagli scontri armati si aggrava la già drammatica crisi umanitaria in Repubblica democratica del Congo (RDC), dove più di 21 milioni di persone hanno bisogno di assistenza. I combattimenti avvengono in aree abitate, uccidendo e ferendo i civili, e costringendo alla fuga sempre più persone. Oggi in Congo sono più di 7 milioni le persone sfollate, e di queste quasi 4 milioni si trovano in Nord e in Sud Kivu. Le persone non fuggono solo dagli scontri armati: abusi, violenza sessuale, arresti arbitrari e punizioni corporali sono all’ordine del giorno e colpiscono soprattutto donne e bambini.

FAME E MALATTIE DILAGANO
Chi riesce a fuggire trova rifugio spesso in insediamenti sovraffollati, in condizioni igienico sanitarie orribili: in questi luoghi manca l’accesso all’acqua pulita, ai servizi igienici e alle cure mediche. Il sistema sanitario è al collasso e molte strutture mediche sono state distrutte. In un contesto igienico sanitario così precario le malattie si diffondono in modo incontrollato. Nel mese di maggio, la Repubblica democratica del Congo (RDC) ha dichiarato un’epidemia di colera, ponendo sei province, tra cui il Nord Kivu e il Sud Kivu, in stato di allerta. Anche la fame dilaga, soprattutto tra la popolazione sfollata: oltre 30 milioni di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare oltre i livelli di crisi.
ACQUA PULITA E SERVIZI IGIENICI POSSONO SALVARE VITE
Per fermare la diffusione di malattie servono interventi igienico sanitari urgenti. In Nord e Sud Kivu lavoriamo per garantire alle persone colpite dalla guerra l’accesso ad acqua pulita e a servizi igienici dignitosi. Nelle province di Kirotshe, Goma e Minova portiamo avanti interventi per ripristinare e predisporre nuovi sistemi di approvvigionamento idrico, costruiamo servizi igienici e distribuiamo kit per l’igiene personale e l’igiene mestruale.

IL CONGO NON DEVE ESSERE UNA CRISI DIMENTICATA
Continuiamo a lavorare per garantire aiuti salvavita alla popolazione colpita dalla guerra nella Repubblica Democratica del Congo orientale, fornendo cibo, acqua pulita, servizi igienico sanitari, aiuti in denaro e protezione per le persone più fragili.
Per rispondere adeguatamente a questa crisi serve però una risposta umanitaria massiccia. La recente sospensione dei finanziamenti da parte di USAID ha ulteriormente ridotto i fondi stanziati per rispondere all’emergenza in Repubblica Democratica del Congo (RDC) e di ciò che succede si continua a parlare troppo poco.
Le condizioni di vita catastrofiche di milioni di persone nella Repubblica Democratica del Congo orientale non possono e non devono diventare la normalità.
Senza una tregua e senza un intervento umanitario adeguato la vita di migliaia di donne, uomini e bambini in Repubblica Democratica del Congo è appesa a un filo. Noi continueremo a fare ogni sforzo per portare aiuti salvavita alla popolazione colpita dalla guerra.