20 Novembre 2012

Il bersaglio sbagliato?

 

Il bersaglio sbagliato nella lotta al land grabbing?

Il mese scorso abbiamo lanciato la sua compagna contro il land grabbing con un’azione rivolta alla Banca Mondiale, la quale finora non ha mostrato di voler cambiare le proprie politiche aderendo alla nostra richiesta di sospendere temporaneamente le grandi compravendite di terra. Per questo, nel corso delle prossime settimane, intendiamo analizzare le motivazioni che hanno fornito.

Una casa brucia in Guatemala, crediti: Committee for Campesino Unity (CUC)
Un land grab in Guatemala, crediti: Committee for Campesino Unity (CUC)

Una delle argomentazioni sostenute è che la Banca Mondiale non dovrebbe essere il bersaglio di quest’azione, perché non realmente implicata nelle compravendite di terreni. In pratica si sostiene che i “veri cattivi” sono altri. Oxfam non dubita che la Banca Mondiale non sia il solo attore, e nemmeno il peggiore. Tuttavia, considerato che nel 2012 gli investimenti della Banca Mondiale in agricoltura sono passati da 2,5 a 6-8 miliardi di dollari, non possiamo credere che tra questi non vi siano acquisti di terra su larga scala potenzialmente problematici.

Sappiamo anzi che i casi controversi riguardanti acquisizioni di terra sono molto probabilmente più di solo un paio. Dal 2008 le comunità hanno portato in tribunale ben 21 casi relativi a dispute sulla terra (Oxfam è coinvolta in alcuni di questi ricorsi). Le stesse statistiche della Banca mostrano che negli ultimi quattro anni i numeri del settore agro-industriale sono aumentati.

Se si considera che il mandato della Banca è la riduzione della povertà, anche un solo caso di land grabbing è un caso di troppo. La Banca Mondiale dovrebbe contribuire a combattere le cause della fame, non aggravare il problema partecipando a operazioni commerciali che possono avere come risultato l’espulsione delle comunità dalle terre da cui dipendono per il loro sostentamento.

Quindi, anche se la Banca Mondiale non è il principale responsabile del land grabbing, si tratta di un’istituzione fondamentale per stabilire standard elevati in un settore così problematico. In altre parole, noi crediamo che se Oxfam non riesce a convincere la Banca Mondiale a innalzare i suoi standard, non ha nessuna speranza di convincere altri investitori a farlo.

Se la Banca assume un ruolo guida, possiamo sperare di portarla come esempio positivo per innescare un processo di cambiamento anche in altre istituzioni, dalle banche regionali di sviluppo agli investitori privati.

Dopo un lancio entusiasmante della campagna, crediamo di avere ancora buone probabilità di influenzare la Banca e il suo nuovo presidente Jim Kim. Nonostante la posizione ufficiale assunta, le azioni di migliaia di persone hanno spinto i più alti vertici dell’istituzione a fermarsi ad ascoltare. Quando la Banca Mondiale ha chiesto su Twitter “cosa bisognerebbe fare (#whatwillittake) per mettere fine alla povertà” voi li avete inondati di tweet e commenti su Facebook in cui chiedevate loro di fermare l’accaparramento delle terre.

Questo ha obbligato Rachel Kyte, Vice Presidente Responsabile per lo Sviluppo Sostenibile, a trovare il tempo per unirsi a Oxfam in un dibattito, nel corso del meeting annuale della Banca tenutosi il mese scorso.

La Banca si sta inoltre dando da fare per sostenere pubblicamente, tramite blog e Twitter, i motivi per cui non ha cambiato posizione. Questo significa che dobbiamo tenere alta la pressione e insistere perché agiscano adesso.

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