3 Giugno 2016

La morte annunciata di Gaza

 

[vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”34343″ img_size=”medium”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]A quasi 9 anni dal suo inizio, il blocco imposto da Israele su Gaza continua a distruggere la vita di 1,8 milioni di persone, privandole dei più basilari mezzi di sussistenza. Si tratta di una punizione collettiva ed una negazione dei diritti che, senza garantire maggiore sicurezza ad Israele, sta facendo piombare un intero popolo in una spirale di povertà di cui non si intravede la fine.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

E’ la denuncia che arriva oggi da Oxfam, che rinnova l’appello alla Comunità internazionale per la fine immediata del blocco israeliano su Gaza.

Le limitatissime possibilità di circolazione per le persone e le merci ha paralizzato la crescita economica di Gaza e di conseguenza la vita dei palestinesi, che da ormai quasi un decennio non hanno praticamente accesso ai servizi essenziali e vedono negati i loro diritti fondamentali.afferma il responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Riccardo Sansone –  Il blocco sta peggiorando una situazione già gravissima”.

Di fronte, infatti, un contesto drammatico, dove non vi è cenno di ripresa dalla devastazione causata dalla guerra dell’estate del 2014.

Mentre 75.000 persone ancora non possono tornare a casa, – continua Sansone –  soltanto meno del 10% delle case distrutte sono state ricostruite e l’80% della popolazione dipende dagli aiuti umanitari internazionali per sopravvivere. Il blocco deve terminare prima che si arrivi ad un vero e proprio disastro umanitario“.

Sullo sfondo gli effetti del blocco israeliano nella vita di tutti i giorni: commercio praticamente inesistente, famiglie divise e persone che non possono muoversi per curarsi, studiare o lavorare. Le Nazioni Unite annunciano che entro il 2020 sarà praticamente impossibile vivere a Gaza per la mancanza di energia elettrica, il più alto tasso di disoccupazione al mondo e l’impossibilità per la popolazione di accedere anche a beni essenziali come cibo e acqua pulita.

Oxfam chiede perciò che la Comunità internazionale faccia pressione sul Governo israeliano per la fine immediata del blocco su Gaza, per facilitare la libertà di movimento delle persone e dei beni da e verso la Striscia e permettere così a quasi due milioni di palestinesi di esercitare i propri diritti fondamentali. Oxfam chiede inoltre che anche l’Egitto, che controlla il valico di Rafah e qui ha imposto rigorose restrizioni, faciliti l’accesso verso la Striscia.

L’IMPEGNO DI OXFAM A GAZA

Oxfam è al lavoro a Gaza assieme a partner locali per fornire acqua potabile alla popolazione, sostenere le comunità di contadini e pescatori, che non hanno accesso ai mezzi di sussistenza, aiutando i produttori locali a migliorare la qualità dei loro prodotti.

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