16 Giugno 2023

Naufragio in Grecia: l’UE non sia complice della perdita di vite umane e delle violazioni dei diritti umani

 

migranti, naufragio Grecia

L’appello delle organizzazioni umanitarie all’Unione europea per un’immediata inversione di rotta, dopo l’ennesimo naufragio nel Mediterraneo in cui hanno perso la vita centinaia di migranti

Ancora una volta, decine di vite sono state perse alle frontiere dell’Europa a causa dell’incapacità dell’Unione Europea di permettere alle persone in cerca di protezione di raggiungere l’Europa in modo sicuro. Centinaia di persone sono disperse e si teme siano morte dopo l’ultima tragedia avvenuta vicino alle coste greche; secondo quanto riferito, tra i morti ci sono molte donne e minori che erano presenti sottocoperta del sovraffollato peschereccio. Le autorità di diversi Stati membri sono state informate dell’imbarcazione in difficoltà molte ore prima del suo rovesciamento e anche un aereo di Frontex era presente sulla scena.

Queste tragedie si consumano quotidianamente alle frontiere terrestri e marittime dell’Europa. Il primo trimestre di quest’anno è stato il più letale nel Mediterraneo centrale degli ultimi sei anni. 

Organizzazioni della società civile, le Nazioni Unite e innumerevoli giornalisti investigativi, nonché i principali media, hanno documentato le violazioni dei diritti umani, i respingimenti e le sistematiche carenze nella ricerca e nel salvataggio che sono ormai diventate, di fatto, la politica di gestione delle migrazioni dell’UE. Sono stati pubblicati centinaia di rapporti e documenti, compresi quelli basati direttamente sui racconti dei sopravvissuti.

Le violazioni dei diritti umani devono essere fermate

Le organizzazioni stanno chiedendo senza sosta alla Commissione europea, agli Stati membri e ai responsabili politici europei di adottare misure per porre fine alle violazioni dei diritti umani e alle morti insensate alle frontiere dell’UE. Ciononostante, gli Stati dell’UE hanno ridotto drasticamente la capacità di ricerca e soccorso (SAR) in mare e diversi hanno limitato le operazioni SAR della società civile, il che significa che non è possibile fornire un’assistenza tempestiva ed efficace alle persone in difficoltà, in palese violazione degli obblighi internazionali SAR.

Inoltre, la scorsa settimana gli Stati membri hanno concordato una riforma del sistema europeo di asilo e migrazione basata sulla deterrenza e sulla detenzione sistematica alle frontiere dell’UE, che molto probabilmente incentiverà un maggior numero di respingimenti e di morti in mare, mentre i meccanismi di monitoraggio delle frontiere finora istituiti non sono né indipendenti né efficaci. Questo non farà altro che spingere le persone in fuga da guerre e violenze verso rotte ancora più pericolose e causerà altre morti evitabili. Nel frattempo, gli Stati membri dell’UE continuano a fare affidamento su accordi poco trasparenti del valore di miliardi con Paesi terzi, nel tentativo di liberarsi dalle proprie responsabilità in materia di asilo.

Urgente un’indagine sui naufragi nel Mediterraneo

Chiediamo un’indagine completa su queste morti, in particolare sul ruolo degli Stati membri dell’UE e sul coinvolgimento di Frontex. Esortiamo la Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ad assumere finalmente una posizione chiara rispetto al cimitero a cielo aperto alle frontiere terrestri e marittime dell’Europa e a richiamare gli Stati membri alle proprie responsabilità. Chiediamo un sistema di asilo europeo che garantisca alle persone il pieno rispetto del diritto di chiedere protezione. L’UE dovrebbe abbandonare la narrativa che attribuisce la colpa dei naufragi ai trafficanti e cessare di vedere soluzioni solo nello smantellamento delle reti criminali. Esortiamo l’UE e gli Stati membri a istituire nel Mar Mediterraneo operazioni di ricerca e salvataggio proattive e guidate dagli Stati.

Per troppi anni abbiamo ascoltato parole vuote da parte della Commissione europea e degli Stati membri dell’UE, che si sono detti “preoccupati”, “rattristati” e “sgomenti” per la perdita di vite umane senza agire. Questa volta deve essere diverso. È ora di proteggere finalmente le vite e i diritti delle persone che cercano sicurezza in Europa.

Le organizzazioni firmatarie

Amnesty International  – Danish Refugee Council – HIAS Europe – Human Rights Watch – International Rescue Committee – Medici senza Frontiere- Missing Children Europe – Oxfam – Save the Children – SOS Children’s Villages International.

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