25 Settembre 2013

Quando le donne fanno la differenza: in partenza per la Bosnia

 
Sarajevo, Bosnia Erzegovina
Sarajevo, Bosnia Erzegovina

Il contest online promosso da Oxfam Italia e Coin, in cui molti di voi hanno raccontato storie emozionanti in cui le donne hanno fatto la differenza, si è concluso con la vittoria di Graziella Alciati.


Graziella, la nostra “ragazza sui sessanta”, aveva condiviso con noi un pezzetto della sua vita, quello che ha percorso con Snezana, una donna bosniaca rifugiatasi in Italia durante la guerra. Grazie a questo racconto Graziella ha vinto un viaggio alla scoperta dei progetti di Oxfam Italia in Bosnia Erzegovina e ha deciso di portare con sé proprio Snezana, che la raggiungerà a Sarajevo.


La partenza è alle porte!
Venerdì 27 settembre Graziella salirà su un aereo in compagnia di Tessa Gelisio, la presentatrice di Cotto e Mangiato, appassionatissima di cibo e sostenibilità, che l’accompagnerà in questa avventura.
Segui il viaggio sulla nostra pagina facebook! #quandoledonne


Ecco il contributo “vincente” di Graziella Alciati
“Una “ragazza” sui sessanta!
Una guerra assurda, come tutte le guerre, che ha portato nella nostra vita un angelo!
Lei è come me, come le donne della mia generazione, una “ragazza” sui sessanta, non alta come le spilungone di oggi, taglia 44, bruna con lo sguardo volitivo e determinato e con alle spalle un carico di sofferenza non indifferente. Ho avuto la fortuna di conoscerla nel 1993 per colpa della guerra in Bosnia, catapultata in Italia con un progetto del Comitato Pace sostenuto dalle famiglie italiane, arrivavano donne e bambini, gli uomini no, attori in una guerra scatenata da odi e interessi economici come in tutti i conflitti. Erano madri, mogli, sorelle, sole con i cuccioli; spaesate e fragili in un paese straniero poco conosciuto al di là di un braccio di mare: abitudini, lingua tutto diverso, qualcuno cattolico altri musulmani, famiglie miste che la guerra voleva scindere, che bagaglio doloroso portavano con se, avevano perso tutto: sicurezza, lavoro, abitazioni, ma non la dignità per ricominciare.Con tenacia e sopportazione hanno dovuto partire dall’ultimo gradino della scala sociale, accettare di essere aiutate, a volte anche con sufficienza…Snezana questo il suo nome, ha lasciato in tutti noi che l’abbiamo conosciuta un’orma indelebile di forza, coraggio. Ha lottato a lungo nel periodo dell’esilio, lavorato sodo, studiato, si è reinventata un lavoro per lei non piu giovanissima alla soglia dei 40 anni e poi, dopo anni di sacrifici alla fine della guerra è rientrata a casa, ma nulla era più come prima, un figlio è rimasto qui, ha scelto l’Italia dove è cresciuto, il minore è tornato con lei a Doboj in Bosnia Erzegovina.Oggi è una donna serena? Me lo chiedo spesso, l’asma la aggredisce in inverno, è un malattia dell’anima, è il respiro affannoso dopo tanta oppressione. Non potrò mai smettere di amarla, ammirarla e ringraziarla di essermi amica e anche se un fetta di mare ci divide e non ci è possibile la quotidianità condivisa in anni, è sempre tra le pieghe nascoste del mio cuore. E’ stata per lungo tempo l’angelo custode della mia famiglia colpita da una malattia che richiedeva cure costanti ed è entrata a far parte integrante della nostra casa, una foglia luminosa e coriacea del nostro albero genealogico.”
Graziella Alciati
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