7 Novembre 2012

Replica alla Banca Mondiale

 

Oxfam risponde alla Banca Mondiale


Manifestazione contro il land grabbing a Londra

La campagna di Oxfam sul land grabbing, lanciata il 4 ottobre, mette in luce l’allarmante aumento di velocità e di dimensioni delle compravendite di terre negli ultimi 10 anni. La campagna chiede alla Banca Mondiale – in virtù del suo ruolo di finanziatore di investimenti fondiari, di consulente dei paesi in via di sviluppo in merito alle loro politiche relative alla gestione della terra e in quanto punto di riferimento per gli investitori privati a livello mondiale – di sospendere per 6 mesi quegli investimenti agricoli che comportano compravendite di grandi appezzamenti di terra e di rivedere nel frattempo le sue politiche e pratiche in modo da prevenire il fenomeno del land grabbing.

La Banca Mondiale ha risposto alla campagna di Oxfam sollevando una serie di obiezioni, attraverso dichiarazioni ufficiali, blog e interventi a tavole rotonde. Ecco le risposte di Oxfam alle obiezioni principali:

Coinvolgimento della Banca Mondiale in fenomeni di land grabbing


Ci è stato contestato che la Banca Mondiale non sia il giusto bersaglio per la nostra azione, dal momento che è coinvolta solamente in “pochi casi” considerati potenzialmente identificabili come casi di land grabbing, e la sua performance non è certo peggiore rispetto a quella di gran parte degli altri investitori. Oxfam ha scelto di concentrarsi sulla Banca Mondiale per una serie di motivi. Innanzitutto, se si considera che il mandato della Banca è la riduzione della povertà, anche un solo caso di land grabbing è un caso di troppo. In secondo luogo, noi sappiamo che vi sono diverse controversie riguardanti la terra. Dal 2008 sono stati portati alla luce dalle comunità 21 casi di dispute sulla terra (Oxfam è coinvolto in alcuni di questi ricorsi). Sappiamo anche che tra il 2000 e il 2012 il 56% dei ricorsi presentati al Compliance Adviser Ombudsman (CAO) riguardavano la terra. Il CAO conferma inoltre che negli ultimi 4 anni si è registrato un numero crescente di ricorsi riguardanti il settore agro-industriale. Infine, anche se la Banca Mondiale non è il principale indiziato quando si parla di land grabbing, è comunque l’unica banca globale con un mandato di riduzione della povertà ed è un’istituzione fondamentale per stabilire standard elevati in questo ambito.


In altre parole, noi crediamo che se Oxfam non riesce a convincere la Banca Mondiale ad alzare i suoi standard, non c’è nessuna speranza di convincere altri investitori a farlo. Se la Banca assume un ruolo guida, speriamo di poter ottenere a cascata un cambiamento anche in altre istituzioni, dalle banche regionali di sviluppo agli investitori privati.


Ruolo della Banca Mondiale in agricoltura

In risposta alla nostra richiesta di sospendere gli investimenti, la Banca Mondiale sostiene di aver aumentato i propri investimenti agricoli proprio in seguito alla richiesta di organizzazioni come Oxfam di concentrarsi su un settore che è stato trascurato per troppo tempo. Perciò afferma che sospendere gli investimenti agricoli – di cui beneficiano soprattutto i produttori su piccola scala – finirebbe solamente per danneggiare quelle stesse persone che Oxfam cerca di aiutare. Noi non abbiamo mai sostenuto – e mai sosterremo – che la Banca Mondiale non debba investire in agricoltura; accogliamo anzi con favore un aumento di investimenti agricoli da parte della Banca che supportino veramente i produttori su piccola scala. È per questo che non sosteniamo che la Banca Mondiale debba abbandonare il settore agricolo né chiediamo di sospendere tutti gli investimenti agricoli. Al contrario, chiediamo una sospensione temporanea di 6 mesi di quegli investimenti agricoli che coinvolgono compravendite di terra su larga scala, che la Banca Mondiale riconosce non esser la maggior parte dei suoi investimenti.

Per dirla in altre parole, stiamo invocando il principio di precauzione, cosa che la Banca ha già fatto in passato quando ha bloccato i prestiti al settore dell’olio di palma a seguito di una caso controverso in Indonesia. Dal momento che gli investimenti in agricoltura della Banca Mondiale sono aumentati da 2,5 miliardi di dollari nel 2002 a 6-8 miliardi nel 2012, il rischio che alcuni di questi investimenti comportino acquisizioni problematiche di terre è maggiore (la cifra di 8 miliardi di dollari è stata mal riportata da alcuni media che l’hanno indicata come la cifra totale degli investimenti sulla terra, mentre Oxfam è sempre stata chiara nell’affermare che il dato riguarda l’agricoltura nel suo complesso, e solo una sua parte si riferisce alle acquisizioni di terra).

Siamo favorevoli a modelli di investimenti agricoli, sia grandi che piccoli, in grado di portare alle comunità locali reali benefici condivisi, basati sulla consultazione e il consenso. Di recente, abbiamo pubblicato un documento in cui venivano presentati modelli positivi di investimento in agricoltura e il Direttore di Oxfam GB Barbara Stocking ha ribadito il messaggio sul Financial Times. Ciò che contrastiamo è un modello di investimento agricolo che implica la perdita dei diritti sulla terra da parte dei contadini poveri e delle comunità, un modello che spesso genera conflitti e per il quale esistono ben poche prove di benefici per i più poveri.

Trasparenza

Una casa brucia in Guatemala, crediti: Committee for Campesino Unity (CUC)
Un land grab in Guatemala

La Banca Mondiale si considera leader nel campo della trasparenza. Sebbene Oxfam concordi che sono stati fatti diversi passi avanti nel corso degli anni, rimane la sensazione che ci siano ancora delle area problematiche. In primo luogo, non possiamo affermare quale sia la reale portata degli investimenti della Banca in questo settore, dal momento che non c’è chiarezza sulla dimensione globale dei suoi investimenti che riguardano la terra. Per un’istituzione che si vanta giustamente degli enormi progressi fatti nel rendere i suoi dati accessibili a tutti, ciò è deludente.

In secondo luogo, sappiamo che 17 dei 21 ricorsi relativi a questioni legate alla terra, sollevano problemi di mancata trasparenza. Infine, sappiamo che oltre il 50% dei prestiti dell’International Finance Corporation (l’organo della Banca Mondiale che si occupa dei prestiti al settore privato) è veicolato attraverso intermediari finanziari: questi investimenti sono molto più opachi, e questi organismi non sono inoltre soggetti agli stessi standard della Banca mondiale. Ciò rende quasi impossibile per Oxfam verificare l’affermazione della Banca Mondiale per cui “solo il 2% dei presti dell’IFC in ambito agricolo nello scorso anno finanziario ha riguardato acquisizioni di terre”. Inoltre, la tendenza ad usare nuovi strumenti di credito e di assistenza tecnica rende molto più difficile indicare come responsabile la Banca Mondiale in casi in cui non avrebbe finanziato direttamente un progetto in seguito sfociato in una controversia, ma avrebbe fornito il consiglio che lo ha reso possibile.

Perciò, se la Banca Mondiale vuole sapere cosa può fare (#whatwillittake) per porre fine alla povertà, Oxfam pensa che l’assunzione di un suo ruolo di guida nel fermare il land grabbing sia un ottimo punto di partenza.

Hannah Stoddart è Head of Economic Justice Policy a Oxfam GB

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