Cos’è il land grabbing

Lamusi ha riavuto la sua terra dopo l'intervento di Oxfam

Si parla di land grabbing (accaparramento delle terre) quando una larga porzione di terra considerata “inutilizzata” è venduta a terzi, aziende o governi di altri paesi senza il consenso delle comunità che ci abitano o che la utilizzano, spesso da anni, per coltivare e produrre il loro cibo. Uno scandalo che esiste da molti anni, ma che dallo  scoppio della crisi finanziaria è cresciuto enormemente, spingendo nella fame migliaia di contadini del Sud del mondo.
Dal 2008, cioè dallo scoppio della crisi finanziaria, il fenomeno del land grabbing è cresciuto del 1000%.  La domanda per terreno vola: investitori cercano dove coltivare cibo per l’esportazione, per i biodiesel, o semplicemente per fare profitto. Non sempre l’acquisto di terre è un problema: ma lo è quando avviene senza informazione. Molto spesso, poi, questi terreni comprati mandando via intere comunità, lasciandole senza terra e senza futuro, sono lasciati inattivi. Le promesse di risarcimenti non si avverano, le comunità rimangono a mani vuote mentre le grandi aziende incassano. Terreni che prima davano cibo e rifugio a molti sono recintati e rimangono inutilizzati. È uno scandalo. È ora di smettere, è ora di coltivare giustizia, è ora di dire basta all’accaparramento delle terre.

Chiediamo di dire basta all’accaparramento di terre

Nella comunità di Ana Pacheco, in Guatemala, Oxfam lavora per recuperare la terra dei campesinos negoziando con i proprietari e il governoOxfam chiede un’azione forte e di dimensione globale affinchè i governi garantiscano l’accesso alle terre ai piccoli produttoriin particolare le donne – coloro che spesso lavorano di più la terra ma che devono affrontare ostacoli maggiori per definirla come propria; affinchè rivalutino le strategie biodiesel, perchè qualsiasi strategia che punta a togliere cibo dal piatto per metterlo nei serbatoi non può essere che sbagliata; affinchè investano prendendo in considerazione non solo i profitti a breve termine ma anche e soprattutto le comunità marginalizzate.

Il 4 ottobre 2011 abbiamo lanciato una richiesta alla Banca Mondiale di congelare i propri investimenti nelle compravendite dei terreni agricoli di larga scala per poter rivalutare questa pratica ed evitare l’aumento dei casi di land grabbing.

 

La Banca Mondiale e il land grabbing

Le compravendite di terra su larga scala stanno distruggendo intere comunità, lasciando le persone senza cibo e senza casa. Si tratta di grandi affari a un grande costo. Ma la Banca Mondiale ha il potere di cambiare le cose e proteggere i diritti delle persone più povere al mondo.

  • Fattori come l’aumento dei prezzi e la domanda di nuove forme d’energia hanno causato una corsa sfrenata alla terra.
  • Ogni secondo queste compravendite riguardano un’area di terra grande quanto un campo da calcio.
  • Le famiglie povere perdono la terra da cui dipendono per coltivare cibo, molto spesso cacciate senza un trattamento equo né un compenso.

La Banca Mondiale finanzia molte compravendite di terra e ha un grande potere nell’influenzare il modo in cui la terra è comprata e venduta in tutto il mondo. Non ha accettato di sospendere temporaneamente i suoi investimenti sulla terra, ma ora ha riconosciuto di poter svolgere un ruolo fondamentale nella lotta al land grabbing e si è impegnata a migliorare i suoi standard.

Le grandi compravendite di terra stanno costringendo moltissime persone povere a lasciare le loro case, il loro lavoro e il loro cibo. Questa ingiustizia deve finire subito, prima che altre vite vengano rovinate.

Questi accordi di compravendita lasciano moltissime comunità distrutte, con le persone affamate e sfollate.

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