12 Luglio 2023

IN UN MONDO SEMPRE PIU’ DISUGUALE, UN SISTEMA ALIMENTARE DISTORTO UCCIDE MILIONI DI PERSONE

 

In Somalia milioni di persone hanno perso tutto a causa della siccità. 8 milioni di bambini alla fame

783 milioni di persone nel mondo colpite dalla fame nel 2022, mentre l’emergenza più grave si consuma in Africa orientale dove 8 milioni di bambini sotto i 5 anni sono a un passo dalla carestia. Nel frattempo l’anno scorso le aziende del settore alimentare hanno raddoppiato i propri profitti

In occasione della pubblicazione dei nuovi dati Fao, l’appello urgente di Oxfam ai Governi per un’azione immediata che preveda la copertura totale dei finanziamenti chiesti dall’ONU per far fronte alle crisi alimentari, la tassazione degli extraprofitti delle grandi aziende e un freno alla speculazione sui prezzi dei beni alimentari

783 milioni di persone hanno sofferto la fame nel 2022, mentre 600 milioni di persone saranno cronicamente denutrite nel 2030. I numeri che emergono dal nuovo report Fao sullo “Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione del mondo”, descrivono un’emergenza che sta divenendo sempre più strutturale. Il contesto globale indica dunque che le disuguaglianze e l’impatto della crisi climatica aumentano, con alcune regioni del pianeta come il Corno d’Africa, che pagano il prezzo più alto.

È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, insieme ad un appello urgente ai Governi ad intervenire quanto prima per correggere le sempre più lampanti distorsioni di un sistema alimentare globale profondamente ingiusto, che consente a pochissimi di arricchirsi mentre di fatto uccide milioni di persone.

“È semplicemente vergognoso che in un mondo di abbondanza e persino di grandi sprechi di cibo i Governi continuino ad anteporre gli interessi dei grandi colossi e dei miliardari dell’agroalimentare e dell’energia a quelli delle persone più vulnerabili, ampliando esponenzialmente le disuguaglianze tra pochi privilegiati e miliardi di persone che nella parte più povera del mondo non possono permettersi un’alimentazione adeguata o stanno letteralmente morendo di fame in questo preciso momento. – ha detto Francesco Petrelli, policy advisor di Oxfam Italia sulla sicurezza alimentare – Nel 2022 le grandi aziende alimentari ed energetiche hanno più che raddoppiato i loro profitti e da soli 18 tra i maggiori colossi del settore food and beverage hanno realizzato, in media nel biennio 2021-2022, oltre 14 miliardi di dollari all’anno di extraprofitti, con i prezzi medi dei prodotti alimentari che sono saliti del 14%. Ma cosa hanno fatto gli Stati più ricchi e influenti per correggere queste distorsioni? Purtroppo poco o nulla!”.

L’impatto della crisi climatica sta superando la capacità di risposta umanitaria: l’emergenza in Corno d’Africa

L’impatto della crisi climatica e le distorsioni sempre più strutturali stanno superando la capacità di risposta del sistema umanitario nelle più gravi aree di crisi come il Corno d’Africa.

In Somalia, uno dei Paesi con meno responsabilità nell’accelerazione del cambiamento climatico (con solo lo 0,05% sul totale delle emissioni globali), si registra la più grave siccità degli ultimi 40 anni che sta portando 1 persona su 3 sull’orlo della carestia.

In tutta l’Africa orientale oltre 8 milioni di bambini sotto i cinque anni – quasi l’intera popolazione della Svizzera – e 36 milioni di persone in totale soffrono di malnutrizione acuta, con 1 persona ogni 28 secondi che nei prossimi mesi rischia di morire di fame.

Per l’assenza di piogge negli ultimi 2 anni si sono inoltre perduti 13,2 milioni di capi di bestiame e migliaia di ettari di coltivazioni. Solo in Kenya, il costo economico della perdita di bestiame è stimato ad oggi in oltre 1,5 miliardi di dollari. In Etiopia e Somalia, l’agricoltura impiega rispettivamente il 67% e l’80% della popolazione, ma ampie porzioni dei terreni coltivabili dipendono esclusivamente dalla pioggia per essere produttivi. La conseguenza è che i prezzi dei beni alimentari sui mercati locali sono schizzati alle stelle, tantissime scuole in questi paesi vengono chiuse e le minime capacità di sussistenza non esistono più, causando sfollamenti di massa dalle zone rurali più colpite: 1,75 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case in cerca di acqua e cibo.

“Un’intera generazione di bambini denutriti nei Paesi a basso reddito oggi soffre di malattie croniche, non può andare a scuola o ci va con scarsi risultati, rischiando di non avere di fronte a sé un futuro”, aggiunge Petrelli.

Le soluzioni per battere la fame esistono ma occorre la volontà politica

“Le soluzioni per porre fine alla fame nel mondo esistono, ma richiedono un’azione politica coraggiosa, coordinata e unitaria. – conclude Petrelli – Per questo chiediamo con forza ai Governi di finanziare interamente gli appelli dell’ONU per le emergenze umanitarie: per fronteggiare la crisi alimentare in Corno d’Africa nei prossimi mesi ad esempio è stato stanziato dai Paesi donatori un terzo di quanto necessario a salvare vite, appena 2,4 miliardi di dollari su 7. Assieme è cruciale realizzare politiche coerenti di carattere strutturale. In primo luogo sostenendo i piccoli produttori agricoli, promuovendo in particolare i diritti delle donne contadine nei Paesi in via di sviluppo, vera chiave di volta per la lotta all’insicurezza alimentare in molti Stati.  Allo stesso tempo è cruciale che vengano tassati gli extraprofitti conseguiti dalle grandi aziende negli ultimi anni in tutti i settori, a partire da quello agroalimentare ed energetico. Solo così si potranno garantire ai Paesi più poveri, le risorse necessarie ad affrontare adeguatamente l’impatto della crisi climatica e della crisi alimentare. Un’azione che deve essere abbinata alla cancellazione del peso del debito estero per gli Stati a basso e medio reddito e alla messa in campo di misure stringenti per bloccare chi sta speculando sul mercato globale, gonfiando i prezzi del cibo”. 

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