11 Novembre 2025

Yemen, dove le mani ricordano ciò che gli occhi non possono vedere

 

Ben oltre le città e le strade asfaltate dello Yemen, dove il calore estivo ammorbidisce la terra e l’aria si appiccica pesante di umidità, si trova un villaggio che non compare sulla maggior parte delle mappe.

Le case sono sparse, incompiute, mattoni esposti come ferite aperte. Intorno, gli alberi di saisaban crescono selvaggi e ostinati, le loro ombre storte sono l’unico rifugio dal sole.

Fadhl Mohammed, cieco dall'infanzia, siede sotto un albero nel suo villaggio. Credit: Abdulbari Othaman/Oxfam
Fadhl Mohammed, cieco dall’infanzia, siede sotto un albero nel suo villaggio. Credit: Abdulbari Othaman/Oxfam

Qui non ci sono strade asfaltate, né centri sanitari o scuole. Il silenzio non è silenzio, è il mormorio sommesso delle pecore dietro recinti improvvisati, il ronzio delle mosche, il tonfo occasionale di un bastone sulla terra secca.

Questa storia comincia ai piedi di un albero più antico del villaggio stesso. Non con la vista, ma con il suono, l’odore, la memoria.

Il profumo d’henné denso nell’aria.

Il fruscio dei piedi sulla terra dura.

E tre parenti ciechi: Fadhl, Saleh e Sanaa, ciascuno plasmato da questa terra e dal legame che li unisce.

Fadhl: essere visti, anche quando il mondo distoglie lo sguardo

Sotto un riparo improvvisato cucito con teli di plastica, Fadhl siede nel cuore del suo cortile trasformato in laboratorio. Le sue mani, consumate come corteccia antica, setacciano foglie secche di henné, sbriciolandole con precisione esperta. Le macchie verdi sulle sue dita raccontano di lavoro e di eredità. Non può vedere i sacchi che ha riempito, né il colore delle foglie, ma riconosce al tatto, al suono, il ritmo di un mestiere tramandato di mano in mano. Nella luce fioca, ascolta il ronzio del frullatore e il suono dei nostri passi.

Fadhl usa il macinatore per henné, alimentato dall'energia solare, trasformando la tradizione in sostentamento. Credit: Abdulbari Othaman/Oxfam
Fadhl usa il macinatore per henné, alimentato dall’energia solare, trasformando la tradizione in sostentamento. Credit: Abdulbari Othaman/Oxfam

Fadhl, cieco fin dall’infanzia, è il fondatore dell’Associazione per l’Assistenza ai Ciechi, lo stesso luogo che ha nutrito le ambizioni di sua nipote Sanaa e di suo nipote Saleh, entrambi laureati e destinatari di un’educazione radicata nell’empatia.

I suoi occhi, velati dal tempo, si sollevano come a seguire il percorso di un ricordo. Ma è la sua voce calda, scherzosa, piena di vivacità ad attirare le persone.

Il mondo può aver distolto lo sguardo dal suo villaggio, ma Fadhl, con la sua risata e il suo lavoro, insiste per essere visto.

Sanaa: tradurre il mondo in ritmo e voce

A venticinque anni, Sanaa si muove nel mondo digitale con la stessa tranquilla sicurezza che la contraddistingue di persona. Il suo smartphone parla per lei — letteralmente — leggendo ad alta voce, guidando le sue dita, aiutandola a comporre messaggi vocali e testuali con naturalezza. Chiede informazioni sui compiti universitari, invia clip audio, emoji.

Diplomata all’Associazione per i Ciechi, lo stesso centro fondato da suo zio Fadhl, Sanaa ha conseguito la laurea in Sociologia e si sta preparando per il Master.
In una casa isolata, dove l’elettricità è rara e la connessione incerta, rimane aggrappata ai suoi sogni, non attraverso la vista, ma tramite il suono, la determinazione e il piccolo dispositivo rettangolare che traduce il suo mondo in ritmo e voce.

Sanaa legge usando le dita, nel cortile della sua casa a Lahj/Bir Alkadama. Credit: Abdulbari Othaman/Oxfam
Sanaa legge usando le dita, nel cortile della sua casa a Lahj/Bir Alkadama. Credit: Abdulbari Othaman/Oxfam

Saleh: il poeta che ha rifiutato il silenzio

La storia di Saleh inizia con una porta chiusa. Quando era bambino, lui e i suoi genitori hanno bussato a ogni scuola in cerca di accoglienza. Ogni volta ricevevano la medesima risposta: “Questa scuola è per chi ci vede.

Rifiutato e isolato, Saleh ha trovato conforto in una radio mezza rotta, la sua unica finestra su un mondo che girava senza di lui.

Poi, un giorno, la svolta: l’Associazione per i Ciechi, fondata da suo zio Fadhl. Saleh si è diplomato primo della sua classe e tra i migliori all’università. Anche se per lui le porte chiuse non erano finite, la sua voce si è sempre rifiutata di tacere.

Oggi è tornato nella stessa associazione come insegnante volontario, aiutando la nuova generazione di studenti ciechi a orientarsi in un mondo che troppo spesso li ignora.

Saleh sorride mentre legge alcuni versetti del Corano in Braille, seduto all'ombra di un albero nel suo villaggio. Credit: Nada Al Saqqaf/Oxfam
Saleh sorride mentre legge alcuni versetti del Corano in Braille, seduto all’ombra di un albero nel suo villaggio. Credit: Nada Al Saqqaf/Oxfam

Qui nessuno cammina da solo

In una terra dove il sole brucia la terra e i servizi non raggiungono le case sparse, Fadhl, Sanaa e Saleh resistono. Non vedono il mondo, ma lo plasmano.

Uno ha fondato una scuola.
Uno è tornato per insegnare.
Una si sta preparando a laurearsi.

Dalla terra spaccata e dagli angoli dimenticati, hanno costruito qualcosa di intero: un legame. Una voce. Una visione che non ha bisogno di occhi, solo di convinzione.

In questo villaggio non sono soli. Altri sedici condividono la loro cecità, inclusi i tre fratelli di Sanaa, la moglie di Fadhl e così anche la moglie di suo fratello. Anche un altro zio ha due figlie cieche.

Qui la vista può essere rara, ma la forza scorre profonda, e nessuno cammina da solo.

Tre generazioni, una storia di forza. Sanaa, Saleh e loro zio Fadhl: uniti non solo dal legame di sangue, ma anche dalla comune determinazione a imparare, insegnare e servire. Credit: Abdulbari Othaman/Oxfam
Tre generazioni, una storia di forza. Sanaa, Saleh e loro zio Fadhl: uniti non solo dal legame di sangue, ma anche dalla comune determinazione a imparare, insegnare e servire. Credit: Abdulbari Othaman/Oxfam

Un piccolo ma vitale sostegno

Con fondi limitati, Oxfam — grazie al supporto della Dutch Relief Alliance e in collaborazione con la Fondazione Tadhamon — è riuscita a sostenere alcune famiglie del villaggio.

Undici persone hanno ricevuto un sussidio economico, per aiutarle a soddisfare bisogni urgenti. Due famiglie, tra cui quella di Fadhl, hanno unito i contributi ricevuti per acquistare un macinatore solare per henné, oggi al centro della loro sussistenza. Uno strumento semplice, ma che vibra di dignità, continuità e cura.

Il villaggio è pieno di persone che, come Saleh, potrebbero trarre beneficio da un piccolo ma vitale sostegno. Eppure, a causa della scarsità di fondi, non tutti sono riusciti a riceverlo.

Sostieni la risposta di Oxfam in Yemen: ogni donazione contribuisce a salvare vite e a costruire un futuro più dignitoso per milioni di persone.

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