9 Marzo 2012

13 milioni di persone a rischio in Sahel

 
Chad, Etta Brahim Senussi con i figli. Senza pioggia, i suoi animali stanno morendo e Etta non sa come sfamare i bambini. Credits: Andy Hall
Chad, Etta e i suoi bambini

Oxfam  lancia un appello per raccogliere 37 milioni di dollari per aiutare un milione di persone nel Sahel

Il Sahel rischia un’emergenza umanitaria che potrebbe ridurre 13 milioni di persone alla fame se la comunità internazionale non interviene immediatamente. In Ciad, Burkina Faso, Mali, Mauritania, Niger e Senegal del nord i tassi di malnutrizione rimangono fermi al 10-15% e in alcune aree è già stata superata la soglia di emergenza del 15%. Oltre un milione di bambini è già a rischio di grave malnutrizione. In Ciad, alcune comunità si sono ridotte a scavare nelle tane delle formiche per trovare qualche chicco di grano. Se non ricevono subito aiuti, queste comunità saranno costrette a lasciare i loro villaggi nel giro di un mese.

Milioni di persone sono sull’orlo di una crisi molto grave. Tutti i segnali indicano che la siccità potrebbe trasformasi in una vera catastrofe se non si interviene e il mondo non può permettersi che ciò accada. Servono aiuti congiunti per impedire che muoiano migliaia di persone.”, avverte  Mamadou Biteye, direttore di Oxfam per l’Africa occidentale. “L’anno scorso la crisi in Corno d’Africa è andata totalmente fuori controllo perché si è atteso troppo tempo per intervenire. Possiamo evitare il peggio e salvare migliaia di vite se agiamo ora, è molto semplice” .

Secondo Oxfam, all’origine della crisi c’è la letale combinazione di siccità, prezzi alimentari elevati, povertà radicata e conflitti regionali. Nella regione i prezzi sono più alti in media dal 25 al 50% rispetto agli ultimi 5 anni e potrebbero crescere di un altro 25-30% nel periodo in cui la crisi alimentare toccherà il suo apice nei mesi di luglio e agosto, esponendo ancora di più le famiglie vulnerabili alla malnutrizione.

La ‘stagione della fame’ è iniziata in anticipo nel Tillabery, una regione del Niger occidentale, dove le comunità hanno visto le riserve alimentari assottigliarsi e i prezzi andare alle stelle.  Le famiglie cominciano a migrare verso le città in cerca di cibo e lavoro. Secondo il governo, 33.000 bambini non vanno più a scuola perché costretti a lasciare i villaggi con le famiglie.

L’irregolarità delle piogge è alla radice dei magri raccolti soprattutto in Niger, Ciad, Mauritania, Mali e Burkina Faso. La popolazione della regione ha avuto inoltre poco tempo per riprendersi dall’ultima crisi alimentare del 2010. Nell’ultimo decennio, in Sahel si è registrato un aumento nella frequenza e gravità delle crisi alimentari.

In Mauritania 700.000 persone, quasi un quarto di tutte le famiglie, hanno difficoltà nel soddisfare il loro fabbisogno quotidiano di cibo. In Ciad, per 3,5 milioni di persone, più del 30% della popolazione, l’insicurezza alimentare è una realtà, così come in alcune aree del Senegal.

Secondo la FAO, la produzione Agricola nella regione è diminuita del 25% rispetto al 2010. Il raccolto di cereali è diminuito di 1,4 tonnellate nei sei paesi del Sahel. I paesi più colpiti sono la Mauritania, con un calo del 52% nella produzione agricola rispetto all’anno scorso, mentre la produzione del Ciad è diminuita del 50% e quella del Niger del 27%.

Anche se i raccolti nei paesi esportatori vicini come Nigeria, Benin e Ghana sono discreti, è improbabile che il surplus sia in grado di soddisfare le necessità alimentari nel Sahel. Ragioni di sicurezza e l’introduzione di restrizioni al commercio in diversi paesi hanno contribuito a ostacolare l’afflusso di cibo. Attualmente gli aiuti alimentari acquistati localmente sono tra il 15 e il 20 % meno cari che sul mercato internazionale, ma comunque cari, e con l’incertezza dal lato dell’offerta i costi dei beni alimentari saranno molto più alti di quanto lo erano durante la crisi alimentare del 2010.
Secondo le agenzie umanitarie, inoltre, il conflitto nel nord del Mali ha costretto 160.000 persone a fuggire dalle loro case e oltre la metà di queste si rifugiano nei paesi vicini come Niger, Burkina Faso e Mauritania. La violenza in Nigeria ha anche causato un calo nel volume dei cereali diretti in Niger e Ciad.

Secondo Oxfam, poiché i prossimi raccolti sono previsti solo ad ottobre, c’è bisogno di un consistente sforzo umanitario. L’Onu ha stimato che sono necessari 724 milioni di dollari per affrontare i bisogni attuali, una cifra che potrebbe aumentare a mano a mano che la crisi avanza. Mentre alcuni paesi ricchi hanno cominciato a donare – in particolare l’Unione Europea che ha stanziato aiuti ingenti e in modo rapido – manca all’appello ancora più della metà della cifra necessaria.

Oxfam ha l’obiettivo di raccogliere 37 milioni di dollari per soddisfare i bisogni di un milione di persone che intende aiutare in tutta la regione del Sahel con aiuti vitali come cibo, denaro contante, aiuti per il bestiame, acqua, misure igieniche e sanitarie.

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