Il nuovo rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) conferma che la carestia a Gaza non è più solo una minaccia: il Governatorato di Gaza è già in Fase 5 (Famine). L’analisi prevede che entro la fine di settembre la crisi alimentare raggiungerà anche Deir Al Balah e Khan Younis, aggravando ulteriormente una situazione già al limite.

Una carestia causata dal blocco e dalla guerra
Secondo l’IPC, la carestia è il risultato diretto del blocco imposto da Israele sull’ingresso di cibo e aiuti umanitari, aggravato da mesi di bombardamenti e sfollamenti forzati.
“Nonostante gli avvertimenti di luglio, Israele ha continuato a negare l’accesso al cibo e agli aiuti vitali, persino alle agenzie umanitarie più esperte operanti a Gaza. Questa scelta politica ha impedito interventi che avrebbero potuto arginare fame, malnutrizione e malattie” – ha dichiarato Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia.
Le conseguenze sono devastanti:
- Madri malnutrite non riescono più ad allattare i propri figli.
- La popolazione percorre chilometri per trovare cibo, rischiando la vita vicino ai centri di distribuzione.
- Anziani e persone fragili restano intrappolati, senza vie di fuga né assistenza.

Il rapporto fornisce una fotografia drammatica
- oltre 500.000 persone vivono già in condizioni catastrofiche (Fase 5)
- a queste si aggiungeranno 141.000 persone che rischiano di cadere in carestia entro settembre
- 1,14 milioni di persone si trovano in emergenza alimentare (Fase 4)
- più di 132.000 bambini sotto i cinque anni rischiano di morire di malnutrizione acuta entro giugno 2026
È la prima volta che una carestia viene ufficialmente dichiarata in Medio Oriente attraverso la classificazione IPC.
“Oltre 2,5 milioni di dollari di nostri aiuti salvavita — compresi pacchi alimentari ad alto contenuto calorico — sono già pronti, ma restano bloccati nei magazzini fuori da Gaza. Le autorità israeliane ne hanno impedito l’ingresso, proprio nel momento di maggiore urgenza.’’ – Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia.

Un collasso sistemico
Il rapporto sottolinea che la crisi non è dovuta a fattori naturali, ma a decisioni politiche e militari deliberate. Il blocco degli aiuti, la distruzione delle infrastrutture agricole, il collasso dei sistemi idrici e sanitari hanno reso impossibile la sopravvivenza quotidiana per milioni di persone.
“Israele continua la sua campagna di bombardamenti incessanti e porta avanti la scelta politica di affamare le persone nelle aree già classificate in carestia, mentre procede con lo sfollamento forzato della popolazione di Gaza City. I governi che restano in silenzio o continuano a fornire armi sono complici di genocidio e crimini di guerra. Questa carestia è interamente causata dall’uomo e può essere fermata.” Paolo Pezzati portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia.

Cosa serve per fermare la carestia a Gaza
Per impedire che la catastrofe si espanda ulteriormente, il rapporto indica la necessità di azioni immediate:
- cessate il fuoco immediato e duraturo;
- accesso umanitario sicuro e senza restrizioni attraverso tutti i valichi, incluso il nord della Striscia;
- revoca del blocco per permettere l’ingresso di cibo, acqua e medicine su larga scala;
- protezione dei civili e delle infrastrutture essenziali, come ospedali e reti idriche.
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