La 21ª edizione del Mengo Music Fest si è conclusa, ma le voci che abbiamo contribuito ad unire in questi sei giorni hanno appena iniziato a risuonare.
Essere charity partner ufficiale di questa edizione ha significato molto più che partecipare a un evento musicale. Abbiamo toccato con mano il potere unico che ha la musica di unire e di mobilitare. Al Mengo, non abbiamo solo ascoltato: abbiamo parlato, ci siamo confrontati, abbiamo preso posizione e urlato le nostre richieste attraverso la voce di centinaia di persone.

Trasformare l’ascolto in partecipazione e la partecipazione in azione
Quest’anno il Mengo non è stato solo musica. È stato un vero e proprio spazio di cittadinanza attiva. Lo abbiamo sentito grazie agli artisti che hanno deciso di prestare la propria voce alle cause che portiamo avanti. Lo abbiamo visto negli sguardi delle persone che sono venute a cercarci, a parlare con noi, a scoprire il lavoro che portiamo avanti ogni giorno nel mondo.
“Da chi si è fermato solo pochi minuti per prendere uno sticker o un tatuaggio con su scritto “cessate il fuoco”, a chi si è fermato a parlare con noi più tempo, in tutte le persone con cui abbiamo parlato in questi giorni ho visto tanta voglia di partecipare. Era come se volessero dirci, ognuno a suo modo, ci sono anche io con voi perché penso sia giusto”. Susanna, volontaria di Oxfam

Centinaia di voci unite per un cessate il fuoco
Abbiamo portato tra il pubblico e sul palco un messaggio che non può più essere ignorato: serve un cessate il fuoco immediato e permanente a Gaza. Serve garantire accesso agli aiuti umanitari per chi da mesi viene privato dei beni più basilari.
“Ogni volta che dal palco risuonava un appello per il cessate il fuoco a Gaza, nel pubblico si alzava un boato. Anche se le persone non erano lì per questo, in quel momento decidevano di alzare la voce e subito dopo molti venivano a cercare il nostro stand”. Susanna, volontaria di Oxfam

In tantissimi hanno scelto di far risuonare questo appello: firmando le nostre petizioni, confrontandosi con i nostri volontari, indossando sticker, tatuaggi temporanei, portando via con sé una cartolina o del materiale informativo. Piccoli gesti, ma capaci di creare connessioni, accendere riflessioni, generare cambiamento.
Continuiamo a far sentire la nostra voce
Il palco si smonta, ma le sfide restano. A Gaza, bambini, donne e civili indifesi continuano a morire sotto le bombe, in fila per l’acqua o per un sacco di farina, fuori da una clinica mentre aspettano di ricevere un po’ di latte in polvere. Dobbiamo continuare a far sentire la nostra voce, per le centinaia di migliaia di persone che si vedono negati ogni giorno beni di base come cibo e medicine, e che anche se non hanno mai smesso di gridarlo al mondo intero, continuano a non essere ascoltati.
Fai sentire la tua voce.