Calano gli aiuti internazionali verso i paesi in via di sviluppo

Ancora oggi 821 milioni di persone soffrono la fame.In questo momento il 10% della popolazione mondiale vive in povertà estrema.

Gli ultimi dati OCSE mostrano come la spesa complessiva da parte dei 30 paesi membri nel 2018 sia scesa del 2,7% rispetto al 2017. Una riduzione, che solo in parte si giustifica con il taglio della spesa per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo e che colpisce i paesi più poveri del pianeta.

L’anno scorso i paesi ricchi hanno destinato in media solo lo 0,31% del proprio reddito nazionale lordo (rnl) agli aiuti allo sviluppo, ossia quanto stanziato già nel 2017, ma ben al di sotto dell’obiettivo dello 0,7% fissato ormai 50 anni fa e raggiunto a oggi solo da Svezia, Norvegia, Regno Unito, Lussemburgo e Danimarca.

Il drastico calo degli aiuti ai più poveri e vulnerabili è desolante, perché in fondo non si sta facendo altro che voltare le spalle a chi lotta per la sopravvivenza.

Aiutiamoli a casa loro?

Diminuisce pericolosamente anche il volume dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) italiano, passando dai 5.858,03 milioni di dollari nel 2017 ai 4.900,1 milioni di dollari nel 2018, pari allo 0,23% del reddito nazionale lordo e in netto calo rispetto allo 0,30% del 2017. Si tratta di una riduzione drastica del 21,3%, che fa guadagnare all’Italia la maglia nera tra tutti i paesi OCSE.

Oggi ogni traguardo appare lontano e, soprattutto, rimane puro slogan quell’incitamento ad aiutare i più poveri a casa loro.

Dal 2012, per la prima volta quest’anno, si assiste a una riduzione degli aiuti internazionali in settori e paesi cruciali: meno 31,9% verso i paesi dell’Africa sub-sahariana (da 324, 8 milioni di dollari nel 2017 a 221,3 del 2018), meno 17,2% verso i paesi meno sviluppati (da 326,5 milioni di dollari nel 2017 a 270,5 nel 2018), meno 37,7% per i costi dei rifugiati, dovuto in gran parte alla diminuzione dei flussi migratori verso le coste italiane.

L’aiuto allo sviluppo e lotta alla disuguaglianza

Il report L’aiuto allo sviluppo ai tempi della disuguaglianza evidenzia come la povertà potrà essere sradicata, solo se nei prossimi anni saranno finanziati interventi che abbiano al centro strumenti concreti di riduzione delle disuguaglianze nei paesi in via di sviluppo.

Un obiettivo non rinviabile, che potrà essere raggiunto dai grandi donatori attraverso poche ma cruciali mosse chiave:

  1. Centrare il doppio obiettivo di riduzione della povertà e della disuguaglianza
  2. Non utilizzare gli aiuti per finanziare rischiosi partenariati pubblico-privati
  3. Mettere al primo posto i bisogni dei più poveri
  4. Evitare modalità di aiuto che aggravino la crisi del debito dei Paesi partner
  5. Mantenere la promessa di stanziamento dello 0,7% del Reddito Nazionale Lordo in aiuti
  6. Rafforzare le capacità dei Paesi partner
  7. Sostenere la spesa in servizi pubblici capaci di ridurre le disuguaglianze
  8. Rafforzare la creazione di sistemi fiscali progressivi nei Paesi in via di sviluppo
  9. Favorire la cittadinanza attiva
  10. Promuovere l’uguaglianza di genere

 

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