14 Ottobre 2025

Cisgiordania occupata: l’Italia interrompa ogni relazione commerciale con gli insediamenti illegali israeliani

 

Per porre fine all’occupazione illegale della Cisgiordania, consentendo la nascita di uno stato palestinese, è decisivo che l’Italia e l’Unione europea interrompano ogni relazione commerciale con gli insediamenti illegali israeliani. Senza farsi condizionare dal piano di pace americano che, pur rappresentando un passo indispensabile per la fine del genocidio nella Striscia di Gaza, manca di ogni rifermento al destino dell’area e alla difesa del diritto di autodeterminazione del popolo palestinese 

Alla vigilia del Consiglio Ue dei ministri degli Esteri e del Consiglio europeo del 20 e 23 ottobre, abbiamo ribadito il nostro appello alla Camera dei Deputati nel corso di un incontro con le forze politiche, insieme ad Amnesty International Italia e COSPE, in rappresentanza della coalizione di oltre 20 organizzazioni che sostengono la campagna Stop al commercio con gli insediamenti illegali. All’incontro ha preso parte anche Basel Adra, regista palestinese premio oscar con “Non Other Land”, che ha portato la propria testimonianza.   

Vittorio Longhi - responsabile advocacy di COSPE, Paolo Pezzati - portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia alla Camera dei deputati per ribadire l governo Italiano l'appello a interrompere ogni relazione commerciale con gli insediamenti illegali israeliani
Vittorio Longhi – responsabile advocacy di COSPE, Paolo Pezzati – portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia e Riccardo Noury – portavoce di Amnesty International Italia alla Camera dei deputati per ribadire al governo Italiano l’appello a interrompere ogni relazione commerciale con gli insediamenti illegali israeliani. Credit: Chiara Ercolani / Oxfam

L’impatto dell’occupazione illegale israeliana  

I dati contenuti nel rapporto “Il commercio con gli insediamenti illegali” mostrano quanto scambi e investimenti nei territori occupati illegalmente da Israele non facciano altro che alimentare la drammatica condizione economica e sociale di oltre 3,3 milioni di palestinesi, tra demolizioni, sfollamenti di massa, furto delle terre, violenze e check point che non permettono la libera circolazione dei palestinesi.  

Solo da gennaio sono stati sfollati con la forza oltre 40 mila persone palestinesi dai campi profughi di Jenin, Tulkarem, Nur Shams e Al-Far’a a causa dell’intensificarsi delle operazioni militari e degli attacchi dei coloni protetti dall’esercito di Israele, che si sono moltiplicati negli ultimi mesi con centinaia di vittime. Nel frattempo, è stata approvata la costruzione di 3.400 nuove unità abitative in un blocco che collega Gerusalemme Est e l’insediamento illegale di Ma’ale Adumim, interrompendo di fatto la circolazione dei palestinesi tra la Cisgiordania settentrionale e meridionale.   

Un pastore palestinese pascola le pecore vicino all’insediamento illegale israeliano di Har Gilo, vicino a Betlemme. Credit: Per gentile concessione del fotografo
Un pastore palestinese pascola le pecore vicino all’insediamento illegale israeliano di Har Gilo, vicino a Betlemme. Credit: Per gentile concessione del fotografo

Il controllo di Israele costa all’economia palestinese miliardi di dollari all’anno, mentre la povertà in Cisgiordania è aumentata dal 12% al 28% negli ultimi due anni, con un notevole aumento del tasso di disoccupazione. Un controllo che, senza una forte pressione da parte della comunità internazionale potrebbe presto trasformarsi in una vera e propria annessione, dato che il Parlamento israeliano ha recentemente approvato una mozione proprio in questa direzione. 

Nonostante questo contesto però l’Unione europea ad oggi resta il primo partner commerciale di Israele, con un volume totale di scambi di 42,6 miliardi di euro nel ‘24. L’Italia nello stesso anno ha importato beni e servizi per oltre 1 miliardo di euro, con un volume totale di scambi pari ad oltre 4 miliardi.   

  

Oggi in tutta Europa sono presenti prodotti provenienti dalle colonie illegali, ma etichettati ‘Made in Israel’ a causa di politiche doganali incoerenti o disapplicate. – sottolinea Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam ItaliaPer questo motivo chiediamo con forza che l’Italia, rispettando il parere consultivo emesso dalla Corte Internazionale di giustizia nel luglio 2024, adotti uno strumento normativo nazionale, che preveda la sospensione degli accordi commerciali italiani con Israele e porti il governo ad assumere una decisa posizione a favore della revisione dell’Accordo di Associazione Ue- Israele includendo questo ambito. Il governo Meloni ha oggi l’occasione di dimostrare di non voler essere complice delle ripetute e sistematiche violazioni dei diritti umani delle autorità israeliane in Cisgiordania. Se si vuole lavorare alla creazione di due stati occorre agire al più presto esercitando una pressione capace di incidere sulle politiche del governo israeliano.     

 

La Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che in base al diritto internazionale gli Stati sono tenuti ad “astenersi dall’instaurare con Israele trattative economiche o commerciali concernenti i Territori Palestinesi Occupati, o parti di essi, che potrebbero consolidare la sua illegale presenza nel territorio”, e devono “adottare misure per prevenire relazioni commerciali o di investimento che contribuiscano al mantenimento della situazione illegale creata da Israele”. 

Unisciti all’appello per chiedere al governo italiano un primo passo concreto per porre fine all’occupazione israeliana in Cisgiordania e alle continue violazioni dei diritti umani dei palestinesi.

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Le associazioni italiane aderenti alla campagna:

ACLI, ACS -NGO, Amnesty International Italia, AOI, ARCI, CISS, CNCA, COSPE, CRIC, Emmaus, First Social Life, Fondazione Finanza Etica, Fondazione Gruppo Abele, Libera, Movimento Giustizia e Pace in Medio Oriente, Pax Christi, Rete HUMUS, Rete Italiana Pace e Disarmo, Un Ponte Per, Vento di Terra.

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