14 Dicembre 2023

COP28, ANCORA LONTANI DA UN FUTURO UGUALE PER TUTTI

 
Marinel aveva 16 anni quando il tifone Haiyan ha distrutto il suo villaggio, uccidendo più di 5.000 persone.
Marinel aveva 16 anni quando il tifone Haiyan ha distrutto il suo villaggio, uccidendo più di 5.000 persone. Foto: Stories4Change by Climate Tracker

Quest’anno, nessuna parte del mondo è sfuggita alle conseguenze negative dell’aumento delle temperature e degli eventi meteorologici estremi. In Italia, il 2023 è stato accompagnato da una media di oltre 9 eventi estremi al giorno*, tra grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore e tempeste di vento. Tanto che l’ultimo rapporto Censis individua nel clima impazzito la principale paura per l’84% degli Italiani.

Alla luce di questi inquietanti bilanci collezionati in ogni angolo di pianeta, i leader mondiali si sono riuniti a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre per la 28esima Conferenza delle Parti sul Clima delle Nazioni Unite, per concordare come intensificare l’azione globale al fine di risolvere la crisi climatica. Tuttavia, gli accordi presi nell’ambito dei negoziati non sono ancora in linea con l’urgenza della crisi climatica e con la portata degli sforzi necessari per affrontarla. Ci vuole infatti una forte volontà politica capace di riconoscere che la lotta al cambiamento climatico e alle disuguaglianze vanno nella stessa direzione.

Una donna cammina tra le rovine del suo villaggio in Bangladesh, distrutto dopo il passaggio del ciclone Amphan.
Una donna cammina tra le rovine del suo villaggio in Bangladesh, distrutto dopo il passaggio del ciclone Amphan. Foto: Fabeha Munir/Oxfam

È indispensabile, innanzitutto, ridurre l’impatto devastante dei modelli di consumo e degli stili di vita di una fetta esigua della popolazione mondiale, quell’1% responsabile di una quota di emissioni di CO2 pari a quella prodotta da 5 miliardi di persone, ossia due terzi dell’umanità. Chi fa parte dell’1% più ricco per reddito inquina in media in 1 anno quanto inquinerebbe in 1.500 anni una persona appartenente al restante 99% dell’umanità. A rendere lo scenario ancora più desolante, i pericoli per la salute: le emissioni di cui è responsabile questo 1% più ricco del pianeta rischiano di causare 1,3 milioni di vittime a causa degli effetti del riscaldamento globale, la maggior parte entro il 2030. È ora di agire per scongiurare una catastrofe climatica di enorme portata.

Pavel è un attivista peruviano. Lotta per proteggere la foresta amazzonica nel suo paese dalle industrie estrattive.
Pavel è un attivista peruviano. Lotta per proteggere la foresta amazzonica nel suo paese dalle industrie estrattive. Foto: David Méndez / Oxfam

Tra le proposte avanzate da Oxfam, per rispondere sia alla crisi climatica che all’acuirsi dei divari economici e sociali,  figura l’introduzione di un’imposta progressiva sui grandi patrimoni, a carico di chi è al vertice nelle nostre società – come lo 0,1% dei cittadini più ricchi – e cui sono associate emissioni più elevate. Proposta su cui è in corso la raccolta firme #LaGrandeRicchezza, sostenuta dal Fatto Quotidiano e Radio Popolare.

Firmando la petizione #LaGrandeRicchezza, infatti, tutti noi adesso possiamo fare qualcosa per contribuire alla soluzione: chiedendo all’Unione Europea l’introduzione di un’imposta sui grandi patrimoni per finanziare una transizione ecologica giusta, anche in Italia. Abbiamo bisogno di garantire che la transizione verso un’economia climaticamente neutra avvenga in modo equo, senza lasciare indietro nessuno e senza produrre ulteriori divari nelle società.

Firma anche tu la petizione, redistribuiamo questa grande ricchezza per il bene di TUTT*!

*Dati del Copernicus Climate Change Service dell’Unione europea

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