16 Giugno 2014

Coppa del Mondo, c’è anche quella della disuguaglianza

 
La Coppa del Mondo della disuguaglianza, Brasile 2014
E l'Italia?

Parallelamente all’avvio dei Mondiali di calcio Oxfam ha dato il calcio d’inizio ai Mondiali della disuguaglianza, cogliendo l’occasione di una manifestazione seguita in ogni angolo del pianeta per sottolineare la crescente disuguaglianza tra ricchi e poveri.

Dimentichiamoci quindi le graduatorie della FIFA, per analizzare la performance dei 32 paesi partecipanti nell’affrontare la povertà, chiedendoci chi stia vincendo in questo campo – e come siano messe il nostro paese e le altre squadre europee.

Il tabellone della Coppa del mondo della disuguaglianza elaborato da Oxfam è stato calcolato attraverso un sistema largamente usato dagli economisti e dal mondo accademico per valutare come il reddito sia distribuito tra ricchi e poveri. I paesi latinoamericani hanno registrato il più alto divario tra il 10% più ricco della popolazione e il 40% più povero, che è valso loro un cartellino rosso nella disuguaglianza. Honduras, Colombia, Costa Rica, Cile e Argentina, così come la nazione ospitante, il Brasile, si trovano in coda al loro gruppo, nonostante il fatto che la disuguaglianza si sia ridotta in questa regione negli ultimi 10 anni.

Il vincitore? Il Belgio, che batte in finale la Germania, mentre l’Inghilterra viene sconfitta in modo imbarazzante al secondo turno dal Giappone. E l’Italia? Quello che è successo a Manaus contro l’Inghilterra si replica anche se consideriamo la disuguaglianza: l’Italia batte di pochissimo i cugini inglesi, perché ha un divario più piccolo tra i suoi cittadini più ricchi e poveri, ma nel tabellone di Oxfam viene sconfitta ai quarti di finale dall’Olanda.

Il nostro paese si trova nella parte alta del tabellone per quanto riguarda il reddito pro capite, lo sviluppo umano e la stabilità, ma nella parte finale per quanto riguarda la disuguaglianza dei redditi – il più ricco 10% ha 1.2 volte il reddito del più povero 40%, secondo i dati relativi al 2010. L’Italia si posiziona in basso anche per l’uguaglianza di genere, così come il Brasile e il Messico.

Speriamo che il nostro paese di impegni per vincere, in tutti i campi.

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