25 Marzo 2025

GAZA, OPERAZIONI UMANITARIE GRAVEMENTE OSTACOLATE. AUMENTA IL RISCHIO CARESTIA

 

A Gaza un’altra emergenza uccide: il freddo.

A oltre una settimana dalla ripresa dell’offensiva militare sulla Striscia il bilancio delle vittime è catastrofico: sono già più di 50 mila dall’inizio del conflitto e rischiano di aumentare, a causa del blocco imposto all’ingresso di cibo e beni di prima necessità.

Dopo 24 giorni di assedio le scorte di aiuti, entrati durante il cessate il fuoco, si stanno di nuovo esaurendo e la risposta umanitaria è sempre più difficile. Le autorità israeliane stanno impedendo l’ingresso di oltre 63 mila tonnellate di aiuti alimentari destinati a 1,1 milioni di sfollati allo stremo.

Appello urgente per nuovo e immediato cessate il fuoco.

Fino al 5 aprile si può sostenere la risposta di Oxfam a Gaza con un SMS al 45593.

Roma 25 marzo 2025 – A oltre una settimana dalla ripresa degli attacchi su Gaza la situazione umanitaria è sempre più drammatica e la popolazione è a un passo dalla carestia, mentre l’offensiva terrestre di Israele sta rendendo sempre più difficile soccorrere la popolazione.

È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, assieme ad un appello urgente per un nuovo cessate il fuoco e lo sblocco immediato all’ingresso di nuovi aiuti umanitari, dato che le scorte si stanno esaurendo e i bisogni crescono esponenzialmente giorno dopo giorno.

“Durante i 42 giorni di cessate il fuoco la popolazione di Gaza era tornata a sperare, a potersi addormentare la notte sapendo che i propri cari sarebbero stati ancora accanto a loro al risveglio. – ha detto Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – L’ingresso di oltre 4 mila camion di aiuti alla settimana stava consentendo ai supermercati e alle panetterie di riaprire e al prezzo del cibo di stabilizzarsi. I nostri operatori sono riusciti a portare aiuti essenziali a oltre 200 mila persone. Ora però tutto è stato messo di nuovo in discussione. Da ben 24 giorni Israele sta impedendo l’ingresso di nuove forniture da cui dipende la sopravvivenza della popolazione rimasta completamente senza elettricità, mentre anche le scorte di cibo nei nostri magazzini si stanno esaurendo, le autorità israeliane non consentono l’ingresso di oltre 63 mila tonnellate di aiuti alimentari destinati a oltre 1 milione di sfollati ad un passo dalla carestia”.

L’impatto atroce della ripresa dei bombardamenti e degli sfollamenti forzati di oltre 120 mila civili

I bombardamenti israeliani dello scorso 18 marzo che hanno colpito le aree residenziali, soprattutto a Jabalia e Khan Younis, hanno causato quasi 700 vittime, tra cui 200 bambini.

Lo stesso giorno un attacco areo ha distrutto un centro medico che prestava assistenza a oltre 1000 pazienti al giorno, gestito da Juzoor, organizzazione partner di Oxfam.

In un altro attacco, domenica 23 marzo, sono rimasti uccisi tre operatori del Comune di Abasan Al Kabira, che lavorano con la Coastal Municipalities Water Utility (partner di Oxfam), mentre si stavano spostando per interventi di riparazione delle fognature, nonostante il loro camion fosse chiaramente contrassegnato e riconoscibile.

Nel frattempo le autorità israeliane hanno costretto oltre 120 mila palestinesi a spostarsi di nuovo, verso altre aree di Gaza, dove comunque non sarà garantita la loro sicurezza.

Una situazione che complessivamente sta quindi rendendo sempre più difficile anche per gli operatori umanitari soccorrere la popolazione, costretti a intervenire in una situazione di perenne incertezza per la propria incolumità.

“Le autorità israeliane stiano negando l’ingresso a Gaza di nuovi impianti di desalinizzazione e di materiale per la riparazione delle infrastrutture igienico-sanitarie, in un contesto dove l’’85% delle reti idriche sono state distrutte dai bombardamenti – aggiunge Pezzati – Nonostante questo, i team di Oxfam stanno continuando in condizioni sempre più difficili la distribuzione di acqua potabile e di aiuti in denaro per l’acquisto di beni essenziali. Resta però un dato di fatto: negli ultimi 535 giorni Israele ha usato sistematicamente l’accesso agli aiuti umanitari come un’arma. Negare il cibo, l’acqua, il carburante e l’elettricità alla popolazione di Gaza è un crimine di guerra e contro l’umanità, che si sta compiendo di fronte al silenzio e all’inazione della comunità internazionale, che di fatto se ne sta rendendo complice”.

L’appello per un immediato cessate il fuoco

“Di fronte all’aumento esponenziale dei bisogni umanitari a Gaza – conclude Pezzati – rilanciamo un appello urgente per un nuovo e duraturo cessate il fuoco che venga accompagnato dalla restituzione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi detenuti illegalmente. Allo stesso tempo chiediamo che Israele consenta l’ingresso e la distribuzione di tutti gli aiuti umanitari di cui la popolazione ha un disperato bisogno, che la comunità internazionale intervenga per il rispetto del diritto internazionale e che paesi terzi interrompano ogni fornitura di armi a Israele”.

La risposta di Oxfam a Gaza

Oxfam è intervenuta tempestivamente per rispondere agli enormi e crescenti bisogni della popolazione di Gaza. Un lavoro quotidiano che ha consentito dall’inizio della crisi di soccorrere oltre 1,2 milioni di persone nelle zone più colpite di Gaza, tra cui oltre 180 mila solo tra il 20 gennaio e il 28 febbraio.  Vitale è stata la distribuzione di acqua pulita e cibo, di coperte e abiti caldi per affrontare l’inverno nei campi profughi dove sono stati installati servizi igienici.

Un intervento che si intensificherà nei prossimi mesi – in particolare appena sarà consentito l’ingresso di nuovi aiuti umanitari e sarà possibile garantire la sicurezza degli operatori – in soccorso delle comunità di sfollati più vulnerabili con l’obiettivo di fornire aiuti essenziali e ricostruire le infrastrutture idriche e igienico sanitarie indispensabili alla sopravvivenza della popolazione, limitando così la diffusione di epidemie.

Fino al 5 aprile si può sostenere la risposta di Oxfam a Gaza con un SMS al 45593.

Ufficio stampa

David Mattesini – 349.4417723 – [email protected]

NOTE:

  • Il tasso di mortalità a Gaza si basa sul rapporto del Ministero della Sanità palestinese del 24 marzo (ore 11.00); il tasso di mortalità dei bambini è stato riportato dall’UNICEF lo scorso 21 marzo.
  • Dal 2 marzo, le autorità israeliane hanno imposto nuovamente un assedio totale, bloccando l’intera Striscia di Gaza. Hanno vietato l’ingresso di qualsiasi fornitura umanitaria di base, tra cui acqua, cibo, forniture mediche e carburante; e di qualsiasi fornitura commerciale.
  • Il 10 marzo, le autorità israeliane hanno interrotto la fornitura di elettricità all’unico impianto di desalinizzazione dell’acqua ancora operativo a Gaza. Con l’eccezione di quest’ultima linea elettrica residua e intermittente diretta all’impianto di desalinizzazione, Gaza è in blackout elettrico dall’11 ottobre 2023. 
  • Secondo lo Special Snapshot dell’IPC – Settembre 2024 – Aprile 2025, il rischio di carestia a Gaza persiste finché il conflitto continuerà e l’accesso umanitario sarà limitato.
  • Secondo l’Autorità idrica palestinese, l’85% delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie di Gaza sono state distrutte a causa della campagna di bombardamenti di Israele.
  • Le Nazioni Unitehanno riferito che, durante i 42 giorni di cessate il fuoco, un totale di 4.000 camion a settimana sono entrati a Gaza, 600.000 persone hanno ricevuto vaccinazioni contro la polio e l’assistenza alla maternità è stata fornita per 5.000 nascite.
  • Le immagini satellitari riferite alle zone coinvolte dagli ordini di sfollamento di Gaza, il 18 marzo, mostrano che è coinvolta un’area pari al 37% del territorio di Gaza. Questo è stato riportato daSky News e le cifre sono state confermate dalle Nazioni Unite. Il 21 marzo le Nazioni Unite hanno riferito che più di 120.000 persone sono fuggite da quando sono stati emessi gli ordini di evacuazione lo scorso 18 marzo.
  • La negazione di aiuti è una violazione: della Regola 55 del diritto internazionale umanitario consuetudinario; del II Protocollo aggiuntivo del 1977 (artt. 69-71 e 81); della Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 (artt. 23, 55-63 e 108-111); dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale (crimine contro l’umanità dello sterminio, art. 7, comma 1, lettera b). “Lo sterminio” comprende l’inflizione intenzionale di condizioni di vita, tra cui la privazione dell’accesso al cibo e alle medicine, calcolate per provocare la distruzione di parte di una popolazione.
  • Gli ultimi dati OCHA/PAM sull’insicurezza alimentare del 18 marzo 2025.
  • Tra il 10 e il 20% delle 4.500 donne incinte e che allattano al seno intervistate sono malnutrite, come rivela una recente analisi del Nutrition Cluster.
  • Per far fronte alla carenza di aiuti, i partner del Food Security Sector (FSS) stanno riducendo drasticamente l’assistenza alimentare alle famiglie, sospendendo la distribuzione di farina per dare priorità alle forniture per i panifici, interrompendo la distribuzione di prodotti freschi e riducendo la preparazione di pasti caldi in alcune cucine comunitarie.
  • L’FSS ha rivelato che più di un milione di persone rischiano di rimanere senza aiuti alimentari a marzo e che almeno 80 delle 170 cucine comunitarie di Gaza potrebbero essere costrette a chiudere tra una o due settimane, a causa della carenza di forniture. L’FSS stima che siano necessarie più di 50.000 tonnellate di scorte alimentari al mese per soddisfare i bisogni e oltre a 9.700 tonnellate di farina per mantenere in funzione le panetterie sovvenzionate.
  • Dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, il 19 gennaio, e fino al 15 marzo, 4.646 bambini sono stati soccorsi per il trattamento della malnutrizione e a 672 è stata diagnosticato uno stato di malnutrizione acuta. Il Nutrition Cluster rileva una diminuzione delle iscrizioni mensili a tali programmi, da circa 5.000 nel mese precedente il cessate il fuoco a una media mensile di 2.500 nella prima fase del cessate il fuoco.
  • Le organizzazioni partner del Nutrition Cluster hanno osservato un aumento tra il 10 e il 20% del numero di donne in gravidanza e in allattamento che soffrono di malnutrizione,
  • La missione inter-agenzie dell’11 marzo nella parte orientale di Khan Younis ha rilevato che le strutture agricole sono state in gran parte distrutte, tra cui: 1.400 dunum di terreno, 150 serre, 90 allevamenti di pollame e decine di allevamenti di bestiame e di bovini da latte. I terreni coltivati rimanenti non superavano i 70-80 dunum.
  • L’indagine del World Food Programm (WFP) sull’insicurezza alimentare a Gaza e in Cisgiordania, pubblicata il 14 marzo.
  • La brusca interruzione dell’ingresso di aiuti alimentari è stata aggravata da un’impennata dei prezzi del cibo a Gaza, con alcuni tipi di frutta e verdura che sono aumentati di oltre il 200% rispetto ai livelli precedenti alla chiusura dei valichi.
  • Il WFP dispone attualmente di scorte alimentari sufficienti a rifornire per appena un mese le cucine comunitarie e le panetterie ancora in funzione a Gaza e di pacchi alimentari sufficienti per 550.000 persone per appena due settimane.
  • Il WFP dispone di circa 63.000 tonnellate di cibo in attesa dell’autorizzazione ad entrare a Gaza, destinate a 1,1 milioni di persone.

 

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