Rafah, 19 maggio 205 – La delegazione promossa da AOI (con Acli, IPSIA, Un Ponte Per, ARCS, CISS, Oxfam Italia, ACS, CRIC, EducAid, Vento di Terra), ARCI, Assopace Palestina, parlamentari dell’intergruppo per la pace tra Palestina e Israele, eurodeputati e docenti universitari, è arrivata al valico di Rafah.
Il nostro obiettivo era chiaro: entrare a Gaza per contribuire a rompere il silenzio sullo sterminio del popolo palestinese, facilitare l’ingresso degli aiuti umanitari e raccogliere testimonianze dirette. Ma quel cancello è rimasto sbarrato.
Con noi, fuori, sono rimasti anche acqua, cibo e medicinali. Intorno, continuano a risuonare le esplosioni dei bombardamenti israeliani. Il governo Meloni ha scelto deliberatamente di non intervenire.
Nessuna iniziativa diplomatica e nessuna pressione per l’apertura del valico.
Solo complice immobilismo, responsabilità politica davanti alla tragedia in corso. Il tempo è finito. Se non si agisce subito quel valico verrà riaperto solo per deportare la popolazione palestinese e completare l’annessione della Striscia di Gaza.
Nel frattempo, Israele continua – anche con il sostegno militare e politico dei governi europei – a colpire indiscriminatamente civili, strutture sanitarie, scuole e rifugi, distruggendo le infrastrutture essenziali e assediando la popolazione con fame, sete e mancanza di cure. Annuncia piani per militarizzare la distribuzione degli aiuti, mentre si moltiplicano deportazioni forzate e uccisioni mirate di giornalisti e soccorritori.
Davanti a questo valico sbarrato abbiamo alzato uno striscione con scritto: “Basta complicità”, accanto ai volti dei leader europei. La comunità internazionale osserva inerte uno sterminio in atto. I governi europei si sono voltati dall’altra parte. Questo silenzio è una responsabilità storica, politica e morale.
“Solo in due magazzini della Mezzaluna Rossa che abbiamo visitato erano stoccati oltre 80 mila metri quadrati di aiuti umanitari essenziali che sono bloccati al valico di Rafah, senza poter entrare. – ha denunciato Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Tutto questo costituisce un crimine contro la popolazione di Gaza, dato che Israele continua ad usare la fame come arma di guerra. Un elemento che sommato alla nuova operazione militare nella Striscia appena partita e al piano di sfollamento dei civili al sud servono a consolidare un’annessione de facto. Una strategia funzionale ad una possibile futura deportazione dell’intera popolazione di Gaza. L’Italia, l’Europa, l’intera comunità internazionale quanto potranno restare ancora in silenzio di fronte a tutto questo orrore?’”.
Serve un impegno concreto per:
* il cessate il fuoco immediato e permanente;
* l’apertura dei valichi e l’ingresso degli aiuti umanitari, condannandone la militarizzazione;
* la fine dell’occupazione illegale;
* la liberazione immediata di tutti gli ostaggi e dei prigionieri palestinesi arbitrariamente detenuti da Israele;
* lo stop alla fornitura di armi a Israele;
* le sanzioni contro la leadership israeliana responsabile delle violazioni;
* la cooperazione con la Corte Penale Internazionale per l’esecuzione dei mandati di arresto;
* il rispetto delle ordinanze adottate dalla Corte Internazionale di Giustizia in relazione agli obblighi che derivano dalla Convenzione contro il genocidio;
* la sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele.
Noi non ci fermeremo. Continueremo a denunciare, a mobilitarci, a portare la voce di chi è sotto assedio e costantemente minacciato dalle bombe.
Uffici stampa AOI
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