Roma, 19 settembre 2024 – L’abuso del potere di veto attuato dai 5 Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, in particolare da parte di Stati Uniti e Russia, sta di fatto impedendo ogni reale progresso verso la Pace in Ucraina, nei Territori Occupati Palestinesi e in Israele, oltre che in Siria.
È quanto denuncia un nuovo report pubblicato oggi da Oxfam, alla vigilia dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Il dossier ha preso, infatti, in esame 23 dei conflitti più violenti e lunghi dell’ultimo decennio – tra cui quelli in Afghanistan, Burkina Faso, Etiopia, Libia, Niger, Territori Occupati Palestinesi, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Siria, Ucraina, Venezuela e Yemen – rivelando come 27 dei 30 veti posti dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite abbiano riguardato risoluzioni essenziali per la risoluzione pacifica delle crisi in Palestina, Siria e Ucraina.
Nello stesso periodo nei Paesi analizzati la guerra ha causato oltre 1 milione di vittime e costretto 233,5 milioni di persone a dipendere dagli aiuti umanitari per sopravvivere, più del doppio rispetto al 2015.
“I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza stanno sfruttando il loro potere esclusivo di veto e negoziazione, solo per perseguire i propri particolari interessi geopolitici, minando così la capacità di mantenere la pace e la sicurezza mondiale. Un fallimento che oggi più che mai è sotto gli occhi di tutti – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor di Oxfam Italia per le crisi umanitarie – Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti si sono assunti la responsabilità della sicurezza globale in un’epoca che rispondeva ancora a logiche coloniali, del tutto incompatibili con un mondo che oggi cerca disperatamente pace e giustizia per tutti”.
Nel 2023 la Russia ha posto il veto sulla proposta di un’estensione di nove mesi dell’assistenza umanitaria transfrontaliera in aiuto della popolazione colpita dal terremoto nel nord della Siria, lasciando così 4,1 milioni di persone senza beni essenziali, cibo, acqua e medicine. Inoltre ha usato il suo potere di veto quattro volte sull’Ucraina senza averne diritto, secondo le regole delle Nazioni Unite, essendo Paese aggressore.
Mentre l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) ha approvato negli ultimi 10 anni almeno 77 risoluzioni a sostegno del diritto di autodeterminazione e in difesa dei diritti umani del popolo palestinese e per la fine dell’occupazione illegale di Israele, gli Stati Uniti hanno usato il loro potere di veto sei volte per bloccare risoluzioni valutate come contrarie agli interessi dell’alleato Israele.
Ponendo così le basi per l’espansione indisturbata degli insediamenti dei coloni israeliani nel Territori Occupati Palestinesi, illegali secondo il diritto internazionale.
“Il più delle volte i veti imposti dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza hanno contraddetto la volontà dell’Assemblea Generale dell’ONU, in cui tutti gli Stati sono rappresentati. – aggiunge Pezzati – Un ultimo esempio è dato dal voto schiacciante di ieri dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a una risoluzione che fornisce una tabella di marcia per l’attuazione del recente parere della Corte internazionale di giustizia sull’illegalità dell’occupazione israeliana e sul ritiro dal territorio palestinese. Questo voto storico ha dimostrato che la comunità internazionale riconosce i suoi obblighi nel garantire il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU deve rispettare il suo obbligo di applicare questa risoluzione sobria, responsabile e dettagliata o perderà per sempre ogni residua credibilità facendosi beffe dell’opinione legale e politica dell’ONU. Purtroppo l’Italia per la terza volta in un anno ha deciso di astenersi e di non schierarsi apertamente per il rispetto del diritto internazionale umanitario. L’ennesima decisione che svilisce la nostra tradizione politica e il nostro tentativo di essere considerato un interlocutore regionale credibile per la risoluzione di questo conflitto.”
Un altro elemento critico del potere esercitato dai 5 membri permanenti è quello che consente loro di guidare e condizionare i negoziati che portano alla stesura e alla presentazione delle risoluzioni. Ponendo in primo piano di fatto la difesa dei propri interessi.
Sebbene Francia e Regno Unito non abbiano usato il diritto di veto nell’ultimo decennio, insieme agli Stati Uniti hanno condizionato la redazione di due terzi delle risoluzioni relative alle 23 crisi prolungate analizzate da Oxfam nel rapporto. È quel che è accaduto sulla crisi in Yemen, paese verso cui il Regno Unito mantiene interessi strategici, di retaggio coloniale, soprattutto rispetto al mantenimento dello status quo sulle rotte marittime. Interessi che la Francia, seppur in modo diverso, mantiene ad esempio in Mali.
Come denunciato dal report, ci sono poi possibili iniziative che nemmeno vengono redatte o presentate come risoluzione, perché sarebbero inevitabilmente sottoposte a veto.
La conseguenza è che il livello di attenzione su una crisi o l’altra è assai diverso. Sul totale delle crisi analizzate da Oxfam, quasi la metà sono passate nettamente in secondo piano, con appena 5 risoluzioni ciascuna. I casi più eclatanti sono il Myanmar su cui ne è stata votata solo una e l’Etiopia o il Venezuela, su cui non ne è stata presentata nessuna. Allo stesso tempo però si deve considerare come il Consiglio di Sicurezza abbia approvato quasi 80 risoluzioni sia sul Sudan che sul Sud Sudan, 53 sulla Somalia e 48 sulla Libia, senza che nessuna abbia portato a una Pace duratura. Sulla crisi in Repubblica Democratica del Congo invece sono state votate 25 risoluzioni negli ultimi 10 anni, ma ciò nonostante la missione ONU nel Paese è stata sistematicamente sottofinanziata e coordinata male.
“Queste politiche del Consiglio di Sicurezza, fatte di discontinuità e di egoismi, hanno fatto esplodere i bisogni umanitari al punto che le organizzazioni sul campo non hanno più capacità di risposta. Serve un’architettura nuova al vertice per garantire pace e sicurezza nel mondo – continua Pezzati- A livello globale, il numero di persone che necessitano di assistenza umanitaria è aumentato di quasi quattro volte nell’ultimo decennio, innescando un enorme fabbisogno di fondi. Tra il 2014 e il 2023, l’appello delle Nazioni Unite è quasi triplicato, passando da 20 a oltre 56 miliardi di dollari, ma l’anno scorso è stata raggiunta meno della metà di questa cifra”.
Il rapporto denuncia inoltre il fatto che mentre i finanziamenti umanitari continuano a dipendere unicamente da contributi volontari, quelli degli Stati membri dell’ONU per le operazioni di mantenimento della pace (peacekeeping) sono obbligatori. Una palese stortura.
Oxfam chiede una riforma completa del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, compresa l’abolizione del potere di veto dato ai 5 membri permanenti.
“Abbiamo bisogno di un sistema delle Nazioni Unite che non tradisca i principi originari e sia al passo con i tempi – conclude Pezzati – Un Consiglio che lavori per la maggioranza della popolazione globale e non per pochi potenti. A partire dalla rinuncia al diritto di veto e ai privilegi attribuiti a USA, Russa, Cina, Francia e Regno Unito, proseguendo con il riconoscimento del rango di membri a un maggior numero di Paesi”.
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