Roma, 15 luglio 2025 – A commento di quanto emerso nel Consiglio dei Ministri degli Esteri europei, che oggi ha discusso le possibili azioni da adottare nei confronti di Israele, Bushra Khalidi, responsabile policy di Oxfam nei Territori Palestinesi Occupati e a Gaza, ha dichiarato:
“Ogni giorno che passa senza che l’Europa intraprenda un’azione concreta, implica sempre più morte e distruzione. Eppure, anche oggi abbiamo assistito all’ennesimo rinvio. Il recente accordo per l’ingresso degli aiuti a Gaza rappresenta un primo passo in avanti, ma in realtà è solo una goccia nel mare, perché non argina questa catastrofe. Non possiamo continuare ad assistere alla mattanza di bambini, donne, civili e al tempo stesso dire che tutto sommato, da qualche parte, in qualche modo, si stanno facendo passi in avanti. Non possiamo ignorare che il cibo marcisce nei camion bloccati ai valichi, non c’è acqua, le persone vengono uccise mentre fanno la fila per un pugno di farina e sostenere che la risposta umanitaria stia funzionando. Noi di Oxfam che da decenni conosciamo i bisogni di quei territori sappiamo bene che non può funzionare così”.
“L’Unione europea non può continuare a mantenere intatte le relazioni con il Governo israeliano, di cui riconosce le potenziali violazioni dei diritti umani, contrarie ai principi europei. Non può con una mano offrire (pochi) aiuti umanitari, con l’altra garantire l’impunità di Israele. – continua Khalidi – L’ennesima dichiarazione cauta o un altro accordo segreto non servono a nulla e a nessuno. È necessario che l’Europa assuma una leadership reale e intraprenda un’azione decisa. Basta scaricare la responsabilità sugli altri. Basta ritardi. Basta spargimenti di sangue”.
Oltre alla sospensione dell’Accordo di associazione tra Ue e Israele, Oxfam chiede un cessate il fuoco permanente, l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza in sicurezza e senza limitazioni; la fine dell’occupazione illegale israeliana e la cessazione della vendita e trasferimento di armi a Israele.
Oxfam è intervenuta tempestivamente per rispondere agli enormi e crescenti bisogni della popolazione di Gaza. Un lavoro quotidiano che ha consentito dall’inizio della crisi di soccorrere oltre 1,3 milioni di persone nelle zone più colpite di Gaza. Vitale è stata la distribuzione di acqua pulita e cibo, di coperte e ripari per sopravvivere nei campi profughi, dove sono stati installati servizi igienici.
Un intervento che si intensificherà nei prossimi mesi – in particolare appena sarà consentito l’ingresso di nuovi aiuti umanitari e la sicurezza degli operatori – in soccorso delle comunità di sfollati più vulnerabili con l’obiettivo di fornire aiuti essenziali e ricostruire le infrastrutture idriche e igienico sanitarie indispensabili alla sopravvivenza della popolazione, limitando così la diffusione di epidemie.
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