9 Settembre 2025

LO SFOLLAMENTO FORZATO DI GAZA CITY FA PARTE DI UN PIANO DI PULIZIA ETNICA

 
Sfollati a Rafah

Oltre 1 milione di persone saranno costrette a trasferirsi in una cosiddetta “area umanitaria” priva di qualsiasi servizio di base. A Gaza City già mezzo milione di persone è intrappolato in una carestia

Roma, 9 settembre 2025 – L’obiettivo di Israele di sfollare circa 1 milione di persone da Gaza City, di cui già la metà in carestia, è illegale e inattuabile secondo le norme del diritto internazionale umanitario. Fa parte di un piano di pulizia etnica che Israele vuole attuare in tutta la Striscia, ultimo capitolo del genocidio in corso da quasi 2 anni.

È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, di fronte ad una catastrofe umanitaria che rischia di precipitare ulteriormente.

Quello che attende la popolazione nei prossimi giorni e settimane è chiaro. – spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam ItaliaOgni volta che, come a Gaza City, sono stati lanciati dal cielo volantini che intimavano alla popolazione di fuggire, sono sempre seguite nuove uccisioni di massa e bombardamenti sempre più intensi. Il piano di Israele di concentrare un altro milione di persone in campi piccoli, sovraffollati e privi di qualsiasi servizio per accogliere la popolazione è disumano. Basti pensare che la cosiddetta “area umanitaria” individuata nel sud copre un’area di appena 42,8 chilometri quadrati, ossia meno del 12% della Striscia. Allo stesso tempo le centinaia di migliaia di persone che già si trovano nella parte meridionale di Gaza dovrebbero sopravvivere con ancora meno cibo, acqua o medicine, dato che i pochi aiuti umanitari ancora disponibili e le infrastrutture di emergenza ancora in piedi sono nella zona centrale”.

Gli ordini di sfollamento emessi da Israele rappresentano una gravissima violazione del diritto internazionale umanitario e dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale.

“Lo sfollamento forzato di massa non può essere usato come uno strumento di pressione in sostituzione dei negoziati e costituisce una punizione collettiva per la popolazione di Gaza. – continua Pezzati – Ai sensi del diritto internazionale umanitario deve essere infatti garantito alla popolazione di poter andarsene e tornare in sicurezza dalla zona interessata, assiemealla fornitura agli sfollati di cibo, acqua, assistenza sanitaria, l’accoglienza in alloggi dignitosi e di non doversi separare dai propri familiari. Senza questi requisiti si tratta di un trasferimento forzato, che nelle circostanze attuali equivale a un crimine di guerra e contro l’umanità”.

I continui ordini di evacuazione verso zone insicure rendono inoltre quasi impossibile alle organizzazioni umanitarie fornire aiuti in modo efficace, mentre i bisogni continuano ad aumentare esponenzialmente.

Le organizzazioni partner di Oxfam a Gaza continuano a subire continui attacchi dell’esercito israeliano, solo domenica scorsa, vicino alla sede dell’associazione Aisha che offre aiuto e rifugio alle donne e ai bambini colpiti dal conflitto, sono rimasti uccisi una dipendente, una donna incinta e un bambino di 7 anni, molti altri sono rimasti feriti.

“Proseguiamo la nostra missione umanitaria al fianco della popolazione sfollata con la forza. – ha dichiarato Umaiyeh Khammash, direttore di Juzoor, partner di Oxfam, che opera a Gaza CityNei prossimi giorni assisteremo ad altre tragiche perdite di vite umane. Inoltre, a causa dei traumi subiti la salute mentale di moltissimi è gravemente compromessa: incubi, stato di scock e disperazione sono diffusi e pervasivi in una crisi che lascerà cicatrici non solo in questa generazione, ma anche in quelle future”.

L’ordine di evacuazione ha infatti raggiunto anche persone indebolite dalla malnutrizione o senza soldi sufficienti per affrontare il trasferimento, altri non sono disponibili ad andare in zone già sovraffollate e insicure. Un recente sondaggio condotto da diverse agenzie mostra che c’è una grossa parte della popolazione di Gaza City che non ha intenzione di andarsene. Sono centinaia di migliaia, le persone destinate a rimanere intrappolate in una città sotto i bombardamenti e senza aiuti.

“A Gaza si consuma una catastrofe indicibile – conclude Pezzati – è necessario porre fine a questa violenza, a queste privazioni. Serve interrompere con urgenza tutte le operazioni di sfollamento forzato e avviare la distribuzione su larga scala di cibo, acqua, medicine, attrezzature per la riparazione delle infrastrutture idriche essenziali e carburante”.

Oxfam chiede un cessate il fuoco immediato e permanente e il rilascio di tutti gli ostaggi e dei prigionieri detenuti illegalmente. Le sofferenze che i palestinesi di Gaza stanno subendo da oltre 700 giorni devono finire ora. Il fallimento morale degli Stati è evidente, il loro silenzio e l’invio di armi a Israele non fermeranno il genocidio a cui assistiamo.

Ufficio stampa

Mariateresa Alvino – 348.9803541 – [email protected]

David Mattesini – 349.4417723 – [email protected]

NOTE:

  • La norma consuetudinaria 129 del diritto internazionale umanitario e l’articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 vietano esplicitamente a una potenza occupante di deportare o trasferire con la forza la popolazione civile occupata (anche una sua parte), indipendentemente dal motivo. Questa disposizione è una pietra miliare ed è stata concepita per impedire che la potenza occupante apporti cambiamenti demografici al territorio occupato, indipendentemente da qualsiasi “giustificazione” possa fornire.
  • La norma ribadisce il principio secondo cui i diritti e la dignità della popolazione civile devono essere protetti, riflettendo l’obbligo della potenza occupante di garantire il benessere e la sicurezza delle persone sotto la sua amministrazione. Sono previste eccezioni per l’evacuazione dei civili per la loro sicurezza, ma solo su base temporanea e purché siano forniti alloggi adeguati, cibo, acqua e accesso alle cure mediche.
  • Lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale afferma che:
    • si considera crimine contro l’umanità la deportazione o il trasferimento forzato della popolazione, quando perpetrati come parte di un attacco diffuso o sistematico contro i civili (articolo 7.1.d);
    • si considera crimine di guerra il trasferimento, diretto o indiretto, da parte della potenza occupante, di parte della propria popolazione civile nel territorio che occupa o la deportazione o il trasferimento di civili del territorio occupato, in tutto o in parte, all’interno o all’esterno di tale territorio ( articolo 8.2.a.vii e 2.b.viii);
  • Rapporto Harvard Dataverse con mappatura e analisi dell’annuncio della zona “umanitaria” designata da Israele.
  • Il rapporto  IPC  pubblicato di recente ha stabilito che a Gaza Coty è attualmente in corso una carestia (fase 5). Inoltre si prevede che nelle prossime settimane la soglia della carestia (fase 5) sarà superata nelle province di Deir al-Balah e Khan Younis.
  • Secondo le Nazioni Unite, almeno 1,9 milioni di persone – ovvero circa il 90% della popolazione – in tutta la Striscia di Gaza sono state sfollate durante la guerra. Molti sono stati sfollati ripetutamente, alcuni anche 10 volte o più.
  • Il 6 settembre, le autorità israeliane hanno pubblicato una mappa della nuova “zona umanitaria” che comprende Al Mawasi, incluse le parti occidentali della città di Khan Younis (principalmente il campo di Khan Younis e il distretto di al-Amal) ed esclude il Governatorato Centrale di Gaza.
  • Al 3 settembre, l’86,5% della Striscia di Gaza era compresa all’interno della zona militarizzata israeliana, soggetta a ordini o entrambe le cose.

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