A 25 anni dall’impegno ONU, le organizzazioni locali per i diritti delle donne e le costruttrici di pace ricevono solo lo 0,1% degli aiuti, mentre i donatori riversano miliardi nelle armi.
Gli stessi governi che nel 2000 avevano promesso sostegno alla risoluzione di punta delle Nazioni Unite su “Donne, Pace e Sicurezza” (WPS) hanno trascorso i 25 anni successivi limitandosi a parole vuote.
Mentre nel 2024 la spesa militare è aumentata di 1,5 trilioni di dollari in 84 paesi, gli aiuti destinati all’uguaglianza di genere e alla pace sono diminuiti del 7,1%. Le organizzazioni femminili ricevono oggi meno di mezzo centesimo per ogni dollaro di aiuti.
La pace guidata dalle femministe non è fallita, è stata tradita – ha dichiarato Amina Hersi, responsabile Oxfam per Genere, Diritti e Giustizia – Una generazione dopo che i leader mondiali avevano promesso alle donne un posto al tavolo delle decisioni, gli stessi Stati potenti che ne avevano redatto il piano non lo hanno mai sostenuto davvero. Le costruttrici di pace sono lasciate sole a ricucire comunità devastate, assumendosi la maggior parte delle responsabilità ma senza lo spazio politico o il sostegno finanziario necessari per farlo.
Leadership femminile ignorata e militarizzazione in aumento
Studi condotti in Colombia, Repubblica Democratica del Congo (RDC), Territori Palestinesi Occupati e Sud Sudan mostrano che i piani d’azione nazionali restano in gran parte impegni vuoti, mentre la crescente militarizzazione fa sì che importanti attiviste per i diritti delle donne e costruttrici di pace vengano ulteriormente emarginate.
I soli membri della NATO hanno aumentato la spesa per la difesa di 159 miliardi di dollari nell’ultimo decennio, mentre i finanziamenti globali per una pace attenta al genere sono rimasti stagnanti e ora in rapido declino.
Gli stessi paesi della NATO che vantano politiche estere femministe e piani d’azione nazionali sulla WPS — tra cui Canada, Stati Uniti, Regno Unito e Francia — insieme al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, hanno ampiamente fallito nell’agire di fronte alle atrocità nella Repubblica Democratica del Congo, nei Territori Palestinesi Occupati, in Sud Sudan e altrove.
Gli aiuti non raggiungono le donne
I fondi globali per gli aiuti in materia di genere, conflitto, pace e sicurezza rappresentano solo il 2,6% (7,5 miliardi di dollari) dell’APS totale (289 miliardi). Dei 148 milioni di dollari destinati nel 2023 alla parità di genere, alla pace e alla sicurezza, solo 4,7 milioni – il 3,1% – sono effettivamente arrivati alle organizzazioni locali per i diritti delle donne. Ancora più grave, tra il 2014 e il 2023 solo lo 0,1% dell’APS complessivo è giunto direttamente a organizzazioni di donne o guidate da donne; i tagli previsti per il 2025 rischiano di portare alla chiusura di quasi la metà di tali organizzazioni attive in contesti di crisi nel giro di pochi mesi.
Violenza in aumento e diritti negati
Gli attacchi contro donne e ragazze durante i conflitti sono aumentati vertiginosamente. I casi verificati di violenza sessuale legata ai conflitti sono saliti del 50% nel 2023, mentre le gravi violazioni contro le ragazze sono cresciute del 35%.
- In Colombia, oltre 180 donne difensore dei diritti umani sono state uccise solo nel 2023, e le disposizioni di genere contenute nell’accordo di pace restano tra le meno attuate.
- Nella Repubblica Democratica del Congo, solo il 13% dei seggi parlamentari è occupato da donne, e vi sono prove di alti livelli di violenza sessuale e di genere legata ai conflitti e di sfollamenti alimentati dall’estrazione mineraria, dalla militarizzazione diffusa e dalla guerra.
- Nei Territori Palestinesi Occupati, il genocidio israeliano a Gaza e la repressione violenta in Cisgiordania, oltre a decenni di occupazione illegale, hanno provocato gravi violazioni dei diritti e della vita delle donne. Queste includono violenze sessuali e di genere perpetrate dalle forze israeliane, nonché restrizioni imposte dalle autorità israeliane — come posti di blocco militari e distruzione di infrastrutture sanitarie — che hanno negato alle donne l’accesso a cure riproduttive essenziali, violandone i diritti riproduttivi.
- In Sud Sudan, la quota politica del 35% riservata alle donne non si è tradotta in un’influenza reale, in un contesto di repressione e di diffusa violenza sessuale e di genere usata come arma di guerra.
La pace femminista è un imperativo politico, non un lusso opzionale. Se i governi non cambiano rotta ora, l’agenda WPS sarà ricordata come un’altra promessa infranta – ha dichiarato Hersi – Il vero contributo dell’agenda WPS non consiste solo nell’includere le donne nei processi di pace, ma nel rappresentare una sfida fondamentale per trasformare le strutture di potere diseguali. Questo processo continua a essere guidato dal basso da attiviste femministe, spesso a rischio personale enorme.
Chiediamo un radicale cambio di rotta
In seguito al Dibattito Aperto Annuale del Consiglio di Sicurezza dell’ONU su Donne, Pace e Sicurezza, chiediamo agli Stati membri di attuare un radicale cambiamento di rotta e di reindirizzare parte della spesa militare verso la costruzione della pace.
Gli Stati dovrebbero garantire che almeno la metà dei fondi WPS vada direttamente alle organizzazioni di base per i diritti delle donne, e fare di più per assicurare la responsabilità di chi è colpevole di genocidi, crimini di guerra e violenze sessuali e di genere.
L’agenda WPS resta uno strumento essenziale per le costruttrici di pace, le attiviste per i diritti delle donne e le femministe – ha concluso Hersi – La sua sopravvivenza come forza di giustizia dipende dal fatto che la comunità globale sostenga i suoi principi con risorse e volontà politica per renderne reale il potenziale. In caso contrario, il 25º anniversario della Risoluzione ONU su Donne, Pace e Sicurezza segnerà il suo declino, non la sua maturità.