Cooperazione allo sviluppo, un modo per prevenire le crisi umanitarie

Continua la nostra analisi delle proposte in vista delle elezioni. Questa volta parliamo di cooperazione internazionale. Un tema su cui stenta ad affermarsi la consapevolezza dei partiti, sul contributo decisivo che può dare nel prevenire crisi economiche, ambientali e guerre

di Francesco Petrelli, policy advisor di Oxfam Italia sui temi di finanza per lo sviluppo

Se vogliamo rispettare gli impegni che abbiamo preso in ambito internazionale la cooperazione internazionale – sostenuta da risorse per l’aiuto pubblico allo sviluppo adeguate – non dovrebbe essere un orpello. Un obiettivo difficile da garantire in tempi normali, quasi impossibile in fasi storiche, come quella che stiamo vivendo. Un periodo contrassegnato da eventi di immensa portata: tra pandemie, guerre e il manifestarsi di crisi ambientali e climatiche, che hanno effetti sempre più evidenti sulle nostre vite.

Sarebbe essenziale assumere perciò uno sguardo diverso. Uscire dal recinto angusto del “presentismo” e spingersi nel futuro, per dare ossigeno alla cooperazione internazionale. La cooperazione in effetti altro non è che un metodo, mentre l’aiuto allo sviluppo efficace, è l’antidoto, per prevenire le crisi. Una condizione preliminare per definire non solo valori necessari di solidarietà, ma per affermare un interesse comune, concreto e lungimirante.

La cooperazione non è un lusso ma, come recita l’articolo 1 della legge del 2014, è “parte qualificante della politica estera” dell’Italia. Possiamo aggiungere: un modo con cui l’Italia decide di stare nel mondo e in Europa, definendo il suo ruolo e parte della sua stessa identità. 

Le proposte in vista delle elezioni: quasi nessun riferimento agli obiettivi di sviluppo sostenibile da realizzare nei prossimi 10 anni

L’elemento di maggiore debolezza che emerge in generale nei programmi elettorali, è la difficoltà nel collegare la cooperazione internazionale ai temi dello sviluppo.

Fatta eccezione per il programma di +Europa, che la mette in relazione ai problemi ambientali, mancano riferimenti all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che propone i 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile, da raggiungere entro la fine di questo decennio.

Obiettivi, che intrecciano indissolubilmente le dimensioni economiche, sociali e ambientali. Eppure il dibattito sulla necessità di creare le condizioni di una sostenibilità integrata per noi, oltre che per il pianeta, ha fatto significativi passi avanti nel dibattito pubblico in questi anni, sotto la spinta di pandemia, clima e disuguaglianze crescenti.

La cooperazione intesa come freno dei flussi migratori?

I partiti della coalizione di centrodestra in vista delle elezioni declinano naturalmente la cooperazione in rapporto al fenomeno migratorio, concentrandosi sull’Africa. Fratelli d’Italia afferma, addirittura, che il decreto flussi possa essere considerato uno strumento di cooperazione internazionale. Una prospettiva che lega cooperazione e rimpatri, mentre propone una “formula Mattei per l’Africa”, per un modello Italiano rispettoso dell’ambiente e del diritto dei popoli. Per Forza Italia ritorna il “Piano Marshall” per l’Africa, dove l’aiuto si collega alla dimensione sia civile che militare e propone un intervento europeo per “aiutare i paesi in conflitto in Africa, incrementando ogni forma di cooperazione sia civile che militare”.

Un discorso a parte merita poi la Lega, che nel suo ponderoso programma, dedica appena un paragrafo alla cooperazione internazionale, intesa come strumento per fermare i flussi migratori, o per contare di più verso gli organismi internazionali, attivando relazioni “multilaterali selezionate”. In modo per certi versi sorprendente, si raccomanda un approccio che coinvolga tutti gli attori della cooperazione (che la legge attuale già prevede), valorizzando la società civile e il Terzo settore, proponendo la co-progettazione e il superamento del bando come unico strumento di finanziamento della società civile. Ma proseguendo, si torna all’approccio più consueto che intende il continente africano come opportunità energetica, con grande attenzione all’interesse italiano e al suo settore privato.

Una marcata saldatura con la visione europea, guardando alla finanza per il clima

Diverso invece l’approccio della coalizione di centrosinistra, che nelle sue varie espressioni – dal Partito Democratico/Democratici e Progressisti, a +Europa, all’alleanza Verdi/Sinistra – lega la cooperazione all’impianto europeista. Chiamando in causa la necessità di pensare la cooperazione italiana come parte delle politiche di sviluppo europee. Particolarmente marcato l’accento su clima e ambiente invece nel programma della Alleanza Verdi/Sinistra che propone, in vista delle elezioni, di mobilitare 4 miliardi di dollari l’anno per la finanza climatica, di cui la metà destinata all’adattamento e ai danni prodotti dalle crisi ambientali.

Nonostante i precedenti, non c’è nulla nei programmi di Terzo Polo e M5S

Da notare infine una doppia assenza: la cooperazione allo sviluppo nei programmi del Terzo Polo e Movimento 5 Stelle non è menzionata.

Stupisce questa mancanza. nel primo caso perché con il governo Renzi del 2014 fu varata l’attuale Legge sulla cooperazione e l’aiuto allo sviluppo. Mentre il secondo governo Conte ritenne così rilevante l’Agenda 2030 con i suoi obiettivi di sostenibilità nazionale e globale, da avocarne la diretta responsabilità.

I vaghi impegni sulle risorse da stanziare

Tutti i programmi sono abbastanza parchi in termini di impegni, in particolare sul tema della quantità e qualità delle risorse per la cooperazione. Da rilevare però che nell’ambito della coalizione di centrosinistra, sia il Partito Democratico che l’alleanza Verdi/Sinistra, a pochi giorni dalle elezioni, sostengono la proposta di portare l’aiuto pubblico allo sviluppo allo 0.70% della Ricchezza nazionale lorda, entro la fine del decennio. Cosi come indicato dall’Agenda 2030.

L’impegno della società civile per lo 0,70% del Pil in cooperazione

Proprio a partire dall’obiettivo dello 0.70% in aiuto pubblico allo sviluppo – da raggiungere secondo un programma pluriennale stringente – si è costituita quest’anno una vastissima coalizione di 60 organizzazioni della società civile e del Terzo Settore, di cui Oxfam fa parte, che hanno lanciato la Campagna 0.70%.

Una lettera aperta è stata da poco inviata a tutti i partititi e proseguono anche in queste ore confronti e dibattiti  con candidati e rappresentanti sia a livello nazionale che territoriale.

Nel corso della Seconda Conferenza della Cooperazione italiana del giugno scorso, l’aumento delle risorse allo 0.70% è stato inoltre tema al centro della discussione. Con l’appello del Presidente Mattarella e gli impegni dei principali ministeri, dagli esteri all’economia, a nome dell’intero governo. Siamo però purtroppo consapevoli che la coerenza nella concreta realizzazione di questo obiettivo sarà un percorso lungo e difficile.

 

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