A pochi giorni dalla scadenza del 31 agosto per il piano di evacuazione delle tante persone in fuga dal’Afghanistan, rilanciamo l’appello al Governo italiano, diffuso con altre 20 ong, per il potenziamento di canali umanitari rivolti non solo a chi abbia collaborato con militari, diplomatici italiani e organizzazioni umanitarie.

Zanobi Tosi, responsabile accoglienza di Oxfam Italia: “Cruciale il potenziamento del sistema di accoglienza e di meccanismi di ricongiungimento familiare”.

Il deteriorarsi delle condizioni in Afghanistan – dopo che le forze talebane hanno preso il controllo della capitale Kabul  e a pochi giorni dalla scadenza del 31 agosto per il piano di evacuazione delle tante persone in fuga da un Paese, provato da anni di conflitto – pone ora dopo ora il Governo italiano e la comunità internazionale di fronte all’obbligo di un’azione immediata in difesa dei diritti umani. Un’azione che deve tradursi nel potenziamento di corridoi umanitari che consentano senza esclusione ai tanti afgani in fuga di mettersi in salvo e poter contare su un’accoglienza in Italia e in Europa, che possa garantirgli un futuro dignitoso lontano dal proprio paese. Traducendo quanto prima le dichiarazioni di intenti in azioni concrete, per mettere in sicurezza il maggior numero possibile di persone, a partire da donne e bambini.

L’escalation del conflitto nel Paese: oltre 5 milioni di afgani sono sfollati interni, migliaia le vittime civili

L’Afghanistan al momento sta affrontando una situazione scaturita dall’accordo di pace tra Stati Uniti e talebani, siglato a Doha nel febbraio 2020 in vista della proposta di ritiro delle truppe statunitensi, che ha rimandato la questione di una soluzione politica nel Paese ai colloqui diretti tra rappresentanti del governo afgano da una parte e rappresentanti dei talebani dall’altra.  Un accordo che ha portato ai cosiddetti “colloqui intra-afgani” iniziati lo scorso settembre a Doha in Qatar,  che a dicembre avevano raggiunto un accordo solo sulle regole procedurali per avviare i veri e propri negoziati di pace. In parallelo, nonostante gli sforzi di pace, il conflitto nell’ultimo anno ha continuato a mietere vittime tra i civili e a far crescere il numero di sfollati interni.  Stando a quanto riportato dalla Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UN Assistance Mission in Afghanistan – Unama) tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2021 erano 5.183 i civili colpiti – 1.659 uccisi e 3.524 feriti, fra i quali un numero altissimo di ragazze, donne e bambini. Con un aumento del 47 per cento rispetto alla prima metà del 2020 e il doppio di bambine e donne rimaste uccise e ferite.

Allo stesso tempo l’escalation dei combattimenti nelle province afghane nelle ultime settimane ha aggravato ulteriormente le sofferenze indicibili di un paese in cui, stando ai dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), si contano oltre 5 milioni di sfollati, a cui potrebbero aggiungersene oltre 359.000 nel 2021. Solo nell’ultimo mese circa 75.000 minori sono stati costretti ad abbandonare le loro case.

L’appello al Governo italiano

Da qui l’appello urgente, lanciato pochi giorni fa da Oxfam assieme a altre 20 ong e attori umanitari a:

esortare tutte le parti in conflitto e adoperarsi in seno alla comunità internazionale per porre fine alla violenza, proteggere l’accesso umanitario e rispettare il diritto umanitario internazionale;

assicurare rapidamente l’apertura di corridoi ed evacuazioni umanitarie verso l’Italia non solo per chi abbia collaborato con militari, diplomatici italiani e organizzazioni umanitarie, ma per chiunque si trovi in condizioni di vulnerabilità, garantendo loro sicurezza e incolumità, anche su suolo italiano;

aumentare le quote relative ai reinsediamenti e sostenere eventuali canali di ingresso integrativi promossi dalla società civile, garantendo alle frontiere italiane il diritto di asilo e il pieno accesso alle procedure per la sua richiesta, adoperandosi perché nessun Paese Ue operi rimpatri forzati di cittadini afghani;

tutelare e promuovere i diritti delle donne e dei bambini, vittime di violenze e discriminazioni, sostenendo la società civile locale e l’attuazione di programmi di promozione e tutela dei diritti umani.

Cruciale il potenziamento del sistema di accoglienza italiano

Di fronte alla proposta avanzata da ANCI per l’ampiamento dell’accoglienza di 5.000 posti per i profughi afgani in fuga dal Paese Oxfam, già impegnata nella gestione dell’accoglienza di rifugiati  e richiedenti assieme a tanti soggetti in Toscana, lancia inoltre un appello affinché non vengano creati canali paralleli di accoglienza e si lavori per potenziare i meccanismi di ricongiungimento familiare.

“E’ fondamentale che ad operare sia il sistema di accoglienza già in essere, a partire dalla rete SAI (ex Sprar), coinvolgendo gli enti gestori e le reti territoriali fin dall’inizio – spiega Zanobi Tosi, responsabile accoglienza di Oxfam – Di fronte all’attuale mancanza di posti in accoglienza, ad esempio in Toscana, sarà perciò necessario che siano stanziati i fondi necessari ad attivare quanto prima nuovi bandi che consentano sia di aumentare i posti nei centri già esistenti, che di crearne di nuovi in grado ospitare intere famiglie senza dividerle. Sostenendo le tante famiglie italiane che generosamente si stanno offrendo di accogliere i profughi afgani, a patto che siano affiancate da enti con comprovata esperienza nella gestione dell’accoglienza”.  

Allo stesso tempo non meno importante è potenziare meccanismi di assistenza legale e ricongiungimento tra i rifugiati che si trovano già in Italia, con i familiari rimasti in Afghanistan – prosegue TosiStiamo ricevendo tante richieste da parte di chi già stiamo ospitando o da parte delle comunità afgane in contatto con la nostra rete di Community Center e altre ne arriveranno. Sono persone che oltre al trauma della guerra si sono dovute lasciare alle spalle un’intera vita e i propri affetti, dopo viaggi lunghissimi e pericolosi per raggiungere il nostro Paese, e adesso vivono l’angoscia di non sapere se e quando potranno tornare a riabbracciarsi“.

 

Condividi l’articolo:
oxfam facebook oxfam Twitter oxfam Linkedin

unisciti a noi!

    informativa sul trattamento dei miei Dati Personali e di prestare il mio consenso (che potrò in ogni caso successivamente revocare) all’utilizzo dei miei dati personali.*

    L’assedio su Gaza rischia di trasformarsi in una catastrofe umanitaria

    A GAZA È CATASTROFE UMANITARIA

    AIUTA CHI HA PERSO TUTTO

    dona ora