Una gravidanza sotto assedio
A Gaza, la maternità si intreccia con la sopravvivenza. Suhad ha 38 anni, una laurea in consulenza psicologica, e sei figli. Quando ha scoperto di essere incinta, la guerra era già iniziata.
“Non ero felice della gravidanza -racconta Suhad- La situazione era estremamente difficile. Mancavano pannolini, latte, denaro. E io stessa non stavo bene.”

Suhad soffre di una patologia alla tiroide e la sua gravidanza è stata classificata come ad alto rischio. Avrebbe avuto bisogno di cure specialistiche e di farmaci salvavita, come le iniezioni di eparina, ma questi erano introvabili. Quando la casa di famiglia è stata colpita da un bombardamento, lei e suo marito hanno cercato di liberarla dalle macerie, e Suhad si è fratturata la mano destra. “Pensavo: quando partorirò, dove starò? In una tenda?! Come farò a prendermi cura del neonato e degli altri figli?”
Malnutrizione e assenza di cure
Come molte donne incinte nella Striscia, Suhad ha iniziato a soffrire di malnutrizione. La sua salute è peggiorata, sia fisicamente che mentalmente. Secondo un report di OCHA, circa 17.000 donne in gravidanza o in fase di allattamento avranno bisogno di cure per malnutrizione acuta tra aprile 2025 e marzo 2026.
“Ero così ansiosa -racconta Suhad- non riuscivo nemmeno a parlare. Ora sono più tranquilla, ma è stato terribile” dice Suhad. Il centro sanitario più vicino si trovava a diversi chilometri di distanza: ogni visita era un cammino forzato sotto i droni. “Camminavo dalla nostra zona fino a Deir al-Balah solo per raggiungere il punto medico.”

Lì, finalmente, Suhad ha trovato sostegno. Presso il Centro per la Salute delle Donne – supportato anche da Oxfam e dai suoi partner locali – ha potuto ricevere vitamine, monitoraggio mensile e un’ecografia. “Quando mi hanno detto che la mia bambina stava bene, ero felicissima.”
Un’infanzia fragile in un presente insostenibile
Oggi la figlia di Suhad ha un mese, ma la lotta continua. La bambina soffre di problemi respiratori e una tosse persistente, comuni nei neonati esposti a freddo, umidità e condizioni igieniche precarie. “Passo la notte a pensare: come farò a nutrire i miei figli? Come li istruirò? Dove li porterò?”

La famiglia vive in una delle tante zone prive di assistenza, servizi di base e protezione. Secondo un report di OCHA (aggiornato a inizio aprile 2025), sono più di 2 milioni le persone sfollate a Gaza dall’inizio del conflitto. La rete sanitaria è al collasso, il cibo scarseggia, e le madri come Suhad affrontano la maternità in condizioni di pericolo e privazione. Si stima che il 92% dei bambini tra i 6 e i 23 mesi, così come delle donne in gravidanza e in allattamento, non riesca a soddisfare il proprio fabbisogno nutrizionale a causa della mancanza di una minima diversità alimentare.
“Speriamo in un cessate il fuoco totale. abbiamo sopportato moltissimo. Abbiamo sofferto tanto per la distruzione e la perdita dei nostri cari.”
UN FUTURO DI PACE È POSSIBILE, INSIEME POSSIAMO COSTRUIRLO
È una nostra responsabilità collettiva fermare questa tragedia: bambini, donne e uomini vulnerabili non possono più attendere.
Unisciti a migliaia di persone per chiedere un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza e in tutta la regione.
Firma e condividi la petizione per chiedere la protezione dei civili ORA.