8 Ottobre 2025

GAZA, IN DUE ANNI L’AIUTO NON SI È MAI FERMATO

 

Dopo due anni, Gaza è luogo di una crisi umanitaria senza precedenti. Alla paura, alla fame, alla malattia, abbiamo risposto e continuiamo a rispondere con tempestività, concretezza ed efficacia. Ogni giorno, lavoriamo fianco a fianco con chi non ha mai smesso di resistere, anche quando tutto sembra perduto.

I NUMERI DELLA CATASTROFE

Dopo oltre 16 anni di blocco della Striscia di Gaza e 56 anni di occupazione militare, la guerra scatenata da Israele in risposta ai terribili attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 ha causato conseguenze devastanti su più fronti. Gli sfollati ammontano a quasi due milioni, mentre i morti accertati superano i 66mila (di cui oltre 18.400 bambini). I feriti sono più di 168mila. Sono stati uccisi 562 operatori umanitari, oltre 1.700 operatori sanitari e 251 giornalisti.

Le operazioni militari israeliane hanno pesantemente danneggiato o distrutto i sistemi idrici e fognari; la mancanza di acqua potabile, l’accumulo di rifiuti e la presenza di acque reflue negli accampamenti sovraffollati hanno favorito il diffondersi di numerose malattie potenzialmente mortali, come l’epatite o la poliomielite. Il blocco degli aiuti ha contribuito alla carestia e alla morte di decine di persone per fame. Quasi 2 milioni di persone oggi soffrono di insicurezza alimentare acuta e oltre un milione di bambini hanno bisogno di assistenza mentale o psicosociale. Meno della metà degli ospedali è operativo, e nessuno funziona a pieno regime. La metà della popolazione ha a disposizione meno di 6 litri di acqua al giorno per bere, lavarsi e cucinare.

La riparazione delle tubature ha permesso a migliaia di persone di avere accesso all’acqua pulita. Foto: Alef Multimedia/Oxfam
La riparazione delle tubature ha permesso a migliaia di persone di avere accesso all’acqua pulita. Foto: Alef Multimedia/Oxfam

LA RISPOSTA UMANITARIA SUL CAMPO

Da ottobre 2023 ad aprile 2025, abbiamo aiutato oltre 1 milione e 115mila persone nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.

Fin dal primo momento, abbiamo mobilitato ogni risorsa, lavorando giorno e notte, insieme ai partner locali, per distribuire cibo, acqua, denaro, ripristinare impianti idrici e servizi igienico sanitari e assicurare protezione alla popolazione.

Abbiamo garantito acqua pulita e servizi igienico sanitari, distribuendo acqua con le autobotti e lavorando per ripristinare le reti idriche e il sistema fognario, installando impianti di desalinizzazione, docce e latrine nei campi per sfollati.

Abbiamo distribuito carburante per alimentare i generatori, migliorando significativamente l’accesso all’acqua per oltre 40 mila persone. Foto: Alef Multimedia/Oxfam
Abbiamo distribuito carburante per alimentare i generatori, migliorando significativamente l’accesso all’acqua per oltre 40 mila persone. Foto: Alef Multimedia/Oxfam

La devastazione dei terreni agricoli, la distruzione delle vie di comunicazione e la perdita delle principali fonti di reddito, aggravate dalle severe restrizioni all’ingresso degli aiuti umanitari, hanno spinto la popolazione di Gaza verso una condizione di fame estrema. Verdure fresche, frutta e fonti proteiche come carne e pollame sono quasi del tutto assenti, mentre i prezzi dei pochi alimenti disponibili, come i cibi in scatola, sono diventati proibitivi.

Abbiamo fornito aiuti alimentari essenziali e mezzi di sussistenza: pacchi alimentari contenenti beni non deperibili e pronti al consumo, cesti di ortaggi freschi e attrezzature e fertilizzanti per favorire la produzione agricola locale.

Hiba è rimasta sola con i suoi figli. A lei e ad altre donne, vedove e sole, le abbiamo fornito assistenza legale, psicologica e medica. Foto: Alef Multimedia/Oxfam
Hiba è rimasta sola con i suoi figli. A lei e ad altre donne, vedove e sole, le abbiamo fornito assistenza legale, psicologica e medica. Foto: Alef Multimedia/Oxfam

Abbiamo inoltre assicurato assistenza e protezione alle persone più vulnerabili, come donne, puerpere, ragazze e persone con disabilità, garantendo presidi medici specifici, dispositivi di assistenza, supporto psicologico e sociale.

LA PRESSIONE VERSO GOVERNI E ISTITUZIONI

Parallelamente al lavoro sul campo, abbiamo agito attraverso azioni di advocacy pubblica e privata, alimentando costantemente anche il dibattito mediatico su questo conflitto cercando di contrastare narrazioni ideologiche e portando in luce la cruda realtà dell’emergenza umanitaria in atto nella Striscia e il grave deteriorarsi delle condizioni anche in Cisgiordania.

Ci siamo concentrati su quattro punti fondamentali:

  • l’ottenimento del “cessate il fuoco permanente” tra le parti in conflitto come precondizione per la soluzione politica al conflitto;
  • la garanzia dell’accesso umanitario e della protezione della popolazione civile a Gaza e in Cisgiordania;
  • la contribuzione al finanziamento degli aiuti necessari;
  • il rispetto del diritto umanitario internazionale.

Inoltre, in alleanza con decine di organizzazioni italiane e internazionali, abbiamo lanciato lo scorso settembre la campagna “Stop al commercio con gli insediamenti illegali”, per chiedere all’Italia, all’Unione Europea, agli altri Stati membri e al Regno Unito di adottare misure concrete per vietare gli scambi commerciali con gli insediamenti dei coloni israeliani in Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme est.

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