26 Novembre 2012

Il cambiamento climatico e l’altra ‘scogliera fiscale’

 

Il cambiamento climatico e l’altra ‘scogliera fiscale’


Se hai seguito le elezioni degli Stati Uniti all’inizio di questo mese, avrai sicuramente sentito parlare di un’imminente ‘scogliera fiscale‘ – un termine che è stato coniato per descrivere la necessità di introdurre una nuova normativa per rimettere l’economia americana in pista.

Mentre il dibattito continua negli Stati Uniti circa la linea di condotta che Obama dovrebbe prendere, qui in Qatar – dove i negoziati annuali delle Nazioni Unite sul clima stanno per iniziare – un altro precipizio è incombente. Uno scoglio finanziario che, come quello statunitense, sta per avere un vasto impatto sulla vita delle persone.


Uragano Sandy in Haiti
Mentre il clima diventa sempre più estremo e imprevedibile, rimangono i più poveri a pagare il prezzo più alto.


La scogliera fiscale del clima – che cos’è?

Nel 2009, ai negoziati sui cambiamenti climatici di Copenaghen, i governi dei paesi ricchi si sono impegnati a consegnare una somma di denaro per aiutare le comunità dei paesi poveri ad adattarsi ai cambiamenti climatici e a sviluppare economie a bassa emissione di carbonio. Un totale di 100 miliardi di dollari USA era stato promesso all’anno entro il 2020, con un acconto di 30 miliardi di dollari dal 2010 al 2012. Ora, proprio nel momento in cui serve aumentare i finanziamenti, i fondi sembrano destinati a scendere.

Con l’avvicinarsi della scadenza imposta e con i governi dei paesi ricchi sempre più sotto pressione per i tagli agli aiuti allo sviluppo, vi è il rischio reale che gli impegni assunti nel 2009 vengano ridotti – nonostante il fatto che stiamo entrando in un periodo in cui la devastazione causata dal cambiamento climatico è sempre più evidente.

Il danno causato dall’uragano Sandy è servito solo a sottolineare il divario tra come i paesi ricchi e quelli poveri affrontano le condizioni meteorologiche estreme. Anche se l’operazione di pulizia negli Stati Uniti continua ad andare avanti, per la maggior parte delle persone la vita comincia a tornare già alla normalità. Confrontiamo questo con Haiti, che è anche stata colpita dalla “super tempesta”, in cui due milioni di persone erano rischio di malnutrizione e il 70 per cento delle colture sono state distrutte.


Raccogliere 100 miliardi di dollari


$100 miliardi l’anno non è piccola somma di denaro, ma ci sono passi che i negoziatori qui in Qatar possono prendere per raccoglierli:

Iniziative globali per ottenere la riduzione delle emissioni delle industrie aeronautiche e marittime potrebbero raccogliere miliardi l’anno – di cui una parte potrebbe essere destinata ad aiutare i paesi in via di sviluppo.
Una tassa sulle transazioni finanziarie del settore bancario – meglio conosciuta come la Robin Hood Tax o ZeroZeroCinque in Italia – potrebbe anche raccogliere fondi importanti per affrontare i cambiamenti climatici.


La squadra di Oxfam qui ai negoziati di Doha si impegnerà nel mettere sotto pressione i leader politici presenti affinché prendano impegni solidi per mettere in pratica queste opzioni di raccolta fondi, perché senza di esse, saranno sempre i paesi più poveri ad essere colpiti per primi dagli effetti dei cambiamenti climatici.

Continueremo anche a evidenziare la necessità e l’urgenza dei tagli alle emissioni.


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