La testimonianza di Y.H., passato dall’incubo della Libia, che oggi grazie anche al progetto “Incontro”, ha iniziato a costruirsi una nuova vita
Prevenire e contrastare la violenza di genere e verso i tanti minori stranieri spesso non accompagnati che ogni anno arrivano in Italia.
Fornendo aiuto e supporto psicologico a chi, come spesso accade, è vittima di torture e abusi in Libia, prima di raggiungere l’Italia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale.
Parte da qui il lavoro di Oxfam in Toscana con il progetto “Incontro”, realizzato assieme ad una fitta rete di associazioni e istituzioni locali, in una regione dove da anni l’organizzazione si occupa di accoglienza dei migranti richiedenti asilo.
Contribuire a costruire una società accogliente ed inclusiva
Un intervento realizzato nelle strutture sanitarie, negli ospedali, nei centri di accoglienza e nelle case famiglia del territorio, attraverso la formazione del personale medico e degli operatori delle Asl, con l’obiettivo di far emergere il fenomeno e rafforzare la rete di servizi per la presa in carico ed il supporto delle vittime di violenza.
Dal Burkina Faso all’Italia, attraverso l’inferno libico
Minori come Y.H., fuggito per salvarsi la vita dal Burkina Faso nel 2019 e riuscito a raggiungere da solo l’Italia nel maggio 2021, a 17 anni.
“In Burkina vivevo con mio zio e con il mio fratello minore, – ricorda – ho perso entrambi i genitori quando avevo 7 anni e per sopravvivere aiutavo mio zio con il lavoro in campagna. Trascorrevo il mio tempo da solo, badando al bestiame e per sei anni ho avuto pochissimi contatti con la gente del posto. Andavo al villaggio una volta al mese, soltanto per aiutare mio zio a trasportare il cibo fino a casa”.
Una quotidianità interrotta dal susseguirsi di attentati che dilaniano il Paese e lo costringono a partire verso l’Italia e l’Europa. Ma per molti, come Y.H., c’è un’unica rotta possibile che passa obbligatoriamente dalla Libia e dall’inferno dei centri di detenzione.
“Ci hanno preso e portato in prigione – racconta – Qui ho visto morire tante persone davanti ai miei occhi, e ogni giorno pensavo che sarebbe toccato a me”.
Un incubo che per Y.H. dura due anni fino all’arrivo in Italia, dove dopo qualche mese riesce ad accedere al circuito di accoglienza e protezione SAI per minori stranieri non accompagnati, gestito dall’Associazione Tahomà a Bibbiena, in provincia di Arezzo.
Un percorso verso l’autonomia dei minori stranieri
Ed è qui che Y.H. incontra Oxfam e le associazioni promotrici del progetto. Partecipa ad attività di focus group e laboratori formativi e finalmente ha la possibilità di raccontarsi ed essere ascoltato e sostenuto, di ritrovare piano piano la fiducia in sé stesso e nelle altre persone.
Oggi Y.H. continua a vivere ad Arezzo, dove ha trovato un lavoro in fabbrica che gli consente di essere autonomo e guardare con speranza al futuro.
I soggetti promotori
Il progetto è realizzato in paternariato da Oxfam con Alice Società Cooperativa Sociale ONLUS, Progetto 5 Cooperativa Sociale, Tahomà APS, la Società della Salute Area Pratese, l’Azienda USL Toscana Nord Ovest/Società della Salute Valli Etrusche, l’Azienda USL Toscana Sud Est, il Comune di Cecina ed il Comune di Bibbiena.