I nuovi dati FAO denunciano un sistema alimentare globale sempre più connotato da disuguaglianze. 673 milioni di persone soffrono di fame cronica a causa di guerre, taglio degli aiuti, speculazione sui prezzi del cibo e caos climatico. In Africa, una persona su 1 su 5 versa in condizioni di insicurezza alimentare. A Gaza un nuovo report denuncia la carestia in atto a livelli mai visti prima.

Guerre, speculazioni e crisi climatica portano alla fame oltre 670 milioni di persone
Il nuovo report “The State of Food Security and Nutrition in the World” (SOFI) pubblicato il 28 luglio 2025 dalla FAO riporta solo un leggero miglioramento nella riduzione della fame globale. Il sistema alimentare si può dire dunque “rotto” e sempre più disuguale con oltre 673 milioni che soffrono la fame a diversi livelli di intensità, di cui quasi la metà sono in Africa. Di questo passo sarà quindi impossibile centrare l’obiettivo “fame zero” entro 2030, come definito dall’Agenda Onu, perché a quella data ancora oltre mezzo miliardo di persone vivranno in condizioni di insicurezza alimentare.
Il patto morale e di civiltà tra paesi ricchi e poveri sta crollando. La fame globale segna un piccolo arretramento complessivo dall’8,5% all’8,2%, mentre peggiora la situazione in Asia occidentale e in Medio Oriente e soprattutto nel continente africano, il vero epicentro della crisi. – spiega il nostro portavoce e Policy advisor per la sicurezza alimentare Francesco Petrelli – Mentre i principali donatori del mondo, inclusi i paesi del G7, stanno spingendo per un taglio degli aiuti umanitari e di sviluppo del 28% entro il 2026 e solo il World Food Program vedrà tagliate le proprie risorse del 40% il prossimo anno, circa 2,6 miliardi di persone non possono permettersi una dieta sana. Non sono solo numeri, significa impedire che un terzo dell’umanità possa avere presente e futuro dignitosi.

Non manca il cibo, manca la giustizia: la fame nasce dalla disuguaglianza
Quella che abbiamo di fronte non è una crisi causata dalla scarsità di risorse ma dalla loro sempre più disuguale distribuzione alimentata da conflitti sempre più fuori controllo, dalla crisi climatica, da politiche sbagliate e da fenomeni speculativi. – continua Petrelli – Solo nel 2024 la ricchezza dei miliardari globali è cresciuta di 2 mila miliardi di dollari, mentre la povertà nel mondo si è ridotta di pochissimo. Dal 2015, l’1% più ricco ha accumulato 33,9 trilioni di dollari – abbastanza per porre fine alla povertà globale 22 volte. Eppure la fame nei Paesi poveri persiste, non per caso, ma perché è funzionale. Mentre i campi si allagano e i raccolti vengono distrutti dalla siccità o dai conflitti in corso, gli aiuti vengono tagliati e poche grandi aziende del settore agroalimentare traggono profitto dal disastro. Basti pensare all’inflazione dei prezzi dei beni alimentari cresciuta in media del 13,6% a livello globale nel 2023 e del 30% nelle economie più fragili dei paesi a basso reddito. Ad esempio in Africa dove già una persona su 5 soffre di malnutrizione cronica e dove i più colpiti sono donne e bambini.
È essenziale un immediato cambio di rotta
Non è ancora troppo tardi – aggiunge Petrelli – Per questo è cruciale che vengano ripristinati gli aiuti tagliati, arginate le speculazioni in corso attraverso un mercato del cibo più regolato e trasparente, che i Paesi donatori investano sui sistemi agricoli locali, da cui dipende la sopravvivenza della popolazione dei paesi più poveri.

A Gaza una carestia senza precedenti
A Gaza si sta verificando una carestia che ormai colpisce l’intera popolazione, come confermato dal nuovo report sulla classificazione integrata delle fasi della sicurezza alimentare (IPC).
Il genocidio attuato da Israele sta portando Gaza alla fase finale di una catastrofica crisi umanitaria. – spiega Paolo Pezzati, nostro portavoce per le crisi umanitarie – Il nuovo allarme lanciato oggi sulla carestia in corso, causata interamente dall’assedio omicida di Israele, deve spingere la comunità internazionale finalmente ad agire per fermare quanto sta accadendo. I leader mondiali fino ad oggi sono stati divisi, complici, incuranti e inefficaci nel fermare la campagna di cancellazione della Striscia perpetrata da Israele, non riuscendo a proteggere il popolo palestinese. Adesso non hanno più scuse: mettere fine al genocidio di Gaza è una prova non solo della tenuta dell’ordine mondiale, ma anche della nostra umanità. Di questo passo ancora tantissime vite andranno perse, i lanci aerei di aiuti o le brevi pause umanitarie non sono nemmeno lontanamente sufficienti a scongiurare la strage di massa che ci troviamo di fronte. Serve una decisa azione diplomatica, comprensiva di tutte le misure restrittive necessarie nei confronti di Israele, per raggiungere un cessate il fuoco immediato e permanente e consentire l’ingresso di tutti gli aiuti necessari a salvare milioni di vite. Infine ribadiamo ancora una volta che tutti gli ostaggi e i prigionieri detenuti illegalmente devono essere liberati”.