10 Luglio 2025

La distruzione di Gaza deve essere fermata, non messa in pausa

 

Gaza viene deliberatamente e sistematicamente distrutta giorno dopo giorno. Negli ultimi 21 mesi Israele ha condotto impunemente una campagna di morte e distruzione che ha reso nei fatti inabitabile l’intera striscia – Il 92% delle abitazioni e il 70% di tutte le strutture sono distrutte o danneggiate – e ha ridotto allo stremo la popolazione sopravvissuta alle bombe.

Distruzione delle strutture di Gaza. Credit: Marwan sawwaf/Alef MultiMedia/Oxfam
Distruzione delle strutture di Gaza. Credit: Marwan sawwaf/Alef MultiMedia/Oxfam

Una crisi umanitaria deliberata

L’82,6% della Striscia di Gaza si trova attualmente all’interno della zona militarizzata israeliana o sotto ordine di sfollamento. I 2 milioni di persone che le abitavano sono state sfollate con la forza in aree di pochi chilometri quadrati – oltre 700 mila solo negli ultimi tre mesi. Per queste persone non c’è cibo, non c’è acqua pulita, non ci sono medicinali, non c’è carburante. Senza carburante servizi critici come le unità di terapia intensiva e gli impianti per la produzione di acqua smettono di fatto di funzionare. A Gaza la sopravvivenza dipende completamente dagli aiuti umanitari, aiuti che in questi mesi sono stati sempre più ostacolati.

Aiuti umanitari ostacolati e militarizzati

Fin dall’inizio della guerra Israele ha compromesso l’ingresso degli aiuti umanitari nella striscia, attraverso la chiusura dei valichi, respingimenti arbitrari di carichi di aiuti, fino ad arrivare a un blocco totale degli aiuti durato 90 giorni.

Il blocco degli aiuti è di fatto ancora in vigore ad eccezione delle distribuzioni di pacchi alimentari gestita dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un meccanismo creato e controllato dalle autorità israeliane, gestito da appaltatori militari privati.

Morire per un sacco di farina

Oltre a costituire una palese violazione del diritto internazionale umanitario e una grave strumentalizzazione dell’assistenza umanitaria, questo sistema di distribuzione alimentare mette in pericolo l’incolumità stessa delle persone che dovrebbe in teoria aiutare.

Le settimane successive al lancio del programma di distribuzione alimentare israeliano sono state tra le più letali e violente dall’inizio del conflitto.  Dallo scorso 26 maggio, oltre 500 palestinesi sono stati uccisi e quasi 4.000 feriti mentre tentavano di ricevere o di distribuire razioni di cibo.

In queste aree sono stati feriti o uccisi bambini, orfani, civili inermi in palese disprezzo del diritto umanitario internazionale”, riferisce Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia.

Uomo tra le macerie nel Nord di Gaza. Credit: Alef Multimedia Company/ Oxfam
Uomo tra le macerie nel Nord di Gaza. Credit: Alef Multimedia Company/ Oxfam

Le bombe continuano a cadere sui civili

Dall’inizio della guerra oltre 56 mila persone sono state uccise. Più di 17.000 erano bambini.

Gli attacchi indiscriminati contro la popolazione civile non si sono mai fermati, e anche in questo momento continuano a essere riportati attacchi contro tende e scuole che ospitano gli sfollati. Questi attacchi provocano afflussi di massa alle strutture sanitarie ancora funzionanti, che sono però al collasso, con scorte molto limitate di farmaci e di strumentazione medica.

Un cessate il fuoco permanente è l’unica soluzione

Una pausa da questo brutale spargimento di sangue non è sufficiente. Le persone a Gaza hanno bisogno di un cessate il fuoco permanente e che sia garantito loro accesso immediato a cibo, acqua, medicinali, ripari e carburante. “Ad un vero cessate il fuoco deve anche seguire una soluzione che affronti e risolva le cause che ci hanno portato fin qui – prosegue Pezzati – altrimenti l’orrore a cui abbiamo assistito fino ad oggi riprenderà presto. Infine, tutti gli ostaggi israeliani e i prigionieri palestinesi detenuti illegalmente devono essere rilasciati e tutte le parti devono essere chiamate a rispondere delle atrocità commesse”.

Stiamo assistendo a una sistematica e quotidiana violazione del diritto umanitario internazionale. È ora di dire BASTA!

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