22 Aprile 2024

La voce di Adriana, operatrice umanitaria impegnata a Gaza

 

“Ogni singolo collega, amico e conoscente con cui ogni giorno sono in contatto è – ogni istante, ogni minuto che passa – un sopravvissuto.”

Adriana Zega

Gaza: In mezzo alle sfide quotidiane per la sopravvivenza e all’orrore della guerra, emerge la testimonianza coraggiosa di Adriana Zega, operatrice umanitaria di Oxfam. Nella Striscia, ormai segnata da sei mesi di conflitto, i civili continuano a essere uccisi dai bombardamenti isrealiani, oltre che a causa della mancanza di cibo e di acqua pulita. Anche la vita degli operatori umanitari è ogni momento a rischio, sono 243 gli operatori che sono stati uccisi dall’esercito israeliano mentre portavano assistenza alla popolazione civile. In questa realtà di perdita ma anche di incredibile resilienza, vogliamo condividere le parole di Adriana con la speranza di un futuro migliore per Gaza e per coloro che vi abitano.

La lettera di Adriana

Ciao, mi chiamo Adriana, sono un’operatrice umanitaria da più di dieci anni e faccio parte del team umanitario globale di Oxfam. Mi occupo della protezione delle persone per supportare chi è più a rischio per la propria vita in situazioni di emergenza e tutelare i loro diritti.

Da novembre 2023, lavoro per la risposta umanitaria di Gaza e ogni giorno sono in contatto con i colleghi palestinesi di Oxfam a Gaza.

La Gaza che conoscevo

Conosco bene la Striscia di Gaza perché ci ho lavorato per quattro anni tra il 2009 e il 2015. O forse farei meglio a dire “conoscevo” la Striscia di Gaza. Intere città, quartieri e campi rifugiati sono stati distrutti dall’esercito israeliano. Ospedali, università, siti storici (antiche moschee e chiese) e archeologici distrutti.

Purtroppo, la Gaza piena di bellezza e vita che ho avuto la fortuna di conoscere non esiste più.

Veduta di Gaza dal Porto
Vista di Gaza City dal porto 2012 Copyright Adriana Zega

Gaza è diventata un luogo di morte e disperazione

La tragedia umana che i palestinesi della Striscia stanno vivendo da oltre sei mesi è immensa. È la quinta offensiva militare israeliana in 16 anni di blocco imposto sulla Striscia di Gaza ed è la più brutale, con oltre 33 mila persone uccise, il 70 per cento dei quali sono civili tra cui almeno 10 mila donne e 14 mila bambini.

distruzione e difficoltà nel portare gli aiuti umanitari a gaza
Gli attacchi aerei israeliani hanno distrutto la Città di Al Zahra. Le torri residenziali nella Striscia di Gaza sono state ridotte in macerie durante un attacco aereo israeliano, con almeno venticinque torri residenziali prese di mira. Foto: Alef Multimedia Company/ Oxfam.

Siamo di fronte al rischio di genocidio

Ogni singolo collega, amico e conoscente con cui ogni giorno sono in contatto è – ogni istante, minuto che passa – un sopravvissuto. Non so se il giorno dopo ci sarà ancora, se avremo la prossima riunione già fissata in agenda. Sono tutti sfollati e hanno tutti perso amici o familiari senza aver avuto il tempo di elaborare il lutto.

Le persone si confrontano con la paura di morire non solo a causa dei bombardamenti che continuano incessanti via cielo, terra e mare, sapendo di non avere nessun luogo sicuro dove rifugiarsi o scappare. Adesso a Gaza le persone stanno soffrendo la fame. Si rischia di morire per assenza di cibo sufficiente e acqua pulita, oltre che per la totale mancanza di condizioni igieniche e cure mediche.

Non mi capacito di come sia possibile che nel 2024, delle persone possano morire di fame a causa dell’uomo. Almeno 27 bambini sono morti di fame. Eppure, è così. Israele oltre a usare la forza militare in maniera sproporzionata contro i civili, sta usando la fame come arma di guerra. Siamo di fronte al rischio di genocidio.

Gaza è la missione umanitaria più difficile in cui io abbia mai lavorato

foto di alcuni operatori umanitari a Gaza
Gaza novembre 2022, Adriana Zega fa visita all’ associazione Wefaq a Rafah
Copyright: Associazione Wefaq

Ho lavorato in tanti contesti difficili, a confronto con l’enorme sofferenza umana delle persone causata da conflitti armati e catastrofi naturali. Posso dire che quella di Gaza è la missione umanitaria più difficile in cui io abbia mai lavorato.

Oltre al confronto con la sofferenza immensa e l’annichilimento dell’essere umano, si aggiunge l’enorme frustrazione per la mancanza di giustizia di fronte a gravissime violazioni del diritto internazionale umanitario.

L’operato degli attori umanitari deve essere garantito durante le ostilità, al contrario il lavoro delle organizzazioni umanitarie viene ostacolato dalle autorità israeliane.

Abbiamo continuato ad assistere alle restrizioni imposte da Israele all’accesso degli aiuti umanitari attraverso i valichi di Rafah e Kerem Shalom, restrizioni all’accesso fisico al Nord della Striscia dove oltre 300 mila persone sono tagliate fuori dagli aiuti, e ad attacchi ripetuti dell’esercito israeliano contro operatori umanitari palestinesi e internazionali, personale medico, ospedali e ambulanze, giornalisti.

Dobbiamo continuare a fare tutto ciò che è possibile

Eppure, ogni giorno rispondiamo sul campo per portare aiuti alle persone dove abbiamo accesso. Sono i colleghi di Oxfam e delle organizzazioni partner a Gaza i primi a rispondere e a lavorare ogni giorno, nonostante siano sfollati e abbiamo subito la perdita di persone care, dandoci la motivazione per trovare soluzioni e costruire ogni giorno la risposta nonostante le difficoltà.

Dobbiamo continuare a fare tutto ciò che è possibile: dal supporto materiale per le donne e le ragazze con abiti e kit igienici, agli aiuti per le persone sfollate nelle tendopoli o ammassate nei centri comunitari gestiti dai partner, all’identificazione dei minori non accompagnati (si stima siano più di 17.000 i bambini rimasti orfani), le distribuzioni del cibo che riusciamo a fare entrare, l’installazione di desalinizzatori per l’acqua potabile.

È necessario fare molto di più e garantire l’intervento in sicurezza delle organizzazioni umanitarie. Per questo bisogna fare pressione per ottenere un cessate il fuoco immediato e che venga garantito l’ingresso degli aiuti umanitari necessari per dare una risposta adeguata.

Adriana

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