10 Settembre 2025

Lo sfollamento forzato a Gaza City è l’ultimo capitolo del genocidio a Gaza

 

Dopo aver intensificano nelle ultime settimane i bombardamenti su Gaza City, martedì 9 settembre l’esercito israeliano ha comunicato un ordine di evacuazione immediato, dichiarando l’intera città non più sicura. Oltre 1 milione di persone saranno costrette a trasferirsi in una cosiddetta “area umanitaria” priva di qualsiasi servizio di base.

Quello che attende la popolazione nei prossimi giorni e settimane è chiaro. – spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Ogni volta che, come a Gaza City, sono stati lanciati dal cielo volantini che intimavano alla popolazione di fuggire, sono sempre seguite nuove uccisioni di massa e bombardamenti sempre più intensi”.

Persone in fila per ricevere acqua potabile durante una distribuzione di Oxfam. Credit: Ismael Snonou/Oxfam
Persone in fila per ricevere acqua potabile durante una distribuzione di Oxfam. Credit: Ismael Snonou/Oxfam

Il piano di Israele è disumano

Il piano di Israele di concentrare un altro milione di persone in campi piccoli, sovraffollati e privi di qualsiasi servizio per accogliere la popolazione è disumano. Basti pensare che la cosiddetta “area umanitaria” individuata nel sud copre un’area di appena 42,8 chilometri quadrati, ossia meno del 12% della Striscia. Allo stesso tempo le centinaia di migliaia di persone che già si trovano nella parte meridionale di Gaza dovrebbero sopravvivere con ancora meno cibo, acqua o medicine, dato che i pochi aiuti umanitari ancora disponibili e le infrastrutture di emergenza ancora in piedi sono nella zona centrale. Metà della popolazione di Gaza City, inoltre, è già stata colpita dalla carestia.

Uomo palestinese sfollato fa il bucato, appendendo con cura i vestiti appena lavati ai lati della tenda della sua famiglia ad Almawasi, Khan Younis. Credit: Alef Multimedia Company/ Oxfam
Uomo palestinese sfollato fa il bucato, appendendo con cura i vestiti appena lavati ai lati della tenda della sua famiglia ad Almawasi, Khan Younis. Credit: Alef Multimedia Company/ Oxfam

Una punizione collettiva per la popolazione di Gaza

Gli ordini di sfollamento emessi da Israele rappresentano una gravissima violazione del diritto internazionale umanitario e dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, e sono inattuabili secondo le norme del diritto internazionale umanitario.

Lo sfollamento forzato di massa non può essere usato come uno strumento di pressione in sostituzione dei negoziati e costituisce una punizione collettiva per la popolazione di Gaza. – continua Pezzati – Ai sensi del diritto internazionale umanitario deve essere infatti garantito alla popolazione di poter andarsene e tornare in sicurezza dalla zona interessata, assieme alla fornitura agli sfollati di cibo, acqua, assistenza sanitaria, l’accoglienza in alloggi dignitosi e di non doversi separare dai propri familiari. Senza questi requisiti si tratta di un trasferimento forzato, che nelle circostanze attuali equivale a un crimine di guerra e contro l’umanità”.

Gli ordini di sfollamento ostacolano gli aiuti umanitari

I continui ordini di evacuazione verso zone insicure rendono inoltre quasi impossibile alle organizzazioni umanitarie fornire aiuti in modo efficace, mentre i bisogni continuano ad aumentare esponenzialmente.

Distribuzione di pacchi alimentari di Oxfam alla popolazione della Striscia di Gaza durante il cessate il fuoco che ha avuto luogo dal 18 gennaio al 18 marzo. Attualmente a causa del blocco degli aiuti da parte di Israele la maggior parte degli aiuti alimentari provenienti dall'estero resta bloccata. Credit: Alef Multimedia Company/ Oxfam
Distribuzione di pacchi alimentari di Oxfam alla popolazione della Striscia di Gaza durante il cessate il fuoco che ha avuto luogo dal 18 gennaio al 18 marzo. Attualmente a causa del blocco degli aiuti da parte di Israele la maggior parte degli aiuti alimentari provenienti dall’estero resta bloccata. Credit: Alef Multimedia Company/ Oxfam

Le organizzazioni partner di Oxfam a Gaza continuano a subire continui attacchi dell’esercito israeliano: solo domenica scorsa, vicino alla sede dell’associazione Aisha che offre aiuto e rifugio alle donne e ai bambini colpiti dal conflitto, sono rimasti uccisi una dipendente, una donna incinta e un bambino di 7 anni; molti altri sono rimasti feriti.

Proseguiamo la nostra missione umanitaria al fianco della popolazione sfollata con la forza. – ha dichiarato Umaiyeh Khammash, direttore di Juzoor, partner di Oxfam, che opera a Gaza City – Nei prossimi giorni assisteremo ad altre tragiche perdite di vite umane. Inoltre, a causa dei traumi subiti la salute mentale di moltissimi è gravemente compromessa: incubi, stato di shock e disperazione sono diffusi e pervasivi in una crisi che lascerà cicatrici non solo in questa generazione, ma anche in quelle future“.

Centinaia di migliaia rimarranno intrappolati tra le bombe

L’ordine di evacuazione ha raggiunto anche persone indebolite dalla malnutrizione o senza soldi sufficienti per affrontare il trasferimento. Altri non sono disponibili ad andare in zone già sovraffollate e insicure. Sono centinaia di migliaia, le persone destinate a rimanere intrappolate in una città sotto i bombardamenti e senza aiuti.

I vigili del fuoco, insieme al personale della protezione civile, ai medici della città di Gaza e ad altri membri della comunità, uniscono le forze per rimuovere le macerie di una casa colpita dalle forze israeliane nella zona di Al Remal. Credit: Marwan Sawwaf/ Alef Multimedia/ Oxfam
I vigili del fuoco, insieme al personale della protezione civile, ai medici della città di Gaza e ad altri membri della comunità, uniscono le forze per rimuovere le macerie di una casa colpita dalle forze israeliane nella zona di Al Remal. Credit: Marwan Sawwaf/ Alef Multimedia/ Oxfam

A Gaza si consuma una catastrofe indicibile – conclude Pezzati – è necessario porre fine a questa violenza, a queste privazioni. Serve interrompere con urgenza tutte le operazioni di sfollamento forzato e avviare la distribuzione su larga scala di cibo, acqua, medicine, attrezzature per la riparazione delle infrastrutture idriche essenziali e carburante”.

Il piano genocida di Israele deve essere fermato!

Quello che sta accadendo in queste ore a Gaza è solo l’ultimo capitolo del genocidio in corso da quasi 2 anni, un altro passo avanti nel piano di pulizia etnica che Israele vuole attuare in tutta la Striscia.

Chiediamo:

  • Un cessate il fuoco immediato e permanente
  • accesso umanitario senza ostacoli
  • La fine della complicità degli Stati nel genocidio in corso, smettendo di fornire armi e sostegno politico a Israele
  • La liberazione di tutti gli ostaggi e dei prigionieri detenuti illegalmente

cessate il fuoco ora

Le sofferenze che i palestinesi di Gaza stanno subendo da oltre 700 giorni devono finire ora. Il fallimento morale degli Stati è evidente, il loro silenzio e l’invio di armi a Israele non fermeranno il genocidio a cui assistiamo.

La comunità internazionale non può continuare a voltarsi dall’altra parte. Ogni giorno di inerzia significa corresponsabilità nei crimini contro l’umanità.

Fai sentire la tua voce

FIRMA LA PETIZIONE

Condividi l’articolo:
oxfam facebook oxfam Twitter oxfam Linkedin

Articoli correlati