Adriana, sono io che ringrazio attraverso te e tutti voi, per quello che voi fate al posto mio, rischiando l’incolumità, rinunciando agli agi di cui usufruisco a pene mani, mentre il mio contributo è piccolo e insignificante e non merita la vostra attenzione.
Voglio condividere con te/voi un’esperienza che mi ha fatto sentire davvero vicino alle popolazione di Gaza e non solo a loro.
Nel periodo del Natale scorso per ragioni che non sto qui a spiegare al nostro condominio è mancata l’acqua per una decina di giorni.
Abbiamo capito quanto sull’acqua si fondi il nostro ben essere, l’igiene ed anche il buon umore. È stato il Natale con più significato della mia vita.
Ho portato su e giù 120-130 litri di acqua al giorno, ci siamo lavati scaldando l’acqua, lavato i denti usando la minor quantità di acqua possibile. È stata un’esperienza molto profonda. In quei giorni, ho guardato i palazzi di fronte e in quello stato di apertura al mondo ho potuto immaginare cosa possa significare non avere di fronte che rovine, non avere più la strada che delimita il tuo immobile, anche fosse stato risparmiato dalle bombe, non avere più il lavoro, non avere più di che vestire pulito. Oggi, a Gaza, nei luoghi colpiti dalle guerre, l’unica cosa che si può fare è far sopravvivere chi domani dovrebbe tornare con fatica ad una vita dignitosa, ad una scuola, di nuovo ad un ospedale fatto di mura e attrezzature, ad un lavoro, ad una porta che consenta di chiudersi con chi si ama dentro quattro mura.
Ecco, per questo il mio contributo è nulla se preso da solo, ma è un granello di una spiaggia di speranza e conforto, se unito agli altri.
Grazie ancora Adriana.
Gaetano