La guerra a Gaza ha gravemente compromesso l’accesso all’acqua. A causa degli attacchi deliberati alle infrastrutture idriche e dei continui e prolungati blocchi agli aiuti umanitari, da oltre 21 mesi la popolazione di Gaza non ha abbastanza acqua per bere, ancor meno per lavarsi.
Le condizioni igienico sanitarie nella striscia sono disastrose. Alla scarsità d’acqua si unisce infatti il sovraffollamento: oggi oltre due milioni di persone sono costrette a vivere rinchiuse in meno del 12% del territorio di Gaza.
Le malattie si diffondono a un ritmo senza precedenti, ma per le donne ci sono anche altre conseguenze.

“Come madre mi sento impotente”
Come tutta la popolazione di Gaza, Mervat e sua figlia sono state sfollate nei pochi chilometri di terra non colpiti dagli ordini di evacuazione israeliani. Ora vivono in un campo.
Vivere in una tenda significa prima di tutto non avere spazi privati. Vivere in una tenda a Gaza significa non poter contare su quantità sufficienti di acqua per lavarsi e non poter reperire i beni più basilari, compresi quelli per l’igiene personale.
La vita in una tenda non ha nulla a che vedere con quella a casa. Quando mia figlia ha avuto il suo primo ciclo mestruale, ha avuto difficoltà ad accettarlo. Ho fatto tutto il possibile per confortarla, la ho rassicurata dicendole che era normale, che non c’era nulla da temere.
Quando però l’accesso all’igiene di base viene compromesso così profondamente, anche gestire il proprio ciclo mestruale diventa una emergenza. Gli assorbenti igienici a Gaza praticamente non si trovano, e quelli che si trovano sono di qualità scadente. Una volta finite le scorte personali, le cose sono diventate più difficili.
Ho iniziato a cercare qualsiasi cosa potesse aiutarmi a migliorare la situazione. Alcuni giorni non c’è nemmeno abbastanza acqua. Questo peggiora tutto. Come madre, mi sento impotente, incapace di dare a mia figlia qualcosa di così fondamentale. È ancora solo una bambina, anche se il suo corpo sta crescendo.
Sostenere la popolazione oltre il blocco degli aiuti
Nonostante il blocco quasi totale agli aiuti umanitari imposto da Israele a partire da marzo, grazie ai nostri partner locali siamo riusciti a portare avanti interventi igienico sanitari in oltre 25 campi a Gaza. Solo nel mese di giugno abbiamo distribuito acqua da bere a oltre 42 mila persone e acqua per lavarsi a circa 16 mila persone. Riusciamo a svolgere anche attività di manutenzione e ripristino delle pompe idriche e dei servizi igienici, oltre a monitorare la qualità dell’acqua e svolgere sessioni di sensibilizzazione sulle buone pratiche igieniche.
L’assistenza che riusciamo a fornire però, per quanto fondamentale per molti, non è neanche lontanamente sufficiente a coprire gli enormi bisogni della popolazione.

Senza aiuti, sempre più malattie
Tonnellate di aiuti umanitari continuano a restare bloccati al confine, a pochi chilometri di distanza dalle persone che ne hanno disperatamente bisogno. Ogni nuovo giorno senza aiuti significa più persone che muoiono per malattie prevenibili. Negli ultimi 3 mesi la diffusione di malattie, facilmente prevenibili, dovute all’uso di acqua sporca e contaminata è aumentata in media di quasi il 150%. Malattie che nelle prossime settimane potrebbero facilmente diffondersi ulteriormente, con effetti drammatici sulla popolazione, che già da mesi sopravvive in condizioni disperate.
Senza un cessate il fuoco permanente e senza un flusso costante di acqua, cibo e beni di prima necessità, la situazione igienico sanitaria a Gaza non farà che precipitare.
Serve un cessate il fuoco immediato e l’ingresso massiccio di beni essenziali a Gaza! Firma la petizione!